E se per il nuovo anno scolastico gli studenti avessero bisogno di altro?

Che da adulti e con varie responsabilità si voglia puntare tutto sulla certezza di cominciare in presenza e in sicurezza, va bene; che però non si punti su cosa e su come il ricominciare a settembre abbia significato e senso per gli studenti, ciò è preoccupante.
10 Agosto 2020

Il livello della discussione estiva sul prossimo imminente anno scolastico gira attorno a questioni importanti dal punto di vista tecnico e strutturale: banchi monoposto, sedie con le ruote al posto dei banchi, orari variabili di ingresso e di uscita, durata delle ore di lezione, numero dei docenti e del personale, classi divise in presenza o on line, aule più grandi o spazi adeguati da cercare altrove, mascherine sì mascherine no, misurazione della temperatura a casa o a scuola, test sierologico per tutti o su base volontaria.

Tra i luoghi della politica, i talk show e il web c’è chi dice e chi si contraddice, c’è chi pontifica e chi distrugge, c’è chi tace ma non sa se acconsentire, c’è chi è contrario sempre e comunque. C’è di tutto e forse anche di più, eppure qualcosa è assente nel dibattito non del tutto pacato, alcune questioni fondamentali che sono invece il cuore pulsante della scuola, senza le quali, nonostante le migliori condizioni e realizzazioni possibili, mancherebbero la crescita globale della persona, la dimensione relazionale, l’educazione, la formazione culturale, il desiderio di imparare. Infatti qualcuno si è chiesto o si sta chiedendo, per esempio, come stanno i nostri studenti?

Certo, sono in vacanza e dunque sicuramente bene e meglio che andare a scuola, ma questo vale d’estate da generazioni! Noi, però, abbiamo vissuto un anno scolastico unico e sono emerse tante fragilità oltre quelle note, ma ora chi ci pensa? Crediamo davvero che il vero danno causato dal lockdown sia l’aver lasciato indietro a livello dei contenuti una certa percentuale di alunni? È grave, tuttavia in uno strano silenzio accade ogni anno giustificandolo come normale, quando normale non è.

Eventi unici lasciano segni unici e spesso non sono esteriori o a livello di superficie: stiamo ponendo le domande giuste e le condizioni adeguate per metterli in luce, per permettere che emergano? Che da adulti e con varie responsabilità si voglia puntare tutto sulla certezza di cominciare in presenza e in sicurezza, va bene; che però non si punti su cosa e su come il ricominciare a settembre abbia significato e senso per gli studenti, ciò è preoccupante.

La presenza e la sicurezza possono rasserenare i grandi, ma chi ci dice che questi siano i bisogni dei preadolescenti e degli adolescenti? È come affermare che la scuola si rinnova e cambia grazie ai nuovi banchi o tenendo qualche lezione a teatro o nei musei, cioè mettere stoffa nuova su un vestito vecchio!

Uno studente di ieri su un nuovo banco o su una sedia rotante sarà più motivato, più coinvolto, più appassionato, più socievole, più studioso, più creativo? O forse è necessario altro, per esempio che come adulti in questo tempo delicato ci poniamo dinanzi al nuovo anno non da “grandi” bensì da “educatori”; e che da educatori suscitiamo le domande giuste, deponiamo le risposte ovvie, chiediamo ai ragazzi “come state veramente?”, “quale scuola vi è mancata tra da marzo a giugno?”, “cosa possiamo pensare e realizzare insieme per la scuola?”.

3 risposte a “E se per il nuovo anno scolastico gli studenti avessero bisogno di altro?”

  1. Daniele Gianolla ha detto:

    Sono domande necessarie e interessantissime, che tuttavia mancano da molto nella scuola. Nessuno ci forma come educatori e molti di noi rifiutano apertamente questo ruolo. Gli studenti hanno sempre avuto bisogno (anche) d’altro rispetto a quanto offre la scuola, confidiamo che la risposta all’evento unico ci apra a domande nuove ed a risposte all’altezza. Grazie

  2. BUTTIGLIONE PIETRO ha detto:

    Leggo Marco e mi emerge uno strano shift.. leggo studenti.. ma nella mia mente diventa ‘fedeli’.. Ma anche Stefania accosta Scuola e Chiesa…
    Un prete commentava il Vangelo di domenica così:
    ” Ecco! Se salite sulla barca.. il mare si calma!” Naturalmente la barca era la CC e cosa intendeva lui… Io mi guardavo intorno in quella Chiesa che aveva visto tanto e tanti, realtà ammirevoli che molti di voi manco si sognano.. e mi veniva da PIANGERE. SÌ. Da piangere.
    Rari nantes in gurgite vasto…
    Lo Spirito ce lo significato in cinese.
    La Chiesa nn è più ‘quella’.
    Cercate, costruite la vs Chiesa altrove.
    Dove c’è UMANITÀ.
    Non musei e vecchi decrepiti come me.

  3. Stefania Manganelli ha detto:

    Per la scuola (italiana) come per la Chiesa (italiana), la pandemia è occasione, opportunità da cogliere (Papa Francesco). Invece pare di assistere allo spreco (colpevole) di tale opportunità. Lo sguardo lungo, l’orizzonte ampio sembrano scomparsi nella mentalità corrente.
    Eppure qualche raro granello di sale o polvere di lievito stanno (finalmente) emergendo (come espresso in questo articolo).
    Ripongo tanta fiducia e speranza nei giovani e in un inarrestabile innesco di nuovi processi, che la realtà (superiore all’idea) ci “impone” in questo cambiamento di epoca. A ciascuno la libertà di accogliere, affrontare, vivere… o lasciarsi travolgere.

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