Dunque sembra che, per ora (e a lungo), il Ddl Zan se ne starà in un cassetto. Con tutto il suo carico di ideologie, polemiche, buone intenzioni, timori ecc. È il normale iter di una legge, in democrazia, e su questo siamo laici e democratici, come è giusto che sia.
Ma intanto… siamo sicuri, da credenti, di aver colto l’opportunità di questo dibattito per misurarci con le fonti della nostra fede? Oppure ci siamo limitati ai richiami all’“uomo e donna, nella Genesi!”, dove si fermano quasi tutti?
Proponiamo una “provocazione evangelica”: non sui contenuti specifici della Legge, ma sul nostro atteggiamento a proposito del suo contenuto sostanziale: il destino di uomini e donne in carne ed ossa, cioè di tanti figli di Dio.
Un giorno dissero a Gesù: «Guarda quello! È il ladro peggiore della città! E il peggio è che gode di appoggi potentissimi! Se potesse, ci rovinerebbe tutti, senza alcuno scrupolo!».
E Gesù: «Davvero? E come sta?».
Subito dopo si autoinvitò, davanti a tutta la folla, a casa di quel tizio e volle mangiare con lui, a casa sua, gustare il suo cibo e conoscere i suoi famigliari (ne aveva?), amici (ne aveva?) e complici (ne aveva).
Un altro giorno trascinarono davanti a Gesù una donna sorpresa a letto con un uomo che non era suo marito. Gli dissero: «Sei dei nostri nel condannare e far fuori questa puttana? La Legge parla chiaro!».
Lui concordò che la Legge parlava chiaro. Ma aveva un dubbio e lo espresse: «Sì, dobbiamo difendere una comunità di puri dall’impuro, dalla mela marcia. Quindi a difenderci da lei devono essere uomini puri. E allora: chi è senza peccato, scagli subito contro di lei la sua pietra. E così facciano altri uomini puri come lui».
La Legge era salva, ma non si trovò in quel consesso un solo uomo puro e quelli se ne andarono. Non avevano retto alla domanda formidabile di Gesù: «Lei è colpevole, certamente, ma voi come state?».
Rimasero soli, lui e la donna.
Lei, tremante, gli domandò: «Tu, tu sei puro, lo sento. Lo capisco da come mi guardi. Dunque sarai tu, ora, ad uccidermi?».
Ma lui rispose: «No. Io non sono solo puro, io amo come il Padre mi ha insegnato a fare nei confronti di tutti i suoi figli. E vivo per aiutare tutti a tornare alla casa del Padre. Vai: ti auguro di sentire vicino l’amore del Padre. Questo sì ti farà sentire bene, non la ricerca dell’amore che hai condotto fin qui. O almeno così credo».
La donna si allontanò. Ma non di molto.
Chissà. Se avessero detto a Gesù: «Quei due sono omosessuali. Vivono nella stessa casa. Collaborano, si aiutano. Dicono di amarsi (!)… che ne dici? Non si illudono forse? Non sono fuori dalla Legge di Dio e dalla legge di natura? Il loro amore non è forse sterile?».
Gesù avrebbe detto: «Ma come stanno?». E sarebbe andato in casa di quei due a mangiare insieme a loro il loro pane. Per conoscerli, per ascoltarli. In cerca d’amore.
Se avessero detto a Gesù: «Vedi quella donna? Beh, non è una donna: era un uomo e a tutti i costi ha voluto diventare donna… Che ne dici?».
E Gesù: «Non so che dire. Come sta?». Poi avrebbe cercato di scoprirlo.
Gli dicevano: «Giudica questo, giudica quello…».
Ma lui: «Non giudicate. Non siate maestri di nessuno. Né capi di nessuno. Amate e quindi domandate sempre: come stai? E se trovate ferite da condividere, fatelo».
Questo atteggiamento portò Gesù… a non combinare niente e ad essere rifiutato dai “suoi” (“Non ci dice chiaramente cosa dobbiamo fare!”) e dagli “altri” (“Non abbiamo certo bisogno di un sognatore che tutto vuole basare sull’amore!”).
Ma Gesù era un illuso, un disadattato? No. Credeva nella “sapienza dell’amore”, che nasce dalla domanda: «Come stai?». E non dal giudizio.
Conosceva la Legge, la conosceva bene (come abbiamo visto nell’episodio della donna adultera, la conosceva meglio di tanti suoi difensori) e ribadiva che doveva essere rispettata. Ma non era questo il suo compito: il suo compito era, appunto, chiedere “come stai?” a tutti, anche ai disobbedienti alla Legge, che proprio nella loro disobbedienza sperano di trovare la felicità.
Perché la Chiesa di Gesù è famosa come custode della Legge, “divina” e “naturale”… e non per il servizio che pure sa fare, cioè chiedere a tutti “come stai” e accogliere le conseguenze (imprevedibili!) di questa sua domanda?
Lo scollamento tra il ruolo che la Chiesa si è intestato e il Vangelo, che ha a cuore solo la persona, la sta stritolando.
“ La Legge era salva, ma non si trovò in quel consesso un solo uomo puro e quelli se ne andarono. Non avevano retto alla domanda formidabile di Gesù: «Lei è colpevole, certamente… ”
Questa è la teoria parafrasando il Vangelo.
Ma In realtà ho sempre pensato che le cose sarebbero andate diversamente, avendone le prove in occasione della votazione del parlamento sulla nipote di Mubarack.
Come ricorderete un consesso di uomini e donne “impure”, autoassolvendosi e fregandosene tranquillamente di ogni senso del pudore assolse il colpevole con formula piena, condannando per sempre i “puri” a vivere fuori dalla “normalità “
Veramente la parola che pronuncia Gesu’ a quelli che incontra come riportato dai Vangeli non è’ Come stai?
ma Seguimi ! Non solo per Pietro e per gli altri discepoli , ma anche per Zaccheo e per l’adultera perdonata , all’ incontro con Gesù segue la sequela di Gesù, non una seduta di psicoterapia.!
. Oggi come ieri Gesù,ci chiede di seguire LUI e non indugiare e crogiolarsi nelle proprie preferenze e desideri . A un giovane ricco propose di dare tutto ai poveri e seguirlo. Il giovane non lo seguì. Probabilmente oggi ad un giovane omosessuale chiederebbe di rinunciare al soddisfacimento delle proprie pulsioni e seguirlo, nella purezza di vita. E spesso ,come il giovane ricco,molti esitano a sacrificare quello a cui piu’ tengono.
Vieni e seguimi e la parola evangelica , il motto di Gesù,non un compiacente Come stai . E anche: chi vuol guadagnare la propria vita la perderà,ma chi perderà la propria vita per causa mia la salverà.
Ma la Chiesa e Madre, si preoccupa che nella famiglia sia presente un ospite, maestro di vita, Cristo. Perciò fa come Lui, ammaestra i figli alla scuola dell’amore vicendevole, perdonante le mancanze, ma anche proteggendo dalle insidie di ciò che è male, che non può per quella via portare a salvezza San Paolo chiarisce, quale via seguire, Cristo, per diventare suoi fratelli, figli di Dio, eredi del regno. Come Si ha cura di tenere un medicinale che si presenta come una caramella, lontano dall’ignaro, dal bambino, pericoloso per la sua salute, così si ha a cuore di insegnare ciò che è bene sopratutto. Ovvio che accoglierà e si farà samaritana per chiunque e in sofferenza, ma poi lo affiderà a Dio. la Chiesa è fatta di uomini, il potere le viene da Dio, come i Santi, non giudica insegna quale è il vero amore, come vivere per aspirare a salvezza; Cristo Io sono la porta…”..se uno entra attraverso di me, sarà salvato. Ha portato a perfezione la Legge.
Grazie per questo articolo! Da giovane ho sempre mal sopportato il devozionismo al Sacro Cuore ma invecchiando la mia preghiera è diventata essenziale e mendico solo due cose: il Suo Cuore, i suoi sentimenti e la pienezza dello Spirito Santo per poterli vivere. E felicemente mi trovo a chiedere:” Come stai?” sempre più spesso a chiunque incroci la mia strada
Ciao! Complimenti: il tuo desiderio si chiama “cristianesimo”.
Parole esatte e necessarie, oltre che emozionanti. Articolo scritto con garbo e sapienza. Grazie
La “sapienza dell’amore” richiede un diverso approccio a cosa sia il male e il peccato.
Una Chiesa che per prima cosa giudica, pensa che il male e il peccato siano qualcosa che va estirpato dall’essere uccidendoli. Perciò chi è portatore di male e peccato va “allontanato”.
Una Chiesa che “va a mangiare” a casa dei peccatori, pensa che il male e il peccato siano qualcosa che va assunto e reintegrato nella verità, attraverso la relazione di amore. Perciò chi è portatore di male e di peccato va “avvicinato”.
Come De candia suggerisce: “: in ogni cataro c’è un edonista, in ogni pio c’è un empio, in ogni inflessibile c’è un licenzioso, in ogni sputa sentenze c’è un dubbioso… per resistere è necessaria perciò dolcezza verso sé stessi, gli altri e il mondo che ci disprezza” (La vera amabilità del Cristianesimo. Charme e stile di una fede postmoderna)