Beati voi quando vi insulteranno

Su una beatitudine esigente che proprio l'era digitale ci sta facendo riscoprire in tutta la sua forza evangelica
10 Novembre 2019

«Beati voi quando gli hater vi prenderanno di mira, quando istigheranno alla violenza fisica contro di voi e costruendo fake news monteranno campagne social contro di voi per causa mia e del Vangelo. Rallegratevi ed esultate perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».

Gli amici esegeti scuoteranno la testa, lo so. Ma ultimamente quando ascolto il brano di Vangelo delle Beatitudini mi capita sempre più spesso di pensare che forse oggi dovremmo tradurlo anche così. Perché è una parola di Gesù che questo nostro tempo ci rilancia in tutta la sua forza: sì, «beati voi quando vi insulteranno» è una parola particolarmente provocatoria per questa era digitale in cui – lo vediamo proprio in questi giorni con la vicenda di Liliana Segre – la violenza verbale sembra dilagare.

«Beati voi quando vi insulteranno». Confesso di aver a lungo pensato che questa parte del discorso fosse quella facile. La persecuzione fisica – mi dicevo – quella sì fa paura; l’insulto invece scoccia, certo, ma è solo questione di farsi le spalle un po’ più larghe. Puoi comunque permetterti di compatire chi ti insulta, essere superiore a queste cose… E poi: è proprio necessario andare nei posti dove ti insultano? In fondo basta selezionare bene le frequentazioni e il problema lo risolvi alla radice…

Già. Però, poi, arriva l’epoca dei social e ti rendi conto che non è affatto facile. Capisci che cos’è davvero l’insulto e quanto può farti ribollire il sangue. Capisci che cosa vuol dire avere qualcuno sempre pronto a rinfacciarti qualcosa e a raggiungerti anche là dove meno te l’aspetti. Constati che appena ti esponi su qualcosa è sufficiente qualche ora per trovare distorte o strumentalizzate le tue parole da qualcuno che ce l’ha con te. Del resto lo sappiamo: nell’ambiente digitale si può comodamente essere leoni da tastiera senza nemmeno guardare in faccia il fratello. Ma ti accorgi pure di quanto persino tra noi cattolici – persino qui su VinoNuovo – sia difficile confrontarsi «per causa Sua e del Vangelo»; persino questo talvolta diventa un ring. E alla fine capisci quanto tu stesso ci sei dentro fino al collo in questo meccanismo; quanto anche nel tuo cuore e nella tua mente diventi difficile porre un confine tra la difesa della verità delle cose e quella del tuo ego. La tentazione di scappare così si fa grande. Ce lo diciamo sempre più spesso: «no, li dentro basta; adesso chiudo il profilo così la smettono loro e la smetto anch’io».

Ecco: è esattamente questa situazione quanto il Vangelo – al contrario – ci proclama come una beatitudine. Gesù non ci dice: sii paziente, resisti, conta almeno fino a dieci prima di scrivere una risposta in chat… No, dice proprio: se sui social ti insultano per causa mia e del Vangelo sei beato. «Perché, Signore? – viene da rispondere nella preghiera -. Che cosa c’è di tanto prezioso nel restare lì a farsi insultare?».

«Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli», dice il Vangelo. Sarò un inguaribile scettico, ma io non me lo vedo proprio il Padre eterno che alla fine dei tempi consegna una medaglia più scintillante a chi ha battuto il record di stalker su Twitter. No, quella «ricompensa nei cieli» deve voler dire per forza qualcos’altro. Quei «cieli» devono per forza indicarci anche un modo diverso per stare in rete adesso. Del resto non è lo stesso Gesù nelle parabole a dirci che questo «Regno dei cieli» con Lui è già qui in mezzo a noi? E può non esserci oggi anche sui social network?

Sì, Signore, mi costa tanta fatica questa tua beatitudine. Mi accorgo di quanto sia ancora lontano dal viverla. Perché lo vedo che solo la Tua è una Parola di verità; mentre le mie – anche quando parlo di Te – sono piccole. E per di più coi miei giudizi sugli altri ho pure il vizio di trasformarle in idoli intoccabili.

«Beati voi quando vi insulteranno». Sì, beati voi che credete in un mondo dove non è raccogliere più like il metro di chi è innalzato. Beati voi che annunciate una verità che è segno di contraddizione, che non accettate l’odio e la menzogna, che anche in rete prendete sempre le difese di chi è debole. Ma nello stesso tempo restate grati del fatto che il Padre misericordioso con voi non utilizza mai il comando per bannare. E col suo pc oggi continua a scrutare la rete nella speranza che anche l’hater, vostro fratello, ritorni a casa per fare festa insieme.

«Beati voi quando vi insulteranno». È il momento in cui finalmente possiamo decidere quanto amare davvero.

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