Il Nobel dei professori

Il Nobel dei professori
27 Marzo 2019

Nel mondo forse ci sono tra i 70 e i 100 milioni di docenti. Vincere il “nobel” dei docenti è, perciò, cosa davvero dura. L’anno scorso era toccato ad una donna, Andria Zafirakou, che aveva vinto la quarta edizione del “Global Teacher Prize”. Quest’anno, la quinta del “nobel” degli insegnanti è andato ad un frate. Peter Tabichi, 36 anni, francescano, insegnante di matematica e scienze, al Keriko Mixed Day Secondary School nel villaggio di Pwani, situato in una remota e semi-arida parte della Rift Valley del Kenya.

Insomma una periferia esistenziale a tutti gli effetti. La campagna più sperduta del Kenia, una regione in cui la siccità e la carestia sono frequenti. Il 95% degli alunni proviene da famiglie povere, quasi un terzo è orfano o ha un solo genitore, e molti vanno a casa senza cibo. Abuso di droghe, gravidanze tra adolescenti, abbandono precoce della scuola, giovani matrimoni e suicidi sono comuni. A scuola c’è un solo computer, internet scarso e a volte assente per giorni, e un rapporto studenti-insegnanti di 58 a 1; per raggiungere la scuola, gli studenti devono camminare per oltre 7 km lungo strade che diventano impraticabili nella piovosa stagione. In classe sono presenti una decina di etnie e appartenenze religiose e almeno 4 lingue diverse.

Ma i risultati parlano chiaro. La scuola del villaggio è la prima, da due anni, a livello nazionale per produttività degli studenti e per riduzione della devianza sociale, nella categoria delle scuole pubbliche del Kenia. Peter ha guidato i suoi allievi attraverso la Kenya Science and Engineering Fair 2018 – dove gli studenti hanno illustrato un dispositivo che avevano inventato per permettere a persone cieche e sorde di misurare gli oggetti. Il team di Mathematical Science, di cui Tabichi fa parte, si è inoltre qualificato per partecipare alla fiera INTEL International Science and Engineering 2019 in Arizona, USA, per la quale si sta attualmente preparando. I suoi studenti hanno vinto un premio dalla Royal Society of Chemistry dopo aver sfruttato la vita vegetale locale per generare elettricità. Inoltre Peter ha fondato un club di talenti e ampliato il Science Club della scuola, aiutando gli alunni a creare progetti di ricerca di tale qualità che il 60% di loro, ora si qualifica per le competizioni nazionali. Infine ha fondato un «Club per la pace» dove insegna a confrontarsi, dialogare competere nello sport, piantare alberi.

Come è possibile? Probabilmente i fattori che si intrecciano per arrivare a questi risultati sono molteplici. Dalla parte degli studenti di sicuro la scuola è ancora vista come “occasione” esistenziale verso una condizione maggiormente umana. Ma da solo questo non basta. Se un ragazzo non trova chi sia capace di far sentire vera per lui questa opportunità non raggiunge questi risultati. “Vedere i miei studenti crescere in conoscenza, abilità e sicurezza è la mia più grande gioia nell’insegnare! Quando diventano resilienti, creativi e produttivi nella società, ottengo molte soddisfazioni perché agisco come il loro più grande fattore di abilitazione del destino che sblocca il loro potenziale nel modo più eccitante”.

Quanto sono i docenti che da noi mirano a questo? Che provano davvero ad essere “sblocco” del potenziale individuale? Spesso ho testimonianze del contrario. Ecco, secondo me questo è il fattore più importante: credere nelle potenzialità dei ragazzi e far si che loro ci credano. Ma per fare questo la vita di Peter non poteva essere diversa da quella che è. Figlio di due docenti, per lui l’insegnamento non è stato una scelta, ma “un destino che si compie”. Ed essere francescano, è “una decisione naturale, per potermi dedicare agli altri, l’austerità è il mio modo di vivere”. Si potrebbe chiosare: contro l’ignoranza e la povertà, cambia la tua vita, per cambiare quella degli altri. Peter distribuisce l’80% delle sue entrate mensili per aiutare i poveri. Lui e altri quattro colleghi, impartiscono lezioni di matematica e scienze a studenti di basso livello al di fuori delle lezioni e nei fine settimana, dove visitano le case degli studenti e incontrano le loro famiglie per identificare le sfide che devono affrontare.

Nonostante l’insegnamento in una scuola con un solo computer con una connessione intermittente, Peter usa le nuove tecnologie nell’80% delle sue lezioni per coinvolgere gli studenti, visitare gli internet cafè e memorizzare i contenuti online nella cache per essere usati offline in classe. “Do more and talk less” il suo motto. Ma in questo modo le iscrizioni sono raddoppiate a 400 nell’arco di tre anni e i casi di indisciplina sono diminuiti da 30 a settimana a soli tre. Nel 2017, solo 16 studenti su 59 sono andati al college, mentre nel 2018, 26 studenti sono andati all’università e all’università. In particolare, il successo delle ragazze è aumentato, con le ragazze che ora superano i ragazzi in tutti e quattro gli esami dell’ultimo anno.

Peter ha già in mente a cosa destinare il milione di dollari vinto: “Alla comunità e alla scuola. Rafforzerò il Talent Nurturing Club, il Science Club e le competizioni di progetti scientifici tra scuole”, e per avere “un vero laboratorio informatico e progetti di giardinaggio per realizzare colture resistenti alla siccità”.

Inchino e ossequioso silenzio!

 

 

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