Essere sale nella società di oggi

Alcuni grandi parole che emergono dalle settimane sociali di Trieste
9 Luglio 2024

“Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore con che cosa lo si potrà render salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini”(Mt, 5,13).
“Sogniamo come un’ unica umanità, come viandanti fatti della stessa carne umana, […] ciascuno con la ricchezza della sua fede e delle sue convinzioni, ciascuno con la propria voce, tutti fratelli!” (Fratelli tutti).

Possono essere queste frasi a spiegare il senso della 50° Settimana sociale dei cattolici in Italia svoltasi a Trieste dal 03 al 07 luglio; senso ribadito, in fase di avvicinamento ad essa, da mons. Luigi Renna, arcivescovo di Catania e organizzatore delle “settimane sociali”, quando diceva: «Per chi ha fede è importante una presenza significativa anche nel mondo […]. Siamo cristiani che vivono nel mondo e portano tutta la ricchezza della loro profezia […]. si riscopra un’Italia che sa accettare le sfide che ha di fronte e avvii una nuova narrazione, la narrazione di una presenza che presidia i nostri territori e li rigenera».
Che cosa ci ha lasciato questa “Settimana sociale”? Quali messaggi ha lanciato per il futuro immediato? Colgo alcune parole…

Alla democrazia serve prossimità: largo al protagonismo dei soggetti sociali. Su questa tematica ha fatto il suo intervento il presidente della C.E.I., card. Matteo Zuppi, rimarcando come il cattolicesimo italiano, partendo dal Vangelo, ha sempre “sentito” come propri i temi sociali per camminare, provocati da essi, verso un ordine sociale e politico la cui anima sia la carità sociale. Allora bisogna continuare su questa strada, partecipando e contribuendo in maniera costruttiva alla vita sociale, perché la Chiesa è un luogo dove ci si appassiona al prossimo e quindi al dialogo.
Quindi dal card. Zuppi è ‘partito’ un ringraziamento a tutti coloro che, con tenacia, stanno favorendo esperienze di partecipazione, agli amministratori che si dedicano al bene comune, a chi svolge umilmente un’attività o una funzione che concorre al progresso materiale o spirituale della società: È così che si costruiscono inclusione e convivenza, si vincono i pessimismi, si sconfiggono le furbizie che piegano a interesse privato il bene comune». Ancora ha sottolineato che «ci sentiamo parte di un Paese che sta affrontando passaggi difficili e crisi epocali […]. La pandemia ci ha fatto comprendere il senso comune di appartenenza, di comunità di destino, di partecipazione a una vicenda collettiva. Non c’è democrazia senza un ‘noi’, non c’è persona senza l’altro. La democrazia […] difende concretamente la dignità umana soprattutto dove è più pesantemente violata […]; vuol dire anche inclusione dell’altro, del fragile, dell’emarginato».

Al cuore della democrazia. Democrazia è libertà, uguaglianza e partecipazione.

Su questi temi è intervenuto il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, secondo cui bisogna tutelare i diritti di tutti, e da cui è venuto un forte appello «a  perseguire il bene non nell’interesse della maggioranza, ma di tutti e di ciascuno».
Preoccupazione è giunta dal Capo dello Stato per la scarsa partecipazione alle recenti elezioni europee e amministrative, rimarcando come occorre adoperarsi perché ogni cittadino sia nelle condizioni di poter prendere parte alla vita della Repubblica, poiché i diritti si concretizzano attraverso l’esercizio democratico, mentre dove si registra una partecipazione elettorale modesta vi è una democrazia imperfetta che offusca le libertà. Il Presidente ha sottolineato che «al cuore della democrazia ci sono le persone, le relazioni e le comunità a cui esse danno vita, le espressioni civili, sociali, economiche che sono frutto della loro libertà, delle loro aspirazioni, della loro umanità […]; mirare al “bene comune” non è il “bene pubblico” dell’interesse della maggioranza, ma il bene di tutti e di ciascuno al tempo stesso».
Mattarella, inoltre, ha parlato della necessità di “alfabetizzare” la democrazia ovvero di mettere effettivamente tutti i cittadini nella condizione di poter prendere parte alla vita della società e delle sue istituzioni, in quanto ogni epoca è attesa alla prova dell’alfabetizzazione, dell’inveramento della vita della democrazia; sfida oggi più che mai complessa nella società tecnologica  in cui viviamo: «democrazia è esercizio dal basso, legato alla vita di comunità perché democrazia è camminare insieme. Vi auguro, mi auguro che si sia numerosi a ritrovarsi in questo cammino».

L’indifferenza è un cancro della democrazia, bisogna essere artigiani della democrazia. Su questi aspetti si è soffermato papa Francesco a conclusione dei lavori. ‘Indifferenza’ è una brutta parola che deturpa e distrugge la realtà e le persone, perché erge dei muri di incomunicabilità, di non-interesse; una parola molto diffusa oggi nei nostri atteggiamenti, che si insinua strisciante in quel che facciamo fino ad esserne assuefatti. Ecco allora l’insistenza del Pontefice affinché tutti si sentano parte di un progetto di comunità in cui nessuno deve sentirsi inutile. Per fare ciò occorre appassionarsi al bene comune, senza cercare soluzioni facili, appaganti solo al momento; occorre non manipolare la democrazia né deformarla con titoli vuoti di contenuto: «la democrazia non è una scatola vuota ma è legata ai valori della persona, della fraternità e dell’ecologia integrale».
Quell’essere, poi, “artigiani della democrazia” sottintende un lavoro paziente e meticoloso, fatto di passione e cura per ogni aspetto, compiuto tenendo ben presente i valori della libertà, della dignità di ogni persona, dell’uguaglianza, della pacifica convivenza dei popoli. Nel secondo dopoguerra siamo stati “artigiani di democrazia”: lo dobbiamo essere anche in questo momento in cui diverse ombre e criticità si addensano sul nostro tessuto sociale, in Italia come in Europa.
Come cattolici, se sapremo avviare e generare questa “nuova narrazione”, allora potremo essere quel “sale della terra” che non perde il suo sapore altrimenti saremo condannati all’insignificanza (se non è già troppo tardi…).

Una risposta a “Essere sale nella società di oggi”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    A tanto impegno , con proporre e operare, se non e originato da spirito libero, non scalfisce tutto quel popolo che preferisce andare nelle piazze, ascoltando e cantando le proprie storie, alla ricerca di soddisfare un bisogno di godimento, , in fumi e suoni e luci da colmare un vuoto alla ricerca di un proprio ideale da raggiungere che gli faccia la vita cosa bella. Questo può accadere dalla culla, quando l’affetto materno lo accoglie, attraverso un ricevere e dare amore poi, anche se con il sacrificio; studiando tutto quel mondo di materia che fa vivere il corpo umano,si è arrivati a essere ingegneri costruttori di (robot) un servitore comandato a svolgere funzioni. In ogni campo obbedendo ed eseguendo preordinate funzioni. Ma Dio ci ha chiamati “.amici”, che la libertà dell’uomo lo cerchi, non per la manna ma perche solo in Lui e attraverso di Lui l’uomo da subito può godere di ciò che aspira, quella luce e gioia piena.promesse

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