E se ci fossero altri contesti in cui educare all’affettività oltre la famiglia e la scuola?

In questo ambito e nel tempo di un'emergenza che è diventata purtroppo quotidianità, più che fare scaricabarile è necessario sbracciarsi tutti le maniche
23 Novembre 2023

L’omicidio di Giulia Cecchettin per mano di Filippo Turetta ha riacceso l’attenzione della politica e dell’opinione pubblica sul tema dell’educazione all’affettività, dando agli utenti dei social un nuovo topic su cui costruire castelli di opinioni contrastanti in attesa di un altro osso su cui avventarsi. A loro volta gli esponenti dei partiti ne approfittano per farne una questione ideologica, cavalcano l’onda tristemente, invitano all’unità del Parlamento; peccato che molti di loro non siano un buon esempio di rispetto reciproco, della persona, delle idee diverse, come spesso leggiamo e ancor più vediamo negli urlati talk show televisivi!

Siccome è più facile e comodo spostare l’attenzione altrove, subito a gran voce si chiede alla scuola di prendersi carico dell’argomento, di affrontarlo, di insegnarla come una materia, di dare spazio agli specialisti, persino di mettere un voto. Il mondo della scuola risponde che già ciò si fa, che non tutto può essere scaricato su di essa, che c’è l’Educazione Civica e, soprattutto, che bisogna responsabilizzare le famiglie; queste dal canto loro sono certamente le più fragili e disorientate, non per niente quest’ultimo doloroso episodio e la maggior parte dei precedenti accadono all’interno senza distinzione di classe sociale, di età, di contesto.

Poi c’è il carico di un certo tipo di comunicazione giornalistica che tratta storie così delicate alla ricerca del dettaglio macabro, facendo dell’essenziale della cronaca una sorta di reality show di infimo livello, passando dalla televisione del dolore a quella dell’orrore in qualunque ora della giornata, dando voce ai soliti opinionisti. Insomma, si fa tanto rumore, ci si scontra tra poveri, si gioca sull’aspetto emozionale, si lanciano anatemi, si grida “giustizia”, si perdono di vista l’obiettivo e il quadro generale.

Dinanzi ad un’emergenza che si è trasformata purtroppo in normalità tocca a ciascuno fare la propria parte quotidianamente anziché scaricarsela a vicenda! Dunque, chiamiamo in causa l’università, le realtà ecclesiali, le varie confessioni religiose, ma anche le associazioni culturali, i club service, il mondo dello sport, le palestre, cioè tutti quegli ambiti che si occupano in qualche modo di formazione, che possono operare con il vantaggio di avere dinanzi persone che scelgono liberamente di aderirvi, partecipando con piacere alle proposte e alle attività, magari dentro dinamiche relazionali più serene rispetto a quelle familiari e scolastiche.

Cominciamo a riflettere seriamente su quali messaggi distorti passino nel mondo di una certa musica, in alcuni talent show, nei reality, in alcune serie on line, spesso difendendo l’indifendibile in nome di una presunta libertà di espressione priva però dell’essenziale, cioè della responsabilità di chi la propone, svenduta per la notorietà e il denaro.

E che dire della pornografia a buon mercato, di libero accesso in rete, talvolta difesa pubblicamente come espressione artistica o di libertà sessuale, sebbene proponga per lo più lo sfruttamento e il dominio del corpo altrui, soprattutto quello della donna.

Infine, riscopriamo e valorizziamo il volontariato e il Servizio Civile, magari investendo più risorse in quest’ultimo per renderlo più appetibile ai giovani, per offrire un tempo congruo in cui abbandonare l’egoismo e l’egocentrismo dedicandosi agli altri, alle sofferenze che temprano, alla fatica che dà valore alle piccole cose.

2 risposte a “E se ci fossero altri contesti in cui educare all’affettività oltre la famiglia e la scuola?”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Ma certo che anche le reti televisive dovrebbero domandarsi se non debbano essere meno permissive a quelle proiezioni di marketing dove la donna è senza veli e senza rispetto alla dignità della persona es.seduta in bagno su un water!? e simili, in orari dove vi è raduno di bambini e adulti, il suo corpo sfruttato in ogni posa ad uso di meglio vendere un prodotto. Effettivamente addossare alla Scuola l’onere educativo più di quanto lo consenta il programma di istruzione, tenuto conto di quanta libertà oggi sia consentita agli studenti in comportamenti che definire goliardico è una forzatura per evitare di definirlo mancanza di rispetto, come in casi accaduti e resi noti. Forse andrebbe valorizzato l’insegnamento di cosa è più degno esprimere a definirsi uomo/donna: educati a saper governare le proprie intime emozioni, dove coscienza e ragione tendano a meglio valorizzare la ricerca di Verità, per un agire con maggiore consapevole assunzione di responsabilità

  2. Pietro Buttiglione ha detto:

    Sinodo.
    Costellazione 1:
    Missione
    1) strutturare e gestire la COMUNICAZIONE. Manco noi conosciamo cosa stiamo facendo. Obbligare a partecipare i Movimenti.
    2) Punti di ascolto dei giovani. Tipo cortile dei giovani o i due punti aperti in Duomo MI. Altri spunti sono facili.
    Il DIFFICILE viene dopo:
    COME aiutare le necessità emergenti? Passare da una Charitas materiale ad una piu’ spirituale nel senso che vada incontro a bisogni richiesti da solitudine-depressione-mancanza di relazioni, ecc
    Anche qui il coordinamento e la informazione circolante su disponibilità DEVE essere diffusa e a livello Nazionale! Non si puó certo lasciare alle Parrocchie!!!!

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