Evangelii gaudium e pandemia

E' possibile ripensare il presente pandemico, attraverso la categoria di tempo, alla luce di Evangelii Gaudium 222?
16 Gennaio 2021

Tra gli effetti impliciti e sottesi della pandemia in corso sembra esserci, tanto nella gestione quanto nella riflessione, una propensione a rifletterne in termini di spazio. Dalle analisi dell’andamento dei contagi per regioni, all’isolamento domestico, fino alla chiusura delle frontiere, abbiamo reagito alla situazione di straordinarietà in termini di spazialità. Queste geografie esistenziali, sociali ed economiche sono diventate la gabbia concettuale e mentale all’interno della quale ragionare sulla nostra quotidianità. L’indice di misurazione del grado di libertà e di possibilità dell’azione individuale e collettiva è così diventato lo spazio. Fino a qui nulla di male – verrebbe da dire – dopotutto è la distanza che interpongo tra me e le altre persone a garantirmi un benefico stato di salute.

Questo non è però l’unica dimensione all’interno della quale ci collochiamo e pensiamo nel mondo, anche il tempo reclama il suo ruolo. Queste due dimensioni sono poste costantemente e inesorabilmente in relazione: qualunque pensiero o azione sul reale ne soggiace e da qui emerge. La relazione tra le due non va quindi dimenticata. Consapevole ne è anche Papa Francesco, che in Evangelii Gaudium la inserisce tra i quattro principi guida per la vita sociale, declinandola in questi termini: il tempo è superiore allo spazio (EG 222).

Vi è quindi, nella prospettiva offerta dall’esortazione apostolica, un capovolgimento di Weltanschauung rispetto a come ci siamo pensati negli ultimi mesi. Provando a coglierne la provocazione, emerge come il tempo sia un principio dinamico, che pone al suo interno la relazione tra il momento e il divenire, tra il limite e la pienezza, quindi. Questo approccio permette di ragionare non sul momento ma sulla lunga distanza diventando motore di nuove opportunità. Consente, ancora, la presa di coscienza del limite con l’intenzione di giungere alla pienezza che è il suo superamento. Se la riflessione in termini di spazialità è stata così una prima reazione, tanto istintiva quanto necessaria, questa non può essere l’unica. Emerge la necessità di pensare il fenomeno nella sua globalità, e quindi anche in termini di tempo e attraverso la relazione di quest’ultimo con lo spazio. Questa riflessione può avere la pretesa di diventare quella dinamica, che permette il superamento di questo momento attraverso una sua ri-elaborazione.

Temporalizzare la pandemia significa collocarla in un momento, ragionarne in termini di prima e di dopo, permettendo l’elaborazione di un futuro che non sia la negazione di questa situazione di extraordinarietà ma che la elabori in maniera positiva attraverso una prospettiva in divenire. In questa direzione stanno andando quegli investimenti sociali, economici e culturali che sono stati pensati negli ultimi mesi e che vedono nelle fragilità del sistema e delle persone un’opportunità di investimento, andando così a creare un capovolgimento di prospettiva.

L’invito che può essere colto è allora quello, tanto a livello individuale quanto collettivo, di cogliere il kairos del momento per investire sul futuro in maniera nuova.

2 risposte a “Evangelii gaudium e pandemia”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Se ho ben compreso: la pandemia non là si può considerare soltanto un male temporale, ma che da questo trarre conoscenza e coscienza per un più saggio indirizzo di vita,. Affrontare il male del momento con il bene però, perché il male resta tale a confronto di ciò che è bene. Il bene non è cosa in divenire futura, a mio parere, ma ci esiste e fronteggia il male da subito con tutti i mezzi disponibili. Non è dal male la provenienza del bene. Cristo è venuto e esisteva da prima di vivere in Terra. L’amore per un uomo in stato di bisogno, solo preda di sopraffazioni impietose di suoi simili, lo deve aver mosso a pietà, tanto da farsi Egli pure vittima al suo fianco per portare l’inerme a salvezza, da se stesso e dal male che lo rendeva privo di futuro. Il cristianesimo e quindi un bene temporale che apre al futuro, supera il male in potenza, e apre al tempo senza fine.

  2. BUTTIGLIONE PIETRO ha detto:

    Al Big Bang no (s,t).
    Vuoto ( NON il nulla!).
    Poi sono venute le “cose”.
    Oggi circola la tesi ( cfr Rovelli) che invece ci sono solo “relazioni” ( si è letto anche qui).
    Cmq lo (s,t) è al centro della fisica dell’ultimo secolo, da Einstein in poi.
    Un portato fondamentale è la loro relatività. Anzi! Tutto nell’Universo è relativo xchè non esiste nulla con cui confrontare una grandezza fuori da esso.
    Quindi suggerisco che, invece di passare da confinamento spaziale a dimensione temporale, prendere coscienza della relatività di ( s,t) e non dovrebbe essere difficile guardando all’U. e alla sua età.

Rispondi a BUTTIGLIONE PIETRO Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

I commenti devono essere compresi tra i 60 e i 1000 caratteri. I commenti sono sottoposti a moderazione da parte della redazione che si riserva la facoltà di non pubblicare o rimuovere commenti che utilizzano un linguaggio offensivo, denigratorio o che sono assimilabili a SPAM.

Ho letto la privacy policy e accetto il trattamento dei miei dati personali (GDPR n. 679/2016)