Dall’altra riva

La Siria, Cutro, la guerra, il mare, cosa è bene, cosa è male: pensieri difficili, emozioni che fanno male...
14 Marzo 2023

Dallo sperone di basalto nero del castello crociato di Qala’at Marqab, in Siria, mi sono incantata a guardare il Mediterraneo. Era una serata splendida dei primi giorni di gennaio, una brezza fresca arrivava dal mare e per un istante ho respirato la stessa mia lontana aria di casa: mi sembrava di essere sulle alture dietro Genova, con le antiche fortificazioni a picco sul mare.

Ero arrivata sulla costa dopo aver conosciuto la distruzione folle della guerra siriana. Qui era come poter per un istante riposare lo sguardo, riempirlo di luce, di libertà, di un orizzonte lontano dai muri squarciati.

Ho guardato il mare a lungo, quello che le antiche civiltà di queste terre chiamavano “jam”, letteralmente, le grandi acque. Ad Ugarit, città cananea della Siria,  jam era il simbolo del caos primordiale, del nulla, della morte. Un luogo popolato da creature orribili, dove solo Marduk, il Dio creatore, poteva dominare e portare ordine.

Questo mare era il grande pericolo, era l’imprevisto, l’insidia, ciò che non si riesce a controllare.

Lo guardo oggi. Penso alla gente che ho incontrato tra le macerie, il nulla, la disperazione della guerra e del terremoto adesso. Penso che oggi tutto si sia in qualche modo rovesciato. La prospettiva è diversa, immensamente cambiata. Nello sfacelo delle città e dei villaggi siriani, nella desolazione di un quotidiano senza prospettive e senza speranza, è lì che ho visto il “caos primordiale”, quello da cui gridare ed invocare liberazione.

Lo guardo, questo meraviglioso Mediterraneo e capisco come possa essere guardato da tanti uomini e donne, da madri e da padri che nel fuggire, nel partire, nel lasciare tutto, vedono la sola via per vivere, per dar vita ai loro bambini dove di vita non ce n’è più.

Una sponda che a guardarla mi scuote profondamente.

Oltre ogni pericolo.

Oltre ogni idea di prudenza.

Oltre ogni disperazione.

Oltre.

Il mare da qui è un oltre che provoca vertigini. E stasera lo guardo da madre, e provo a balbettare una preghiera quasi imbarazzata per ogni madre che da questa riva prova a scavalcare il bordo di un barcone.

“Duc in altum” sussurra il vento da queste mura. E’ come un turbine nella mia testa. Prendi il largo, più in là che puoi, scostati da questa riva di dolore, di rassegnazione. C’è questo mare aperto laggiù… fa una paura immensa, un dolore incontenibile nel petto, ma è proprio questo mare che chiama alla speranza, al coraggio, alla vita. Il sole tramonta splendido stasera e stanca salgo sul pullman con i miei compagni di viaggio. Apro a caso la Bibbia, ogni tanto lo faccio come a cercare il Signore che mi dica qualcosa… eccolo, un Salmo, il 18 “Stese dall’alto la mia mano e mi prese, mi sollevò dalle grandi acque, mi portò al largo, mi liberò perché mi vuole bene”.

Perché mi vuole bene.

Me lo rileggo più volte…

Poi…

Il 26 febbraio a Genova il mare era nero come una lastra di ardesia e guardarlo faceva malissimo.

L’altra riva. La mia. La nostra.

Quella desiderata, sperata, invocata, gridata, urlata quella notte da tanti…da fratelli e sorelle che forse avevo potuto incontrare tra le strade siriane.

Quella notte, io dormivo al caldo nella mia casa, mentre laggiù, sulla mia riva, tanti morivano.

Ora la distruzione, quel caos primordiale sento di averlo qui, tra le nostre braccia incapaci di accogliere, nei cuori che troppo velocemente si distraggono, nelle parole senza fatti…

Vado a ricercarmi quel Salmo. Fa un male profondo leggerlo.

È tutto così difficile, ed io mi sento piccolissima su questa mia riva.

 

 

 

 

 

5 risposte a “Dall’altra riva”

  1. Adriana Somigli ha detto:

    Grazie Lella per esserti spinta così lontano ed essere tornata per raccontarci, con rara profondità, di corpi, di sguardi e di cuori che attraversano i confini.

  2. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    errata corrige: con alle spalle una non……..ma…….storia di conquiste.

  3. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    E oso aggiungere che è una vergogna che Potenze padrone di gran parte dei territori del pianeta, con alle spalle una Troia di conquiste oggi si fronteggino in baruffe sui limiti aerei, quasi fanciullesco divertimento, o ancora a esibirsi per un confronto in potenza con le armi di ultima creazione così come nei successi planetari – le nuove mete di nuovi mondi da raggiungere. E queste sono le luci proiettate come su un palcoscenico che i popoli in platea dovrebbero ammirare mentre non si vuole far abbassare lo sguardo, dove sta calando una oscurità di morti, anche questo frutto di volere umano; le guerre, la fame di libertà per quelle genti costrette a vivere la vita come espiazione di peccati non commessi, mentre si vedono pochi eletti a godere in tavole imbandite dove la sazieta ricerca il piatto esteticamente appetibile. Dimenticando i molti che sono a cercare cibo tra i rifiuti. Per questo si aspetta il Cristo Risorto, a mettere ordine in tanto disumano disordine

  4. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    NeI barconi sono presenti, dicono, molti bambini. Mi domando con quanto dolore li abbiano mandati via, si siano separati dai genitori, solo per la speranza che almeno lui si salvi, il figlio. Quanto avranno dovuto racimolare e con quale fatica in denaro pagare questa speranza. Anche Maria di Nazareth, avrà provato questo doloroso strappo da lei del Figlio Gesù quando dopo averlo accudito, custodito alle sue cure ha dovuto lasciarlo andare in quel mondo di gente che non lo avrebbe accolto come meritava, ma respinto perché non parlava per un regno come quello vagheggiato da tanti. I traghettatori di migranti, sono dei mercenari ma offrono con i rischi la speranza di far sbarcare almeno un famigliare dove dalle TV sembra che vi sia abbondanza di beni! Sarebbe invece cosa nobile che là dove c’è la povertà che si fugge, si porti quell’aiuto necessario e si parli di diritti umani a chi governa,.di solidarietà per quelle loro persone in sofferenza umiliate in dignità

  5. Pietro Buttiglione ha detto:

    Quoti:
    Il mare da qui è un oltre che provoca vertigini……
    ……Duc in altum” sussurra il vento da queste mura. E’ come un turbine nella mia testa. Prendi il largo, più in là che puoi, scostati da questa riva di dolore, di rassegnazione. C’è questo mare aperto laggiù… fa una paura immensa, un dolore incontenibile nel petto, ma è proprio questo mare che chiama alla speranza, al coraggio, alla vita. Il sole tramonta splendido stasera…..
    Il MARE…
    Ieri lo guardavo con gli occhi di chi nn lo aveva mai visto..
    Il MARE..
    E la VITA…
    Oggi sempre piú un ? :
    Dove, Signore??..
    Da dove verrà il Tuo…
    Sarà tempesta, capovolgimento.. o ??
    Sempre più, sempre piú per TUTTI.
    Non illudiamoci!
    Siamo tutti aggrovigliati dentro, sotto, nella stessa PICCOLA barca.
    Solo insieme, se sapremo essere com-unitá ci salveremo.
    Noi
    I ns figli
    I ns nipoti..
    I neri
    I bianchi
    Gli UOMINI.
    Be human..

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