Apocalisse o…

Le previsioni di una grossa azienda di ricerche di mercato annunciano l'apocalisse economica e sociale. Sarà così?
25 Maggio 2020

Scrivo qui, in questo angolino dove posso lasciare tutto e dimenticarmene con facilità. Elena, mia moglie, oggi  mi ha telefonato un po’ abbattuta, frastornata; il suo capo (una grossa azienda di ricerche di mercato) le ha dato non so qual documento da finire. In quello che le ha letto, e un po’ in tutta la rassegna stampa specialistica, c’era la previsione di una catastrofe apocalittica, sul piano economico e sociale. E lei si chiede sarà proprio così, siamo destinati a ciò?

Lo so che spunta in me il sociologo che, non avendo studi e titoli, ma solo un nostalgico vecchio desiderio nel fondo di un cassetto polveroso, è patetico, inconcludente e da non prendere in considerazione. Però non demordo, perché, se non un leone ruggente, c’è in me una gallina che starnazza. Le ho detto che se partiamo solo da uno sguardo freddo, lucido, cinico, individuale, questa pandemia, avendo scosso le nostre certezze onnipotenti rischia di farci vedere tutto come irreparabile. Il futuro non è chiaro per niente, questi obblighi di distanziamento creano problemi grandi, la gente ha perso e perderà lavoro e capacità di spesa e per alcuni o molti anche capacità di sussistenza.

Io sono del  ’56: è considerato la fine del dopoguerra, anche se dopo 10 lunghi anni. Che immagino voglia dire l’uscita dall’emergenza ed avere condizioni migliori di prima della guerra, ma venivamo da quasi sei anni di guerra che aveva distrutto materialmente e moralmente tutta l’Europa, più il resto specie nell’estremo oriente. Siamo messi così?

Non credo, anche se penso che la mia generazione e anche i giovani di oggi non so come riuscirebbe a venir fuori da un dramma del genere ed aver voglia di ricostruire. Penso a mio padre e a tanti come lui e anche meglio: dopo anni di guerra, prigionia, privazioni di ogni genere sono tornati a casa e hanno ricominciato. Forse chi aveva fatto il partigiano aveva avuto la soddisfazione di aver vinto, di essere stato dalla parte giusta; ma in prigionia o nascosto da qualche parte o le donne che negli stenti e nei soprusi avevano mandato avanti famiglie con vecchi e bambini, che soddisfazione avevano, dove avevano vinto, a chi potevano chiedere un riconoscimento? e chi aveva perso, dietro ad una ideologia sbagliata rincorrendo un pezzetto di potere o solo per paura, cosa poteva sperare? Eppure non ci si poneva nemmeno l’alternativa: si doveva ripartire. Siamo così adesso?

Lo so che il mondo è complesso, la situazione odierna pure, e ci sono situazioni diverse da persona a persona, ma cosa ci può accomunare?  O guarderemo in alto, per chi come me crede forse è più facile (?), e penseremo a cose grandi quali: coraggio, fantasia, solidarietà o ci guarderemo il “bigolo” o poco più e faremo interessi di comodo, individuali o di bottega, scapperemo rifugiandoci in qualche spelonca (alcol, droghe, depressioni..), proveremo a fare come se nulla fosse perché a noi non ci ha toccato né nella salute e nemmeno nel portafogli, ci inebetiremo di nostalgie del tempo che fu, dove viaggiavamo per il mondo, mangiavamo stellato. Oppure metteremo in campo il nostro meglio e non avremo paura di condividere, quello che abbiamo, con chi è in difficoltà. Già da più parti, non so se chiamarli sciacalli o uomini plexiglas, che dividono, veniamo messi allerta da messaggi tipo: attenti si parla di patrimoniale. Già perché a noi, ci sono anch’io nel mezzo, tutt’al più piace essere benefattori, o esserlo considerati, ma se e quando ci pare. La scusa è sempre quella: lo stato poi li spreca, è l’alibi anche degli evasori, ma se nessuno pagasse le tasse, come avremmo curato i tanti malati e gravi negli ospedali pubblici?

Torniamo al domani: deve crescere il nostro senso civico, il bene comune; che esiste anche per noi cattolici, non pensiamo di poterci scegliere il nostro prossimo per essere buoni.  Il mio prossimo sono gli altri, tutti e se il nostro rapporto sarà con qualcuno di specifico, questo deve rappresentare il tutto e non essere a discapito di.

Sono certo che menti lucide e fresche proveranno e promuoveranno esperienze di aiuto e condivisione che nemmeno sono in grado di immaginare. Il Signore darà forza ed ispirazione a uomini di buona volontà; dovremo saperli riconoscere ed appoggiare e non danneggiare perché non è venuta a noi l’idea o perché non sono allineati al nostro pensiero. C’è chi chiama Dio: giustizia, il prendersi cura, gratuità, ambiente ecc. In questo primo ventennio di secolo è già la terza volta che sentiamo dire: niente sarà più come prima; l’ abbiamo sentito dopo le Twin Towers, dopo la bolla finanziaria del 2007 ed ora per la pandemia. Spero che stavolta non funzioni il solito gattopardismo per cui alla fine non cambia proprio un bel niente, anzi si accentuano le disparità (nord sud, ricchi e affamati, mangia pianeta ed indigenti); spero che ci sia proprio un bel cambio di vento, lo dico anche con paura perché anch’io ho da perdere. Ma così non può durare.

 

2 risposte a “Apocalisse o…”

  1. Francesca Vittoria Vicentini ha detto:

    Apocalisse o….Lei ha prefigurato certe sit.ni possibili a verificarsi in caso di crisi economica, perché solo qualche anno fatti simili già accaduti, gente che si è tolta la vita per la perdita di una attività costata anni di duro lavoro,così come per altri fallimenti, perdita di lavoro dipendente,Il paragone con quel popolo proveniente da
    Rovine belliche ,che aveva saputo comunque riprendersi forse non regge il confronto con la generazione di oggi . Quelli hanno dimostrato uno spirito più adulto,capace di sacrificio, anche dotato di fede,non pensavano che a contare sulle proprie capacità, anche contava reciproco spirito di solidarietà, e amicizia A coltivare nuova speranza. Il valore della dignità,superava quello della moneta.. C’era una educazione morale a come vivere la vita da cultura cristiana Ecco perché nel caos di oggi,una società orgogliosa di una conquistata libertà, ma senza dio, pur dotata con una istruzione superiore appare debole.

  2. Aldo Di Canio ha detto:

    Ho l’impressione che nella mente di molti il lockdown è stato tempo perso e quindi ora e subito bisogna rifarsi, alla stessa maniera di prima.
    Ho visto lamentarsi persone che potevano fare a meno di ricevere i famosi 600,00 €, avendo accumulato durante gli anni precedenti, ed ho visto persone lamentarsi pur sapendo quanto hanno dichiarato negli anni passati al fisco.
    Ho visto i furbi di sempre e penso che alla fine, nella ripresa, prevarranno le modalità dei furbi.
    Eppure il lockdown ha indicato la strada, la strada della comunità e dei beni comunitari, la strada della generosità delle persone semplici. Ha indicato la strada di quello che veramente vale per la comunità anche in termini di impresa. Basta porsi in ascolto di quanto successo e comportarsi di conseguenza. Forse molte imprese in crisi devono solo convertirsi a nuovi scambi e la comunità deve essergli vicino.
    #tuttoèconnesso!

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