La sfida di Fabrizio Corona

C’è un modo di intendere l’esistenza più desiderabile di quello proposto da Corona? Non più giusto, più moralmente corretto, più civile… Qualcosa di meglio che io possa sperimentare a livello dei sensi, delle aspirazioni, di ciò che mi attrae e rende la mia vita piena e realizzata?
17 Ottobre 2016

A seguito degli ultimi sviluppi giudiziari è per l’ennesima volta tornato in auge il nome Fabrizio Corona. Non solo tra gli articoli di cronaca, ma anche nelle discussioni dei più giovani: mi ha sempre colpito come le vicissitudini di questo personaggio non passino mai inosservate da parte degli adolescenti, e questo mi porta a qualche riflessione. Prima di cimentarmi però è importante una premessa: tutto ciò che qui proverò a dire non si riferisce all’uomo Fabrizio Corona che non conosco e non mi permetto di giudicare. Si rivolge invece all’immagine, all’aura che il nome di Fabrizio Corona richiama e porta con sé, all’idea che, a torto o a ragione, ad ognuno di noi suscita questo personaggio.

Fabrizio Corona è senza dubbio l’emblema di un preciso modo di intendere l’esistenza. La personificazione dell’uomo che si fa beffe di ogni regola, che sfida e denigra l’ordine costituito a vantaggio del proprio interesse; dell’uomo forte e duro, che ci sa fare, in grado di conquistarsi popolarità e fama oltre che belle donne e tanti soldi. Il tutto a basso costo, senza fatica e in autonomia, con la sola forza delle proprie capacità e la determinazione nell’andare oltre ogni limite.

Non è assolutamente strano che un adolescente sia attratto da una figura di questo tipo, da un mito che promette tutto ciò che, nell’immaginario, si può desiderare, senza – sempre nell’immaginario – alcun impegno e alcuna regola a cui sottostare.

Più preoccupanti sono invece le reazioni di tanti adulti alle gesta di questo personaggio. Due in particolare. Quella di chi, ammirato contestatore, pensa bene di prendere le parti di Corona inveendo contro l’ordine costituito: “gli immigrati e gli stupratori sono a piede libero e Corona in carcere” è uno dei tanti slogan apparsi in questi giorni sui vari social. E quella di chi invece, deluso incattivito, si erge a baluardo morale imputando a Fabrizio Corona tutto il male possibile e rammentando all’universo mondo che chi molto ha avuto nella vita terrena riceverà il suo severo contrappasso in quella futura.

Entrambe le reazioni mettono in mostra quello che è realmente il nocciolo della questione: Fabrizio Corona, sia per chi lo esalta, sia per chi accanitamente lo accusa, sarebbe un personaggio invidiabile. Non ci è capitato di essere come lui, ma se fosse successo ci avremmo messo la firma (con buona pace della vita futura).

La bellezza degli adolescenti è che colgono immediatamente ciò che sta dietro quello che diciamo, se cioè i giudizi che formuliamo siano frutto dei nostri risentimenti o se invece si poggiano su qualcosa di vero che valga la pena prendere in considerazione. 

Ecco che allora l’immagine di Fabrizio Corona ci pone una sfida davvero imponente, una domanda grande a cui è essenziale provare a rispondere: c’è un modo di intendere l’esistenza più desiderabile di quello proposto da Corona? Non più giusto, più moralmente corretto, più rispettoso del bene di tutti, più civile… queste sono categorie fondamentali, ma restano a livello dei ragionamenti. C’è invece qualcosa di meglio nella vita che io possa sperimentare a livello dei sensi, delle aspirazioni, di ciò che mi attrae e rende la mia vita piena e realizzata?

Credo non sia possibile rispondere a questa domanda attraverso discorsi e ragionamenti. Servono dei testimoni. Serve entrare in contatto con gente che realmente ha scoperto qualcosa di più desiderabile che rende la vita bella e appagata. Ce n’è tante di queste persone! Madri e padri di famiglia, piccoli e grandi professionisti, consacrati, educatori, gente comune e gente di alto livello che vivono ogni giorno in pienezza e con gioia. Ma non serve scovare queste donne, questi uomini e chiedere loro grandi discorsi. Come Corona è diventato un modello senza, che io sappia, aver mai tenuto lezioni e conferenze, così è sufficiente guardare questa gente e farsi loro compagni di viaggio. Perché è dalla bellezza, dalla forza di vita che traspirerà nella loro quotidianità che emergerà lampante come sia realmente possibile un’esistenza più allettate e affascinante; e scoprire allora che forse Corona non è poi così invidiabile, che si sta perdendo qualcosa.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

I commenti devono essere compresi tra i 60 e i 1000 caratteri. I commenti sono sottoposti a moderazione da parte della redazione che si riserva la facoltà di non pubblicare o rimuovere commenti che utilizzano un linguaggio offensivo, denigratorio o che sono assimilabili a SPAM.

Ho letto la privacy policy e accetto il trattamento dei miei dati personali (GDPR n. 679/2016)