La pace scartata e dimenticata

Una riflessione a freddo sulla manifestazione per la pace svoltasi a Roma quasi un mese fa...
30 Novembre 2022

Un mese fa eravamo in piazza a Roma, insieme a decine di migliaia di persone, per manifestare contro il protrarsi della guerra in Ucraina (in dettaglio qui). Non si è trattato di un “volemose bene” urlato da una massa di ignavi, come quelli che per comodità tacevano quando la Russia guerreggiava in Cecenia e uccideva giornalisti, ma di un vero e proprio grido di chi la pace è abituato a costruirla con azioni concrete. Dal palco di San Giovanni in Laterano Don Ciotti faceva risuonare la voce di Libera e Riccardi quella di Sant’Egidio, che avevano sfilato per le strade insieme ai promotori della Marcia PerugiAssisi, alla Tavola della Pace, alla Rete per il Disarmo, alle ACLI e a tanti altri gruppi, associazioni e partiti politici (che partecipavano senza bandiere, salvo poi essere gli unici fotografati da quasi tutte le testate giornalistiche).

Si è trattato di un momento di aggregazione così forte che Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, il giorno dopo commentava: «quelli che dicono no [alla logica della guerra] ci sono. E ci sono quelli che non si fanno tacitare e incantare. Ci sono con l’anima e con limpide obiezioni di coscienza. Ci sono con i canti, con le preghiere e con gli slogan per darsi coraggio e dare coraggio, dando la sveglia a chi, invece, alla guerra inclina a rassegnarsi. Ci sono con i loro corpi. […] E il 5 novembre 2022 è, e resterà, una data da ricordare. Per questo mare di persone, di parole e di colori con addirittura il suo doppio tutto intorno in vie altrettanto gremite, a perdita d’occhio».

Un accorato invito a non dimenticare che ne richiama alla memoria un altro, molto simile. Il 24 gennaio 2004, al convegno “L’educazione alla pace: tra improvvisazione e strategie educative”, l’allora vicedirettore di CEM-Mondialità Antonio Nanni citava il sociologo Ulrich Beck, immaginando «un calendario mondiale fatto di 11 settembre 2001 ma anche di 15 febbraio 2003, quando in tante città del mondo sono scesi in piazza milioni e milioni di persone per dire NO all’intervento bellico in Iraq». La prima data la conosciamo bene, perché è stata tragicamente consegnata alla Storia; la seconda, nonostante gli auspici, non è stata conservata in alcun calendario. Eppure, ricorda Nico Piro nel suo illuminante “Maledetti pacifisti” (People Pamphlet, 2022), «nel 2003 Roma ospitò la più grande manifestazione del mondo contro la guerra».

Personalmente di quella giornata ricordo bene il fiume di gente, ricordo che riuscii a raggiungere il corteo solo verso la fine, dalle parti della Piramide Cestia. Ricordo il cielo limpido e i colori delle bandiere arcobaleno che riempivano gli occhi, allora come un mese fa. Semplicemente, lo ricordo. Iniziava nel 2003 la seconda, terribile, Guerra del Golfo, con cui una coalizione multinazionale guidata dagli Stati Uniti “esportava democrazia” in Asia a suon di bombe, usando la stessa retorica di chi oggi pretende di “denazificare l’Ucraina”. Intanto nelle piazze di tutto il mondo si radunavano milioni di persone per esprimere il proprio dissenso. Anche in quel caso, una costellazione di associazioni (tra cui molte cattoliche) era scesa in piazza, anche in quel caso senza essere ascoltata; del resto, scrive ancora Piro, «in Italia c’è chi si occupa da anni di pace, praticandola, costruendola, facendo battaglie, eppure non trova spazio sui quotidiani, se non marginalmente».

Sembrerà evidente a chi legge queste righe, abituati come siamo a darci da fare con Caritas, Scout, Pax Christi (tanto per dirne alcuni) a beneficio non solo di chi raggiunge l’Italia attraverso il Mediterraneo e i Balcani, o di chi la guerra l’ha vista da vicino in Siria, Yemen, Etiopia, ma anche di chi la guerra la vive nella povertà di tutti i giorni o nel degrado delle periferie, alimentato dalla criminalità organizzata. Eppure il conflitto alle porte d’Europa ci sta facendo cambiare punto di vista, spostandoci verso quello che Piro chiama il “pensiero unico bellicista”: «nella conversazione pubblica non c’è traccia di pensiero critico, nessuno prova a ricostruire da dove nasca questa guerra e quei pochissimi che tentano di farlo vengono messi a tacere con l’infamante accusa di essere dalla parte del carnefice». Improvvisamente, finanziare la produzione di armi da inviare all’Ucraina, con l’avallo di inopportuni e infondati paragoni con la Resistenza italiana, non è sembrato più così immorale! La sofferenza (degli altri, è ovvio) è una cosa buona, se serve a difendere noi e il nostro stile di vita; con buona pace dell’Articolo 11 della Costituzione italiana e della settima Beatitudine di Matteo, «beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio».

Nel frattempo, la cronaca del conflitto scivola via dalle prime pagine, senza che il consumismo emozionale dei primi giorni si sia mai trasformato in empatia o in presa di posizione. Le mobilitazioni per la pace passano inosservate, come fossero state carnevalate fini a sé stesse (altro che date da ricordare!), e persino gli inviti del Papa al cessate il fuoco ci arrivano edulcorati, come se non avessero niente di politico, ma fossero solo un dovuto commento qualunquista e patetico, che non ci coinvolge veramente né ci converte. «La cultura dello scarto», ammonisce Piro, «ha finito per trasformare la pace in un sottoprodotto della guerra», e così la nostra consapevolezza su quanto stiamo vivendo rischia di annebbiarsi definitivamente.

 

32 risposte a “La pace scartata e dimenticata”

  1. Alessandro Manfridi ha detto:

    Dopo un mese di guerra, a marzo era pronto un accordo tra le parti che predevedeva la neutralità dell’Ucraina e il ritiro delle truppe russe ma è stato frettolosamente silurato dal vertice NATO a Bruxelles il 23 marzo.
    Chi si sforza di costruire e proporre la pace lo fa a buon ragione, perché l’alternativa conduce ad un conflitto SINE DIE con le conseguenze drammatiche che sono già sotto gli occhi di tutti e con sviluppi ancora peggiori

    • Sergio Di Benedetto ha detto:

      Gentile Alessandro pare che lei abbia informazioni preziose e riservate, per cui addirittura a metà marzo con i carri armati russi a Kiev la Russia era pronta al ritiro. A me risulta, ascoltando e leggendo, che le trattative ancora a fine marzo erano aperte e condotte in Turchia (con Putin che continuava a bombardare: strano modo di mettersi al tavolo della pace). Insomma, sempre colpa della Nato. Morire per Danzica? Vecchia domanda che divide.

  2. Alessandro Manfridi ha detto:

    5) CHI deve iniziare a dettare l’Agenda per sedersi ad un tavolo di pace? Kiev vuole la Crimea, Mosca non la cede, la UE chiede istruzioni, Whashington prosegue con la sua linea. Solo Papa Francesco tra i leaders mondiali sta chiedendo da nove mesi di cercare un accordo di pace. Noi come cattolici e come gente razionale quali iniziative e posizioni riteniamo di intraprendere? A parte gli aiuti alle popolazioni ucraine (escluse quelle del Donbass) e il super lavoro delle CARITAS vogliamo premere presso il Governo italiano, Bruxelles e Whashington perché costringano Mosca e Kiev a sedersi al tavolo delle trattative? Senza dire che l’agenda la dovrà decidere Kiev, perché è chiaro che da nove mesi quel che Zelensky chiede sono più sanzioni, più armi e possibilmente un ingresso della NATO in guerra con una bella escalation nucleare, visto che Mosca non si ritirerà per conto suo.

    • Roberto Beretta ha detto:

      Caro Manfridi, la sua è una piccola enciclopedia della disinformacjia di cui i russi sono decennali esperti. “Kiev vuole la Crimea”: a parte che era sua, per cessione della Russia stessa (!), a me pare che rivoglia anzitutto i territori occupati. “Kiev non ha il diritto di trascinarci in una guerra nucleare”: bel caso di un debole che, senza aver cominciato le ostilità, diventa colpevole di difendersi… Potrei andare avanti, ma non la convincerei (né viceversa). Posto che nessuna guerra è pulita e che dietro a ciascuna ci sono interessi nascosti e che ci sono vittime da ambedue le parti, credo che per avere davvero una pace si debba anche giudicare quello che appare con massima evidenza: in Ucraina c’è un popolo attaccato dall’esterno e ucciso sul suo territorio.

      • Alessandro Manfridi ha detto:

        Buonasera Beretta. Guardi, il punto non è negare l’invasione da parte della Russia. Il punto è domandarsi, dopo nove mesi di sanzioni e invio di armi se l’Ucraina è in grado di vincere sul campo la guerra e respingere la Russia non solo dal Donbass ma anche dalla Crimea che Zelensky vuole torni sotto Kiev. Chi chiede un negoziato, come i 100mila a Roma il 5 novembre, ritiene una follia perseguire questa linea, perché significa solo nuove decine di migliaia di vittime innocenti, senza alcuna soluzione. È ovvio che se lei tifa per una sconfitta della Russia deve essere anche disposto ad una guerra nucleare NATO-Mosca, con tutte le conseguenze. Non c’è un’altra soluzione.

      • Roberto Beretta ha detto:

        Beh, andrei cauto a concludere che Kiev non ha speranza con la Russia. E comunque, anche se finisse sconfitta, ha tutto il diritto di difendere il suo territorio, che vuol dire libertà, democrazia, diritti, affetti e beni per sé e i discendenti: solo per questo merita di essere apprezzata e aiutata da noi. Ma non è il punto. Io non sono affatto contro il negoziato, ci mancherebbe. Solo faccio notare: 1) se Kiev non avesse resistito CON LE ARMI, di negoziato non sarebbe possibile nemmeno parlare 2) la storia dimostra che un negoziato senza un minimo di verità e giustizia è una scorciatoia che dura poco e prepara futuri disastri 3) se le posizioni tra i litiganti restano distanti, il negoziato va “conquistato” da un terzo anche a costo di suoi sacrifici. Penso ad esempio a una forza di interposizione vera, a un corteo pacifista simil-Bosnia, a non comprare per nulla gas dalla Russia (che con quei soldi ci paga i mercenari ceceni o la Wagner), a….. Cordialmente

      • Alessandro Manfridi ha detto:

        Buonasera. Kiev non può essere sconfitta. La Russia non può conquistare l’Ucraina. Ma neanche Mosca può essere sconfitta. Kiev non ha la forza per cacciare i russi da Crimea e forse neanche dal Donbass. Il gas africano non è meno “insanguinato” di quello russo e nove mesi di sanzioni e di spese militari non solo non hanno risolto il conflitto ma stanno riducendo in povertà le famiglie europee, alla fame gli africani e alla morte ucraini innocenti. È impensabile sedersi al tavolo delle trattative e non concedere nulla a Putin. Non fa piacere, ma non ci sono alternative, questo ai pacifisti è chiaro già da nove mesi. Cordiali saluti.

      • Roberto Beretta ha detto:

        Corretto quello che dice, e che mi pare piuttosto diverso dai primi 5 perentori punti 😉 . Su queste basi sarebbe possibile magari un armistizio che, senza sconfitti né vincitori, prenda tempo verso una soluzione più definitiva. Che vedo solo in un cambio di regime a Mosca; ma questa è un’ipotesi personale. Cordialmente

  3. Alessandro Manfridi ha detto:

    3) Come mai i russi si sarebbero fatti HARAKIRI facendo saltare il loro Nord Stream nel Baltico quando sarebbe bastato loro semplicemente spegnere i rubinetti? Non sarebbe più logico supporre che tale sabotaggio sia diretto (in acque norvegesi e danesi peraltro e non in quelle russe) da chi aveva interesse a interrompere la fornitura di gas Mosca-Berlino? Il GNL proveniente da Whashington, lo sappiamo, costa tre volte quello russo. (Oltretutto anche il gas africano proverrebbe da paesi non in linea con i diritti umani al pari del Cremlino…)
    4) Perché dopo nove mesi continuano a dirci che la soluzione rimane solo quella bellica? Più armi all’Ucraina, più morti civili all’Ucraina, più europei in fila alle mense e ai dormitori CARITAS, più africani sui barconi, più profughi ucraini in Europa.

  4. Alessandro Manfridi ha detto:

    Io mi domando, a rigor di logica:
    1) Posto l’invasione russa sul suolo ucraino e i crimini dei soldati russi a Bucha e altrove, come è possibile tacere sui bombardamenti ucraini sui civili del Donbass e sulle torture dei soldati russi da parte ucraina? Si può ritenere che Kiev possa avere il diritto di violare i diritti umani dato che subisce l’offesa russa?
    2) Possiamo ritenere che Zelensky gradirebbe una entrata in guerra della NATO contro Mosca? Non solo con l’iniziale richiesta di una no-fly zone ma anche sull’episodio del missile russo caduto sul suolo ucraino che secondo la sua insistente versione sarebbe stato una provocazione di Mosca al G20. È chiaro che un conflitto NATO-Mosca significherebbe guerra nucleare, e le basi NATO presenti in Italia sono tra i primi bersagli delle atomiche russe. Riteniamo che Kiev abbia il diritto di trascinarci in questa escalation a causa di ciò che sta soffrendo?

  5. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Oso proseguire che,dopo essersi illuso che fosse possibile arrivare al risultato sperato,anche considerando i sacrifici.le morti,le fughe dei propri cittadini, dovrebbe il Sig.Presidente Zelenski superare i propri sentimenti e avere il coraggio di parlare direttamente con il nemico,in rispetto di quanto già tentato e purtroppo non raggiunto. Questo coraggio mi sembra dovuto proprio a onorare quei caduti fidanti nella Pace, e a tentare un’altro percorso sostenuto dagli stessi amici che finora lo hanno sostenuto, promesso aiuto. Ma a quale Natale si può pensare se non a un tentativo di pace?Una luce autentica anziché quella sinistra e incendiaria di bombardieri. .

  6. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Ma le Parabole, sono bei racconti?. Cosa significa Gesù che rimprovera l’istintiva reazione di punire di spada.? Lui è il primo è l’ultimo la Sua Parola rimane pietra fondamentale alla Pace.E che dire di ” di confrontarsi con il nemico ad armi pari, se no mandare al nemico messaggeri a discutere Qui si è opposto una resistenza chiedendo armi ad altri Paesi, avendo come unico obiettivo vincere per l’offesa subita fatta diventare propria anche di altri Paesi, Non l’aiuto, il sostegno ai fuggitivi ma costi quel che costa, avanti a rischiare con una guerra nucleare, E Dio? da che parte starà? abbrutimento e annientamento reciproco Ma come si può restare insensibili di fronte alle vite umane ordinate a essere sacrificate, da ambe le parti le madri sono madri, ma per quale giustizia e libertà se non potranno viverla?visto he tutto dipende dalla volontà di singoiLi Governanti, questo conflitto. per interessi e fini altri

  7. Paola Meneghello ha detto:

    “Solo chi perderà la propria vita, la ritroverà”, mi torna in mente..
    Come il ricordo di tanti uomini che per non perdere la propria dignità, non hanno avuto paura di perdere la vita. Si sono ribellati al si fa così, ai dittatori, a chi distrugge la Vita.
    Capisco il pragmatismo di chi dice che per ora è così, ma il mondo non cambierà con la rassegnazione, ma con uno scatto di dignità: quella che difende la propria umanità. E uccidere, per qualunque ragione sia, svilisce la nostra natura umana.
    Finché continueremo a pensare la guerra come una necessità inevitabile, le guerre si presenteranno lì, in attesa che la nostra coscienza le superi guardando altrove, considerando solo altre possibilità, e un’altra possibilità c’è sempre.
    Utopia, sogno? Ma in fondo è ciò che sono i nostri pensieri e sogni profondi a manifestarsi, non il contrario.
    La coscienza individuale di quei grandi uomini deve diventare maggioranza, e dipende da ognuno di noi.

    • Giuseppe Risi ha detto:

      … Allora chiediamo agli ucraini di non darci ulteriori fastidì e di sottomettersi (evangelicamente?) alla prepotenza dei russi…
      Ispirarsi al Vengelo non vuol dire fare gli astratti e i massimalisti (magari sulla pelle di altri)

      • Paola Meneghello ha detto:

        È questione di scelte, non di fastidio, e nemmeno di saper ragionare solo parlando di tornaconto.
        Credo che sarebbe ora che chi ce l’ha, usasse un po’ di buon senso, il muro contro muro ad un certo punto non porta a niente, non è sintomo né di forza, né di intelligenza.
        Il Vangelo dovrebbe ispirare la mia vita nel concreto, non solo in un ideale astratto. Proprio perché non si può prendere tutto alla lettera, consideriamo che non c’è solo il bianco o il nero, ma qui sembra ci sia una sola possibilità: la guerra a tutti i costi, la vittoria del più forte senza se e senza ma; questo sembra seguire invece proprio alla lettera la legge del dente per dente, ed è questo il disagio, non il fastidio, che non riesco a non provare. Oltre a chiedermi dove stiamo andando come umanità. E mi pare, di non chiedermelo solo io..

    • Roberto Beretta ha detto:

      Questo è il sintomo di quanto non ci capiamo. Cosa stiamo dunque chiedendo agli ucraini, quando diciamo di “usare il buon senso” e non fare “muro contro muro”, CONCRETAMENTE? Di arrendersi senza porre resistenza? Di lasciare che un’altra nazione si impadronisca della loro? Di andarsene all’estero abbandonando beni e affetti? Di restare, accettando un governo che – ne abbiamo moltissime prove a casa sua – è una dittatura senza possibilità di dissenso? Anch’io sono contro la guerra e l’uso delle armi, ovviamente, ma ci dev’essere anche un modo per difendere CONCRETAMENTE il più debole, i suoi diritti, i beni che sono la sua vita, e così via. Per ora questa alternativa non siamo stati capaci di trovarla: né l’Onu, né l’Europa, né gli Usa, né il movimenti pacifisti, né… né… Gli ucraini finora hanno trovato solo questa strada per difendere ciò che hanno di più caro da un’ingiusta invasione: possiamo fargliene pure una colpa? Mah…

      • Paola Meneghello ha detto:

        Non chiedo nulla all’Ucraina, che sta già pagando anche abbastanza, ma secondo me andrebbe aiutata oltre che con l’invio di armi, anche a trattare e a finire questa carneficina.
        Secondo me, fino ad ora è mancata la parola mediazione, non sembra esserci il volere di far cessare il fuoco, come se fosse appunto l’unica strada.
        E qui non siamo d’accordo, perciò lascio qui; anche se sembra che non ci capiamo, abbiamo tutti detto molto e c’è di che riflettere per tutti, speriamo lo facciano anche ai piani alti.

      • Roberto Beretta ha detto:

        Certo, mediazione è la parola giusta. Ma resta sconcertante che sia chiamato ad applicarla l’invaso prima dell’invasore. Con quale fiducia l’Ucraina potrebbe fare patti e magari concedere territori a uno che ha già dimostrato nei fatti ( vedi Crimea) di non accontentarsi mai? Voi vi fidereste di un vicino così? Ci vorrebbe un terzo esterno e molto forte a fare da garante, ma nei fatti

  8. Francesca Vittoria vicent ha detto:

    Ma le Parabole, sono bei racconti?. Cosa significa Gesù che rimprovera l’istintiva reazione di punire di spada.? Lui è il primo è l’ultimo la Sua Parola rimane pietra fondamentale alla Pace.E che dire di ” di confrontarsi con il nemico ad armi pari, se no mandare al nemico messaggeri a discutere Qui si è opposto una resistenza chiedendo armi ad altri Paesi, avendo come unico obiettivo vincere per l’offesa subita fatta diventare propria anche di altri Paesi, Non l’aiuto, il sostegno ai fuggitivi ma costi quel che costa, avanti a rischiare con una guerra nucleare, E Dio? da che parte starà? abbrutimento e annientamento reciproco Ma come si può restare insensibili di fronte alle vite umane ordinate a essere sacrificate, da ambe le parti le madri sono madri, ma per quale giustizia e libertà se non potranno viverla?visto he tutto dipende dalla volontà di singoiLi Governanti, questo conflitto. per interessi e fini altri

  9. Pietro Buttiglione ha detto:

    Consentitemi, dopo aver letto i commenti, di accostarvi gli esiti della… Humanae Vitae.
    I.e. scegliere, responsabilmante il male minore&il bene maggiore CONGRUENTI E COMPATIBILI. Chi decide cosa scegliere??
    Ognuno di noi in responsabilità e coscienza.
    I.e.
    Vanno bene i Principi, la Regole, la Dottrina ma queste non ti mallevano di scegliere e decidere TU, hic et nunc.
    Relativismo? Chiamiamolo così ma senza skandalizzarci.
    Skandalizziamoci invece di tutti coloro senza ‘attributi’, incapaci di decidere in responsabilità e autonomia, che si cibano di Sola Docrina&CCC.

  10. Giuseppe Risi ha detto:

    Convengo con Beretta.
    Non siamo (ancora?) in paradiso e sostenere, anche con le armi, la parte debole, indifesa e aggredita mi pare più evangelico che girarsi dall’altra parte in nome di un pacifismo astratto che si limita a prendere atto dell’ingiustizia e della violenza prepotente. Si può scegliere di non difendersi a livello personale, non come popolo o stato.

    • Daniele Gianolla ha detto:

      Quindi Sant’Egidio che media tra conflitti internazionali, Libera che restituisce alla legalità i terreni confiscati alle mafie, Pax Christi che guida le carovane della pace nei luoghi di guerra e tutto l’impegno degli altri operatori di pace sarebbe “girarsi dall’altra parte in nome di un pacifismo astratto”?

      • Roberto Beretta ha detto:

        Libera non mi pare un esempio pertinente in questo caso. Gli altri due sì, eccome. Ma per l’appunto non sono (ancora) stati applicati in Ucraina. Sarei felicissimo se lo fossero!! Ma nel frattempo?? Ancora una volta devo notare: eventuali ed auspicabilissimi interventi del genere sono possibili SOLO perché gli ucraini stanno resistendo con le armi. Sennò… fecerunt desertum et appellaverunt pacem.

      • Giuseppe Risi ha detto:

        La risposta è sì.
        Tanto di cappello per le attività per la pace di Libera, Pax Christi e Sant’Egidio in altre situazioni. Ma nella guerra in Ucraina la loro politica, se seguita dalla comunità internazionale, avrebbe semplicemente portato alla resa del più debole ed al sopruso del più forte. O crediamo davvero che la Russia di fronte ad un paese inerme e abbandonato da tutti al suo destino si sarebbe fermata rinunciando all’occupazione armata?
        Possiamo davvero chiedere ad un popolo o ad uno stato intero di fronte ad una invasione da parte di un altro stato di porgere l’altra guancia?
        Io sono grato au partigiani, Rossi e bianchi, che con le armi e con l’aiuto degli alleati ci hanno dato la libertà

  11. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    il problema sta nel fatto che abbiamo escluso di dover rendere conto a Dio di questa guerra. La guerra è voluta da entrambe le parti ognuna di queste ha una ragione nel perseverare., non è nata a febbraio con l’invasione. La Crimea non poteva tener testa alla invasione senza l’aiuto di amici, decisa a non addivenire a una contrattazione se non perseguire la vittoria. Quante volte non dobbiamo sottostare a forza maggiore per buona pace di tutti? Si doveva subito trattare se si aveva a cuore la vita di tanta gente, se si aveva a cuore di non strappare anziani cui ogni zolla significava il lavoro di una vita. Trattare per salvare il bene primario della vita, e’vivendo che si aprono nuove vie.con quale diritto si osa impegnare la vita di tanti era perderla, per un ideale dei Capi che governano?. Ricordiamo la storia di Giuseppe,Gesù Cristo è venuto per donare la vita eterna.Questa guerra ha fatto un altare sacrificale dove scorre sangue, che grida a Dio il creatore.

  12. Roberto Beretta ha detto:

    Ma le stesse domande si possono rivolgere, con identico rovello, alla parte pacifista: accettiamo che l’Ucraina paghi per il nostro gas e la nostra tranquillità? Con l’invasione russa di un Paese sovrano pensiamo di crearci un futuro senza vendette? Tutti gli ucraini che fuggirebbero all’estero perdendo tutto, o resterebbero ma privi di libero pensiero come in Russia, sono accettabili? Comunque una cosa è certa: se finora gli ucraini non avessero resistito, col loro sangue e le nostre armi, noi non potremmo nemmeno porci queste domande.

  13. Roberto Beretta ha detto:

    È una scelta difficile. Capisco le ragioni “pacifiste” (uso il termine senza secondi significati), ma chiedo che siano comprese anche quelle di chi come me non è contrario all’invio di armi all’ Ucraina. Non ho fatto l’obiezione di coscienza, a suo tempo, perché non ero contrario all’idea di una difesa della libertà e della democrazia, pur con tutte le contraddizioni inevitabili quando scoppia una guerra. La penso ancora così: fossi un ucraino, mi difenderei.

    • Daniele Gianolla ha detto:

      È difficile esprimere un pensiero pacifista senza apparire giudicante e io spero di non aver commesso questo errore. La questione che mi chiedo è: cosa stiamo difendendo: La vita delle persone? L’identità nazionale dell’Ucraina? Il gas dell’Occidente? Rispetto gli ucraini che si difendono, ma penso che nel resto d’Europa ci sia tanta propaganda e ipocrisia (avrei tanto altro da dire ma lo spazio è poco! Da leggere “Maledetti pacifisti”)

  14. Paola Meneghello ha detto:

    Nella nostra mentalità, prevale ancora il Dio degli eserciti, e non il Padre, Seme divino in tutto il Creato, dove tutto è legato da un filo sottile, dove nessuno vince o perde a scapito dall’altro.
    Non c’è Pace senza giustizia, si sente dire, ma che giustizia è, quella che usa lo stesso metodo dell’ingiusto? A me pare più una vendetta, come quella di un Dio che arriverà a punire i cattivi..
    La mediazione è difficile, può non portare subito frutti visibili, ma cosa hanno portato le armi, finora?
    Il Seme, per crescere, ha bisogno della madre terra, nulla può nascere se non da un incontro; siamo persone, fusione di corpo e anima; non si difende, a seconda dei casi, uno o l’altra: se difendo il mio corpo a suon di armi, rinnego la mia anima, quel Seme divino che invece mi unisce a ogni mio simile; per contro, se annullo il mio corpo, come se il Sacro abitasse da un’altra parte, (così il prete, non si deve sposare.. ), sto ancora una volta svilendo la mia natura.

  15. Dario Busolini ha detto:

    Proprio questo è il punto: si dice che bisogna sostenere la guerra per difendere la parte libera del mondo e la società aperta e pluralista ma per farlo si propaganda un “pensiero unico bellicista” assolutamente speculare a quello delle società chiuse e non libere. Come dire che per combattere i dittatori bisogna pensare e agire come loro… Invece io credo che per avere più libertà e più democrazia si debba fare esattamente il contrario.
    Certamente le manifestazioni per la pace non bastano a fermare la guerra, ma il pensiero non unico e pacifista servirà quando (spero al più presto) si capirà finalmente che trasformare l’Ucraina in una seconda Siria non giova a nessuno e si arriverà almeno ad un cessate il fuoco per sfinimento ed esaurimento di tutti i contendenti e dei loro supporter. Arrivati poi ad una pace di compromesso, si vedrà che lo stesso o un migliore risultato si sarebbe potuto ottenere senza la guerra.

  16. Pietro Buttiglione ha detto:

    Le uniche manifestazioni che restano Sono quelle con violenze. Cfr assalto a CGIL.
    Condivido tutto quello che dici, amertume incluso.
    Prima di questa io partecipai tanti anni fa a quella contro il Berlu.. dopo i girotondi

    Eravamo oltre 600000..
    Servito a..
    Niente.
    Dob

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