Cosa possiamo contro questa guerra?

Quale senso devono assumere la preghiera e il digiuno che abbiamo praticato su richiesta di Papa Francesco?
5 Marzo 2022

«La libertà non è star sopra un albero», cantava Giorgio Gaber negli anni ‘70, poiché in quegli anni si avvertiva la necessità di attivarsi per prendere parte al cambiamento della realtà. Un discorso che col passare degli anni ci è sembrato sempre più faticoso, perché appare meno semplice interpretare gli eventi e attuare quella “partecipazione” auspicata dalla canzone. Qualche giorno fa, per esempio, un’alunna mi ha chiesto cosa potessimo fare noi contro la guerra e io, che mi sono formato ormai alla fine del millennio scorso diventando adulto agli inizi di questo, non ho saputo cosa rispondere.

La guerra a cui si riferiva è quella intrapresa dalla Russia ai danni dell’Ucraina, che ha lasciato noi europei sgomenti e impotenti. Eppure negli ultimi anni abbiamo assistito a numerosi scenari bellici in paesi a noi anche molto vicini (la Siria su tutti, ma anche Israele o la Libia): non hanno destato la nostra attenzione solo perché pensavamo non avessero ripercussioni sul nostro continente. Stavolta è diverso, lo si nota anche dallo spazio insolitamente ampio occupato nelle testate di informazione.

La sensazione, insomma, è che questa guerra ci tocchi da vicino, pur senza coinvolgerci direttamente. Anche le sanzioni delle grandi organizzazioni internazionali ci appaiono lontane, talvolta incomprensibili, e completamente indipendenti dal nostro agire quotidiano (ammesso e non concesso che siano un utile strumento e non l’ennesimo modo per far pagare ai popoli già vessati le decisioni dei governi). Insomma, ci ricordano qui Gilberto Borghi e Sergio Ventura, «sembra davvero impossibile fare qualcosa di sensato per fermare l’assurdità di questo conflitto bellico».

Non resta che l’ultima arma dei poveri, la speranza, che può essere strumento potente se utilizzato con consapevolezza. Ecco perché il Papa ci ha invitati ad affidarci alla preghiera e al digiuno. Gesti semplici, alla portata di tutti, che si possono declinare in molti modi ma che possono anche divenire un mero palliativo per le coscienze. Ecco perché -in un’altra occasione- il Papa ha benedetto gli operatori che costruiscono la pace nel concreto. Ricordiamoci, con Sergio Di Benedetto, che «oggi noi dobbiamo avvertire con forza che abitiamo una Chiesa in pellegrinaggio […] che è chiamata ad abitare la tarda modernità o postmodernità, con sfide enormi»; la prima delle quali è costruire comunità “feconde” e “generative” anziché sterili ed autoreferenziali.

Optare per la pace non significa impugnare l’una o l’altra bandiera, come da più parti, con maggiore o minore ipocrisia, ci viene mostrato, bensì sovvertire e disarmare la logica della guerra (M.Tarquinio), senza cedere alla tentazione di alimentarla con altre armi, fisiche o spirituali (T.Dell’Olio). L’invito alla preghiera, dunque, incoraggia anche al discernimento, per intraprendere azioni che vivifichino la fede attraverso le opere, e arrivare ad issare -simbolicamente e faticosamente- bandiere della pace dall’una e dall’altra parte.

Tuttavia, nelle nostre parrocchie, tale invito giunge a contesti in cui il tessuto comunitario è spesso lacerato e sofferente, perlopiù incapace di intraprendere azioni congiunte, significative o efficaci. Ci sentiamo chiamati in causa da questa guerra? Possiamo fare qualcosa a tutela di quelli che ne pagheranno le conseguenze? A cosa siamo disposti a rinunciare pur di costruire la pace? Sono domande che nelle nostre comunità dovremmo porci, altrimenti la preghiera da sola non sarà altro che un modo vano per calmare il nostro senso di inadeguatezza.

Penso ad un episodio accadutomi in questi giorni. Riguarda una coppia di amici carissimi, colti e devoti, molto attivi nella propria diocesi, che ho il piacere di incontrare solo poche volte l’anno. Dovremmo vederci a breve, ma l’unica giornata disponibile è una per cui è previsto digiuno. Mi è venuto lo scrupolo di farlo presente e la loro risposta mi ha sorpreso: «digiunare si può fare in qualsiasi momento, ma incontrarci è così bello e importante che dobbiamo farlo comunque». Insomma, allo spirito di Marta, che prepara il bene senza guardarsi veramente intorno, hanno contrapposto quello di Maria, che sceglie di coltivare una relazione vera; dopo tutto, la nostra fede non è interamente fondata sulla celebrazione di un incontro?

La devozione senza la relazione perde di senso, perciò io auspico che l’invito del Papa al digiuno e alla preghiera ci sia arrivato con questo stesso spirito. Guardiamoci intorno, perché da ogni parte stanno prendendo vita iniziative di solidarietà e di accoglienza. Nelle nostre parrocchie ricominciamo a progettare e ad agire comunitariamente, con gli strumenti della nonviolenza, per partecipare al nostro presente: forse non potremo fermare le bombe, ma potremo costruire davvero la pace.

 

11 risposte a “Cosa possiamo contro questa guerra?”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Bisogna però anche ammettere d’aver bisogno di Dio anche per dare ai Fratelli l’aiuto richiesto: armi a difesa adeguate a….aver salva la vita? Vincere, ma la condizione se implica ingigantire una guerra,dobbiamo per forza è ragione optare per altra via, quella che Cristo stesso ha intrapreso, per essere vittorioso si è fatto vittima, Lui e il Dio della Pace cioè non è con le armi che questa di garantisce, quante più saranno le vittime! Cristo vuole conversione di cuori e la di sta vedendo da quanti si stanno convincendo che la guerra è errore stanno provando pena e orrore, si aprono occhi a vedere che è via sbagliata. Dobbiamo credere che Dio voglia la Resurrezione dei figli, la Parola si è fatta carne e venne ad abitare in mezzo a noi….,

  2. BUTTIGLIONE PIETRO ha detto:

    Mi dicono di una foto sul NYT di una famiglia in cerca di salvare la vita, cagnetto incluso, sterminata sulla via “UMANITARIA” battuta da una fila di colpi vicino ad un po te distrutto.
    Io, con la scusa del mio cuore malato, evito sempre di VEDERE il sangue.
    Ma Tu o Dio, Tu hai visto.
    E Tu, o Dio, sei l’unico autorizzato a fare giustizia. Vorrei tanto pregarti di vendicare quella, tutta la povera gente, vittima fi ingiustizie. Ma mi limito a pregarti di fare la TUA giustizia. Presto.
    E SOSTIENI il Popolo ucraino.
    Anche dalle fakes russe.
    Grazie. Da un cuore sofferente.

  3. Giuseppe Risi ha detto:

    “Optare per la pace non significa impugnare l’una o l’altra bandiera, come da più parti, con maggiore o minore ipocrisia, ci viene mostrato, bensì sovvertire e disarmare la logica della guerra”.
    Mi sembra un’affermazione, in questo momento e in questa situazione, al limite del vergognoso. Essere cristiani vuol dire stare dalla parte degli aggrediti (gli ucraini), della libertà (i paese democratici), della pace (quella troppo debolmente custodita dagli organismi internazionali, non quella calpestata da Putin). Altrimenti la fede diventa evanescente, incapace di giudizio su ciò che accade, ininfluente rispetto alla storia. Noi viviamo nel presente e nella storia, non nell’eternità e in paradiso! E con questa storia (brutta, complicata, compromettente…) dobbiamo sporcarci le mani (es. gli aiuti all’Ucraini con armi), come ha fatto Gesù, anche a costo di fare qualche errore.

    • Daniele Gianolla ha detto:

      La situazione evolve velocemente e alcune considerazioni scadono in fretta. Il mio riferimento era al nazionalismo (ecco perché parlo di bandiere) e alla presunzione di riconoscere chi sono i buoni e chi i cattivi. Io scesi in piazza quando al posto di Putin c’era Bush e al posto dell’Ucraina l’Afghanistan o l’Iraq, perché già pensavo che i popoli che vanno difesi dalle guerre, sempre. Non sono sicuro -ma posso sbagliare- che armare un conflitto risolva il problema… Gesù ha sempre rifiutato lo scontro armato (vedi la questione dei Zeloti)

  4. BUTTIGLIONE PIETRO ha detto:

    Questa guerra pazza sta unendo gli Europei, vedo che si mettono in fila anche quelli che hanno mangiato fino a ieri dalla Russia. Dubito che fosse voluto da Putin.
    Vedo con sofferenza che Cirillo sposa le sue tesi .
    Io credo di restare cristiano se prego Dio di vendicare lui le sofferenze e le morti innocenti. Come recita il Salmo.
    Imo sulla Russia sta scendendo l’INVERNO. Come in quella favola.
    E durerà decenni. Purtroppo.

  5. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    ..che.il sale abbia perso il suo sapore.? molti altri aromi si usano, certe minestre semplici richiedono tempo e amore a prepararle saporite, di semplici legumi, il sale e ingrediente,da sapore. Cristo non viene portato in processioni, Egli e Verita, contrasta furbizia, mistificazione queste come gramigna la soffoca. Non c’è verita, anche il parlare e l’abbigliamento.tendono a una scelta di convenienza. Pero’la verità si fa strada, come in queste guerre lampo sorte dal nulla, squarciano di fuoco e morte la tranquillità di pace che si credeva raggiunta, emerge Nelle mille mani tese dei soccorritori. Quel sale e ‘ nel lavoro di tutti quelli operatori sanitari che negli ospedali si sono superati in impegno, lottando a salvare vite contro un virus micidiale, Esaltati ma anche poi denigrati, insultati. Certo c’e con il bene il male, riemerso in forma esecrabil come rinn.Shoah. Ma Cristo e presente, qua, la, proprio nelle mani tese , per questo Lo ringraziamo e si prega…!

  6. Roberto Beretta ha detto:

    Ha ragione, Giampiero. ma lei sa rispondere a quelle due domande? Glielo chiedo sinceramente, senza polemiche: lei sa perché il male? Lei sa se è giusto uccidere?

    • Gian Piero Del Bono ha detto:

      Caro Beretta io devo fare uno sforzo per dirmi ancora cattolico e questo sforzo lo faccio perche’ voglio morire cattolico. Ma temo che molti oggi, soprattutto giovani, si disinteressino di una fede che non sa piu’ dare ragione delle grandi domande ,il senso della vita,del dolore e della morte. I primi seguaci di Cristo lo seguirono perché aveva ‘ parole di Vita eterna” , gli uomini di oggi non seguono la Chiesa perché non ha piu’ parole di Vita eterna ma solo frasi retoriche.

  7. Gian Piero Del Bono ha detto:

    Il tipo del Cristiano del nostro secolo e’ colui che non sa mai cosa rispondere sulle domande fondamentali che vengono poste: perche’ il male colpisce gli innocenti? Non si sa . Perche ’ ci sono le guerre e che dobbiamo fare in caso di guerra, e’ lecito o non e’ lecito combattere? Non si sa.
    Il Cristiano moderno se la cava dicendo che “ non sa cosa rispondere “ . Voi siete il sale della Terra, disse Gesu’ ai suoi discepoli , ma pare che oggi il sale abbia perso il suo sapore.
    Eppure mai come oggi fiumi di parole , di sermoni, di retorica, di moralismo , su tutti gli argomenti, dalla raccolta differenziata ai migranti, escono dalla bocca dei cosiddetti cattolici: bisogna fare cosi’, dobbiamo fare cola’ … Pero’ sulle questioni fondamentali della vita e della morte, su quello, ah no , non sanno rispondere ….e vivono alla giornata .

  8. gilberto borghi ha detto:

    Digiuno e preghiera certamente, anche perché fanno bene pure a noi che mangiamo per abitudine o fame chimica e restringiamo la vita spirituale alle meditazioni per il nostro benessere mentale. E già sarebbe molto se molti facessero almeno questo. Oltre questo si sono le raccolte vivere e beni di prima necessità per i profughi e la disponibilità ad accoglierli dai noi, nelle nostre strutture e nelle nostre case. Non incide certo direttamente sulla guerra, che purtroppo continua al di là delle nostre volontà, ma nel dramma, come sempre, ci permette di mantenere noi e chi paga le conseguenze di questa guerra assurda nella condizione minima di umanità. Almeno restiamo umani!

  9. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Ma se non tacciono le bombe come si fa invocare il Dio della Pace? Sono state avviate
    iniziative in soccorso dei fuggitivi ma intanto non c’è la tregua per dar luogo a contatti che facciano sperare in sinceri intendimenti di pace. Chissà se tutti tralasciando ogni impegno abituale chiedessimo a gran voce ai governanti “Vogliamo Pace” Forse anche questo è essere artefici di quella pace che Dio si aspetta da noi, essere artefici e operatori di Pace. Tutti nel nostro piccolo insieme possiamo contribuire anche così a forzare le volontà di coloro che Governano pensando e confidando anche nella nostra cecità, nella nostra indifferenza, nel nostro raccolto silenzio. Cristo è venuto e si è fatto vittima addirittura per far conoscere la Pace, non si è isolato, si è fatto carico delle nostre colpe. Tocca a noi in ogni modo essere costruttori di pace, solo così Lui può sentirsi Fratello presente

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