La pace proibita

Lunedì 2 maggio, in diretta streaming dal teatro Ghione di Roma, Michele Santoro ha presentato una serata intitolata “La pace proibita”, con una serie di ospiti intervenuti per ribadire le ragioni della pace.
5 Maggio 2022

«Viviamo nell’era dell’“ARMICENE”: da quando l’uomo ha fatto la sua comparsa sulla Terra, ha iniziato ad armarsi con armi da taglio fino all’era dell’Atomica e sono le armi a determinare il suo destino, oggi come non mai». Con questo testo scritto e narrato dallo street artist Sirante si è aperta la serata condotta da Michele Santoro presso il teatro Ghione in Roma, dal titolo provocatorio ma reale: “La pace proibita”. Elio Germano, poi, ha ricordato nel suo intervento la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, rifacendosi alla testimonianza di Gino Strada, mentre Luciana Castellina, co-fondatrice de Il Manifesto, ha concluso il suo lungo monologo con l’affermazione: «il nostro primo obiettivo non è fermare Putin quanto realizzare la pace».

Perciò la riflessione di Sabina Guzzanti si è concentrata innanzitutto sulla dinamica di un’informazione dettata dalla propaganda. È vero che in ogni dibattito è sempre presente il rappresentante della posizione pacifista o di quella, comunque, critica verso l’operato dell’Occidente. Ciò però avviene per le esigenze dei talk show, che hanno bisogno di mostrare un interlocutore verso cui dibattere. È a questa logica che risponde tale presenza, più che a quella di chi voglia dar voce, indifferentemente, a visioni anche opposte e a proposte diverse per arrivare alla soluzione del conflitto. Coloro che gestiscono la regia della trasmissione sono gli scrittori della sceneggiatura della stessa. La libertà dell’informazione è dunque inficiata dal modo di gestirla e di indirizzarla. È vero, in Italia non si va in carcere per aver espresso la propria opinione, ma si può sempre rischiare di perdere il lavoro per questo motivo

Perciò Fiorella Mannoia ha eseguito la canzone “Il disertore” di Boris Vian, scritta per protestare contro la gestione della Francia che passava dalla guerra in Indocina a quella in Algeria, ma che illustra bene le ragioni della popolazione che chiede al suo Presidente di non portarla a morire in guerra sui campi di battaglia. Tommaso Montanari (rettore dell’Università di Siena) ha ripreso il testo di Boris Vian nella traduzione, ancora più cruda, che ne ha fatto Luigi Tenco: i destinatari del grido della povera gente mandata a morire in guerra e vittima della guerra non sono chiamati “Signor Presidente”, ma “I Padroni della Terra”. Lo stesso Montanari, dopo aver recitato Trilussa e citato don Milani, si è allineato agli appelli che Papa Francesco sta rivolgendo alle parti in guerra per la cessazione di questo conflitto.

D’altronde sono reazioni comprensibili se pensiamo alle affermazioni lucide e chirurgiche del generale Fabio Mini, intervistato da Guido Ruotolo, sulle dinamiche del conflitto e dei protagonisti che lo muovono. In ogni caso, se in Italia l’80% degli italiani è contro questa guerra e l’80% dell’informazione è a favore di questa guerra o comunque la ritiene inevitabile, quindi è a favore della sua prosecuzione, c’è qualcosa che non va. Nel mondo ad oggi ci sono 138 guerre in via di svolgimento. Se il servizio informativo ce le mostrasse tutte raccoglierebbe lo stesso orrore, la stessa solidarietà con le vittime e la stessa indignazione da parte degli spettatori italiani, i quali chiederebbero che sia trovata una soluzione per la pace.

Per questo Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, ha ribaltato le accuse rivolte a chi chiede la pace. E alle domande – «Come lo fermate voi Putin? Con le preghiere? Con le manifestazioni? Con i cortei?» – risponde: «Perché? Voi come lo fermate? Con le armi? Con il braccio di ferro? Con la lotta “fino all’ultimo ucraino”?». E ha citato Gandhi, Martin Luther King, Mandela, Tonino Bello, Capitini, «tutta gente morta ammazzata o morta troppo presto».

Passando all’analisi storica, Fiammetta Cucurnia, vedova di Giulietto Chiesa, ha offerto una lettura degli eventi che hanno portato la Russia ai passaggi degli ultimi decenni: dalla politica di Gorbaciov per una nuova URSS che si relazionasse con le altre Nazioni (con una apertura impensabile prima di lui) alla promessa fatta dalla NATO di non entrare nei paesi limitrofi; dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica all’ingresso di Polonia, Ungheria, Bulgaria e Romania nella NATO; dal disastro provocato a causa del passaggio violento da un’economia socialista ad una economia di mercato, riducendo alla fame milioni di russi sotto Eltsin, sino al potere consegnato nelle mani dell’attuale presidente Putin. Per quanto riguarda l’Europa, la filosofa Donatella Di Cesare ha evidenziato che il concetto di Stato ha finito per diventare divisivo e dividente: l’Europa che volevamo e che vogliamo deve andare oltre gli Stati e oltre i nazionalismi, per realizzare una politica di coabitazione dei popoli.

Moni Ovadia, dal canto suo, si è rifatto ad una giornalista americana che si era chiesta come mai le forze armate ucraine, a partire dal battaglione Azov, fossero contraddistinte dai simboli e dalle svastiche naziste (e perché questo venga sminuito dai mezzi di informazione occidentali); come mai da decenni un paese NATO come la Turchia “macella” il popolo curdo e nessuno fa nulla. Una giornalista protesta: concentriamoci sul presente! Vauro Senesi, allora, ricorda il giornalista fotoreporter Andy Rocchelli, ucciso in Donbass nel 2014 da un colpo di mortaio (che si pensa sia stato volutamente lanciato dall’esercito ucraino, ma che è rimasto impunito). Mentre Santoro rievoca gli eventi che portarono alla “strage di Odessa” (con l’uccisione di 42 ucraini russofoni) nel maggio 2014, video-documentata da Paul Moreira nel 2016, e si chiede come mai Macron e Merkel, che dovevano essere i garanti per la UE, non abbiano fatto sentire la loro voce a Kiev per questi fatti. Fino a due settimane prima dell’invasione russa dell’Ucraina, d’altronde, la stessa UE ha negato la possibile soluzione prevista dalla attuazione degli accordi di Minsk, considerandoli “carta straccia”.

I tre intermezzi con i dati del giornalista del Sole 24 Ore, Gianni Dragoni, ci hanno presentato però, in maniera concreta ed inequivocabile (grazie alle proiezioni Onu), le più profonde ragioni della pace: la guerra sta producendo in primo luogo una drammatica crisi alimentare per la crescita dei prezzi del grano e di tutti gli altri prodotti (a fine mese la Tunisia non avrà più farina!). La crisi economica, dovuta alla crescita dei prezzi, si tradurrà in una inevitabile recessione. Tutto questo porta ad una previsione drammatica: un miliardo e settecento milioni di persone rischiano di finire in povertà! Da notare, invece, che se il PIL degli USA e dell’Italia sono crollati, “tiene” il settore delle armi: Lockeed Martin + 20 miliardi $ (+22%), Raytheon +11,8 miliardi $ (+9%); la Leonardo + 2 miliardi € (+56%).

Se non sono questi dati, da soli, sufficienti a farci considerare che la guerra non è la soluzione ma la causa di mali più gravi e catastrofici, allora, è indubbio dirlo, dobbiamo convenire che abitiamo in un’era che non può non essere riconosciuta come l’ARMICENE.

15 risposte a “La pace proibita”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Si ma non si può neppure non considerare il presente con il riferimento all’aiuto ricevuto nel passato, quasi una aureola di bontà permanente a indicare quanto l’oggi debba essere in eterno riconoscente? E’ cambiato il mondo nel frattempo, l’uomo di oggi sta scrivendo la sua storia che è diversa per cultura,la quale influisce anche a interpretare i dettati delle rispettive Costituzioni. I’ intimidazione circa il possibile estremo uso di armi atomiche, quelle di nuova creazione sono un anticipo , e’ un fatto già sia stato esperimentato, a Hiroshima, di cui si fa dolente memoria.!Questo per ribadire che guerra non è giustificata da ragioni e torti ma che induce un uomo a sentimenti tali da farlo diventare barbaro, fuori di senno capace di ogni basso insulto alla persona umana, infliggendo tutto quello che oggi si constata avvenire in Ucraina, Proporre per uno stop fermo, .al fine di un concordato fra le parti, almeno in segno di al dovere di ritorno a Civiltà

  2. Giovanni Giorgio Venzano ha detto:

    Basta con le anime belle che fan risplendere la coscienza con la condanna di Putin e poi si scagliano contro Nato e America. Siamo tutti perfidi e imperialisti, ma bisogna scegliere, non è possibile il nè nè. Vogliamo far parte dell’impero russo? Bene, salvo in futuro di non piagnucoolare l’intervento dei perfidi americani a toglierci le castagne dal fuoco come alla fine delle due guerre mondiali.

  3. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Non so perché si continua a ipotizzare “vittoriosa una resistenza ipotizzata, sognata su deterrenza e rifornimenti di armi che non mancano ma che non ha cambiato il divario esistente, mentre le perdite di vite umane e distruzione sono tanto più ingenti più di quanto forse era nei piani.È’ stato mortificato l’amore per il proprio popolo, troppe le croci ,sorte in luoghi di vita, come di un tessuto si è fatto brandelli di cose e persone in un eccesso di odio distruttivo. E’ una strada quella dei conflitti armati che non consente piu di ipotizzare ricostruire dopo. Come si può sperare da un terreno così bagnato da sangue fraterno.!di seminare grano? Un pane amaro ne verrebbe. Non piove, e abbiamo tutti bisogno di acqua ! Questi i bisogni primari, un motivo che annulla ogni contesa è la povertà che vince . Si sono fatti sforzi per frenare il dilagare del Covid, saremo capaci di fare lo stesso e porre fine a questo volere distruttivo?

  4. Giuseppe Risi ha detto:

    Concordo totalmente con Sergio Di Benedetto. L’analisi dell’articolo riporta come dati inconfutabili argomenti ampiamente discutibili.
    Anche il papà e Parolin mi sono sembrati molto più prudenti ed equilibrati

    • Alessandro Manfridi ha detto:

      Giuseppe i dati sono stati dati su fonti citate come ho risposto a Sergio Di Benedetto, temo che non siano un’invenzione. Negli ultimi giorni ho visto più volte il ministro Martina sui TG RAI affermare che siamo già nel quadro drammatico descritto dal giornalista durante il programma di Santoro.

  5. BUTTIGLIONE PIETRO ha detto:

    Compito immane quello di chi vorrebbe eliminare le storture che ci circondano, nello spazio e nel tempo..
    Come pure non tanto riuscire a separare vero da falso, errore e giusto ( cfr Manzoni).. ma a pesarne poi il contributo!
    Quante città rase al suolo dagli Alleati?
    Quanti morti Hiroshima ? Quanti evitati?
    La mia unica speranza è che con una mano si ammazzino a vicenda e con l’altra dialoghino..
    Credo lo stiano facendo Russia e Germania.

  6. Enrico Parazzoli ha detto:

    Non ho competenze storiche e politiche sufficienti per analizzare la disamina e la sequenza degli eventi citati – e mi scuso – ma mi pare che ci sia qualche semplificazione di troppo, a beneficio di una lettura parziale del dato di realtà. Anche il citato Tarquinio – dal canto suo – non è che elabori un pensiero lineare e rigoroso, ma va abbastanza per sentimento e sensazione. Mi pongo tra l’altro una domanda: non è che l’ottanta per cento di italiani contrari alla guerra sono semplicemente quelli che dicono “non disturbate la mia quiete e smettetela di infastidirmi con questa guerra noiosa e sanginolenta”, ma nulla più? Infine, non si fa nessun riferimento concreto a chi potrebbe prendere in mano il pallino della mediazione, con competenza capacità e affidabilità. E soprattutto autorevolezza riconosciuta.

    • Alessandro Manfridi ha detto:

      Purtroppo la prosecuzione del conflitto durerà mesi od anni, raderà al suolo l’Ucraina, moltiplicherà ancora i milioni di profughi, ridurrà (e già lo sta facendo) alla miseria e alla fame milioni di persone.
      Gli unici a guadagnarci sono i proprietari delle aziende che producono armamenti.
      Se non sono queste le ragioni sufficienti per iniziare una trattativa, non so quali altre possano essere.
      Sul “come” e sul “chi” porti avanti la trattativa, l’ideale è che si siedano al tavolo sia Putin che Biden; l’importante è che questa opzione venga presa in considerazione.
      Dire che l’80% degli italiani che chiede la pace potrebbe farlo per meschini interessi egoistici non può essere provato; certamente la guerra è portata avanti da interessi che vanno aldilà del bene di chi la combatte e la subisce; è ad ogni modo un dato di fatto che l’informazione ci porta l’Ucraina a casa 24 ore al giorno, tacendo completamente sui restanti 137 conflitti.

      • Sergio Di Benedetto ha detto:

        Faccio molta fatica a sentirmi d’accordo con questo articolo, che è di fatto un resoconto di un evento mediatico assai schierato, dove, mi pare, sono considerati sicuri dati discussi e discutibili. Tanto per fare degli esempi, vorrei ben vedere chi dichiari “sono favorevole alla guerra”, ma un sondaggio SVG / TG la7 del 2 maggio, ben più strutturato, dà altri risultati, ad esempio che gli italiani sono al 43% favorevoli a mandare armi all’Ucraina e al 49 sfavorevoli. Bisognerebbe essere meno ideologici: c’è uno stato, la Russia, che ne ha invaso un altro, l’Ucraina, il cui presidente, che potrà anche non piacere, è stato eletto dal 73% dei connazionali del 2019.La Nato confina con la Russia da sempre, Kaliningrad è dentro l’UE. Finché giustificheremo Putin per le ‘colpe’ della Nato (che certo non è una confraternita) e daremo agli USA la colpa di ogni cosa dalle guerre puniche (pur responsabili di disastri, vedi Iraq, etc), saremo sempre sbilanciati e non credibili. Peraltro, gli stati ex Patto di Varsavia hanno chiesto di aderire alla Nato, forse perché memori di come si stava con l’URSS, di cui la Russia attuale, animata da fortissimo nazionalismo, ha non pochi tratti. Sarebbe stato più leale ricordare anche la Cecenia, la Georgia, la Crimea, la Siria. Lo strabismo ideologico non è mai una buona opzione. Perché va bene fare la pace, e chi non la vorrebbe; ma quale pace, con chi?

      • Alessandro Manfridi ha detto:

        Buongiorno Sergio. Nessuno giustifica Putin e anche Santoro all’inizio e durante la trasmissione ha ribadito che non si può negare l’invasione russa in Ucraina. Temo che i dati non siano discutibili, li presentava un giornalista del Sole 24 Ore con fonti ONU, Sipri Stoccolma, Borsa italiana e Borsa Nyse. E’ da qui che dobbiamo partire, non da idologie filorusse o anti NATO che, se possono appartnere ad alcuni, sviano la questione dal centro del problema. Chi chiede la ricerca di una soluzione di pace lo fa per questi gravi motivi.

  7. Dario Busolini ha detto:

    Per poter arrivare alla pace bisognerebbe trovare una terza via tra l’alternativa di persuadere/obbligare l’Ucraina a rinunciare a una parte del suo territorio (oltre alla Nato, cui ha già rinunciato) per il superiore bene della pace nel mondo e quella di sostenerla militarmente ed economicamente fino ad una sua completa vittoria contro la Russia (tuttora poco realistica e le cui conseguenze potrebbero essere molto gravi), che gli USA e molti governi europei sembrerebbero al momento ritenere invece possibile viste le posizioni assunte. Non mi pare che si stiano facendo molti tentativi in questa direzione e sono personalmente pessimista, ma il passare del tempo e l’inevitabile aggravarsi dei problemi economici e politici che la guerra sta alimentando penso obbligherà ad un cessate il fuoco sulle posizioni raggiunte. Prima o poi…

    • Alessandro Manfridi ha detto:

      Qui non si tratta di obbligare Zelenskyy alla resa.
      Si tratta di porgli una domanda: di quanti mesi ed anni di guerra hai ancora bisogno?
      Putin non si fermerà. Nè perderà il conflitto, a meno che la NATO non scenda in campo, nel qual caso sarebbe guerra mondiale atomica nucleare.
      L’Ucraina verrà rasa al suolo.
      Davvero questa è la scelta giusta per Kiev?

      • Sergio Di Benedetto ha detto:

        Il dubbio che magari gli ucraini non vogliano arrendersi perché non hanno nessuna intenzione di entrare nell’orbita putiniana non la tocca?

      • Alessandro Manfridi ha detto:

        Sergio nessuno nega il diritto di difendersi degli ucraini. Anche alle voci ucraine di chi chiede un risoluzione di pace non viene data alcuna visibilità mediatica.
        Il dramma è capire se la Russia potrà ritirarsi grazie alla sola resistenza ucraina.
        Mi pare di capire che questo non avverrà. L’unica soluzione sarebbe l’entrata in guerra della NATO.
        Per quel che riguarda la non visibilità dei conflitti in Cecenia, Georgia, Siria ed altri, siamo d’accordo: smettiamo di dare visibilità al solo conflitto ucraino e proviamo a dare almeno la notizia degli altri 138 conflitti che si consumano oggi sul globo nel silenzio più totale. Mi sembra che solo papa Francesco si sforza di ricordare a più riprese Yemen, Siria, Myanmar, Palestina… Forse se gli italiani ricevessero tali notizie potrebbero realizzare che ci sono interessi di parte che negano la giustizia e i diritti fondamentali dell’umanità a beneficio di pochi e la mancanza di pace ne è la logica conseguenza.

  8. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    È pertanto anche il soldato di Putin ha bisogno per vivere non gli venga a mancare ” il pane ” alimento vitale primario per ogni uomo.. Vale la pena continuare un conflitto di fronte a questa possibile pandemia? Un Gorbaciov ha aperto la Russia a un sole di speranza: un manifesto amore per il popolo del proprio Paese, può il Presidente attuale che sembra volere e condividere quel medesimo interesse, non vedere il baratro che il profilarsi della fame nel mondo causerebbe un danno ben più grave di ogni arma inventata? Ecco perche in Papa Francesco , Voce fuori dal coro conosciuto, anche il Presidente Putin potrebbe su questo problema attendersi saggie considerazioni,. Il popolo del mondo soffre già e la carestia di frumento fa paura e miete vittime indiscriminate quanto il Covid. In questa proposta di colloquio ,militante il benecomune percio ,tant popolo confida e ripone in Lui molta fiducia

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

I commenti devono essere compresi tra i 60 e i 1000 caratteri. I commenti sono sottoposti a moderazione da parte della redazione che si riserva la facoltà di non pubblicare o rimuovere commenti che utilizzano un linguaggio offensivo, denigratorio o che sono assimilabili a SPAM.

Ho letto la privacy policy e accetto il trattamento dei miei dati personali (GDPR n. 679/2016)