Il dizionario della buona politica

Rileggendo il discorso tenuto dal Papa all'Anci e quello della visita a Cesena si possono trarre alcune precise indicazioni per definire che cosa è la buona politica e anche chi sono i buoni politici
3 Ottobre 2017

La politica è molto importante, ma anche molto esigente. Il primo ottobre, durante la sua visita a Cesena, papa Francesco è tornato su questo tema che gli è caro: quello appunto della politica e della necessità che i cittadini – e in particolare i giovani – si formino e si impegnino a farla. Il giorno precedente, a Roma, aveva incontrato i membri dell’Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani), e inevitabilmente anche con loro aveva parlato di buona politica e di buona amministrazione. Rileggendo insieme i due discorsi, se ne possono trarre alcune precise indicazioni per definire che cosa è la buona politica e anche chi sono i buoni politici.

Indicazioni che dovrebbero suonare di monito ai “vecchi” politici, che troppo spesso hanno ceduto alla corruzione e alle lusinghe del potere, ma anche ai cosiddetti “nuovi” politici, che hanno negato il valore delle competenze, dell’esperienze, della capacità di mediare e hanno adottato linguaggi e modalità che creano conflitto, divisione, incomprensione, cedendo agli egoismi populisti per ottenere facili consensi. Negando così il fine ultimo della buona politica e della buona amministrazione, che è quello di costruire comunità.

LA BUONA POLITICA

Il bene comune. «La piazza è un luogo emblematico, dove le aspirazioni dei singoli si confrontano con le esigenze, le aspettative e i sogni dell’intera cittadinanza; dove i gruppi particolari prendono coscienza che i loro desideri vanno armonizzati con quelli della collettività. Io direi – permettetemi l’immagine -: in questa piazza si “impasta” il bene comune di tutti, qui si lavora per il bene comune di tutti…

La centralità della piazza manda dunque il messaggio, che è essenziale lavorare tutti insieme per il bene comune. È questa la base del buon governo della città, che la rende bella, sana e accogliente, crocevia di iniziative e motore di uno sviluppo sostenibile e integrale.» (A Cesena).

Un servizio al bene comune. «Questa piazza, come tutte le altre piazze d’Italia, richiama la necessità, per la vita della comunità, della buona politica; non di quella asservita alle ambizioni individuali o alla prepotenza di fazioni o centri di interessi. Una politica che non sia né serva né padrona, ma amica e collaboratrice; non paurosa o avventata, ma responsabile e quindi coraggiosa e prudente nello stesso tempo; che faccia crescere il coinvolgimento delle persone, la loro progressiva inclusione e partecipazione; che non lasci ai margini alcune categorie, che non saccheggi e inquini le risorse naturali… Una politica che sappia armonizzare le legittime aspirazioni dei singoli e dei gruppi tenendo il timone ben saldo sull’interesse dell’intera cittadinanza. Questo è il volto autentico della politica e la sua ragion d’essere: un servizio inestimabile al bene all’intera collettività. E questo è il motivo per cui la dottrina sociale della Chiesa la considera una nobile forma di carità» (A Cesena).

L’indipendenza. «La politica è sembrata in questi anni a volte ritrarsi di fronte all’aggressività e alla pervasività di altre forme di potere, come quella finanziaria e quella mediatica. Occorre rilanciare i diritti della buona politica, la sua indipendenza, la sua idoneità specifica a servire il bene pubblico, ad agire in modo da diminuire le disuguaglianze, a promuovere con misure concrete il bene delle famiglie, a fornire una solida cornice di diritti-doveri – bilanciare tutti e due – e a renderli effettivi per tutti.» (A Cesena).

La corruzione. «La corruzione è il tarlo della vocazione politica. La corruzione non lascia crescere la civiltà.» (A Cesena).

La solidarietà. «Al contrario di Babele, la nuova Gerusalemme profuma di cielo e racconta un mondo rinnovato; è tenda che dilata l’incontro e la possibilità di trovarvi cittadinanza. Non che sia scontato: abitarvi rimane un dono; vi si entra nella misura in cui si contribuisce a generare relazioni di fraternità e comunione.

È significativo che la Sacra Scrittura, per additarci la realtà ultima dell’universo, ricorra a questa icona. L’immagine della città – con le suggestioni che suscita – esprime come la società umana possa reggersi soltanto quando poggia su una solidarietà vera, mentre laddove crescono invidie, ambizioni sfrenate e spirito di avversità, essa si condanna alla violenza del caos». (Ai sindaci)

La giustizia sociale. «Penso alle realtà nelle quali viene meno la disponibilità e la qualità dei servizi, e si formano nuove sacche di povertà ed emarginazione. È lì che la città si muove a doppia corsia: da una parte l’autostrada di quanti corrono comunque iper-garantiti, dall’altra le strettoie dei poveri e dei disoccupati, delle famiglie numerose, degli immigrati e di chi non ha qualcuno su cui contare.

Non dobbiamo accettare questi schemi che separano e fanno sì che la vita dell’uno sia la morte dell’altro e la lotta per sé finisca per distruggere ogni senso di solidarietà e umana fratellanza.» (Ai sindaci)

«A voi, Sindaci, mi permetto di dire, come fratello: bisogna frequentare le periferie; quelle urbane, quelle sociali e quelle esistenziali. Il punto di vista degli ultimi è la migliore scuola, ci fa capire quali sono i bisogni più veri e mette a nudo le soluzioni solo apparenti. Mentre ci dà il polso dell’ingiustizia, ci indica anche la strada per eliminarla: costruire comunità dove ciascuno si senta riconosciuto come persona e cittadino, titolare di doveri e diritti, nella logica indissolubile che lega l’interesse del singolo e il bene comune. Perché ciò che contribuisce al bene di tutti concorre anche al bene del singolo.» (Ai sindaci)

La cultura dell’incontro. «Comprendo il disagio di molti vostri cittadini di fronte all’arrivo massiccio di migranti e rifugiati… Tale disagio può essere superato attraverso l’offerta di spazi di incontro personale e di conoscenza mutua. Ben vengano allora tutte quelle iniziative che promuovono la cultura dell’incontro, lo scambio vicendevole di ricchezze artistiche e culturali, la conoscenza dei luoghi e delle comunità di origine dei nuovi arrivati.» (Ai sindaci)

La speranza. «In tal modo la politica può assolvere a quel suo compito fondamentale che sta nell’aiutare a guardare con speranza al futuro. È la speranza nel domani che fa emergere le energie migliori di ognuno, dei giovani prima di tutto.» (Ai sindaci)

IL BUON POLITICO

Le tre virtù. «Un sindaco deve avere la virtù della prudenza per governare, ma anche la virtù del coraggio per andare avanti e la virtù della tenerezza per avvicinarsi ai più deboli.» (Ai sindaci)

Un cuore buono. «Per abbracciare e servire questa città serve un cuore buono e grande, nel quale custodire la passione per il bene comune. È questo sguardo che porta a far crescere nelle persone la dignità dell’essere cittadini.» (Ai sindaci)

La capacità di mediazione. «E il buon politico ha anche la propria croce quando vuole essere buono, perché deve lasciare tante volte le sue idee personali per prendere le iniziative degli altri e armonizzarle, accomunarle, perché sia proprio il bene comune ad essere portato avanti. In questo senso il buon politico finisce sempre per essere un “martire” al servizio, perché lascia le proprie idee ma non le abbandona, le mette in discussione con tutti per andare verso il bene comune, e questo è molto bello.» (A Cesena).

La competenza e l’umiltà. «Se il sindaco è vicino al suo popolo le cose vanno bene, sempre -, le vostre competenze, la vostra disponibilità.» (Ai sindaci)

«Vi invito ad esigere dai protagonisti della vita pubblica coerenza d’impegno, preparazione, rettitudine morale, capacità d’iniziativa, longanimità, pazienza e forza d’animo nell’affrontare le sfide di oggi, senza tuttavia pretendere un’impossibile perfezione. E quando il politico sbaglia, abbia la grandezza d’animo di dire: “Ho sbagliato, scusatemi, andiamo avanti”. E questo è nobile! Le vicende umane e storiche e la complessità dei problemi non permettono di risolvere tutto e subito. La bacchetta magica non funziona in politica. Un sano realismo sa che anche la migliore classe dirigente non può risolvere in un baleno tutte le questioni.» (A Cesena)

«Costruire questa città richiede da voi non uno slancio presuntuoso verso l’alto, ma un impegno umile e quotidiano verso il basso.» (Ai sindaci)

 

 

 

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