Il «sindaco musulmano»

Sarà un bravo sindaco se ha idee buone, capacità di realizzarle, uno staff di qualità, un'onestà sopra la media. Ma da noi fa notizia la sua religione
10 Maggio 2016

Non ci è mai importato molto del sindaco di Londra. Noi italiani siamo un po’ provinciali e ci informiamo poco su quello che avviene negli altri paesi. Dell’Inghilterra è tanto se conosciamo il nome del premier: ci appassionano di più i pettegolezzi e le favole della casa reale che non le scelte politiche. Di conseguenza, anche il nostro sistema dell’informazione è poco dedito alle notizie dall’estero. Però, il 7 maggio, notiziari e giornali hanno sparato una notizia sul nuovo sindaco di Londra, spesso in apertura di notiziario o in prima pagina. Con titoli come: “A Londra un sindaco musulmano”, “Londra, trionfo del musulmano Kahn”, “Il musulmano Sadiq Kahn conquista Londra”. Ovvero: la notizia è che il nuovo sindaco è musulmano.

Non fa notizia che cosa pensa del problema della casa, che cosa intende fare per la disoccupazione, come pensa di affrontare i conflitti interni alla metropoli e quelli tra Londra e l’Europa, noi compresi. Possiamo essere grati a Repubblica, che titola: “Il labour riprende Londra. Kahn, sindaco musulmano”. E il Corriere della Sera: “Londra, il sindaco musulmano subito in campo per la Brexit”. Anche loro sottolineano l’appartenenza religiosa, ma almeno si preoccupano anche di dirci qualcosa su che cosa pensa.

Non credo che Kahn sia stato eletto per la sua appartenenza religiosa. Non credo che in molti si siano chiesti qual era l’appartenenza religiosa del suo avversario, Zac Goldsmith (membro di una dinastia di banchieri e aristocratici, è ebreo).

Un sindaco sarà un bravo sindaco se ha idee buone, capacità di realizzarle, uno staff di qualità, un’onestà sopra la media. Ma da noi fa notizia la sua religione. Per due motivi. Il primo è che dei musulmani abbiamo paura, indiscriminatamente. Il secondo è che il sogno americano ci affascina sì, ma solo se riguarda noi, non se riguarda gli “ultimi arrivati”. L’idea che in una sola generazione si possa passare dalla casa popolare alla City Hall, passando per il Parlamento, invece di rassicurarci (vedì? Non solo l’integrazione è possibile, ma i migranti possono dare un contributo importante al nostro paese), ci spaventa (vedi? Non solo vengono e ci rubano il lavoro, ma pretendono pure di comandare!).

Il primo sindaco di colore italiano è stato Sandy Cane, eletto nel 2009 a Viggiù grazie alla Lega, ma proprio a causa della Lega ha avuto vita dura. Qualche cittadino di origine straniera lo abbiamo eletto in Parlamento, ma solo una l’abbiamo fatta Ministra: era Cecile Kyenge. Per il breve periodo in cui è stata in carica è stata insultata, presa in giro, denigrata. Non criticata per le sue idee politiche, di cui ben pochi si si sono occupati, ma mortificata per il suo aspetto o per il suo colore. Me ne vergogno ancora adesso.

Abbiamo ancora molta strada da fare.

 

 

 

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