Papa Francesco e il piccolo Michelangelo

Nel giorno del trigesimo della morte di papa Francesco, è importante ritornare su uno degli ultimi suoi gesti rivolti ai più piccoli tra di noi
21 Maggio 2025

Mercoledì 23 aprile io e mia moglie siamo arrivati alle 7:00 in Piazza San Pietro. La liturgia della traslazione, con la processione durante la quale i cardinali hanno accompagnato la salma di Papa Francesco, scandendo il canto delle litanie dei santi in latino, ha avuto inizio alle 9:00 per terminare alle 10:00. Noi eravamo seduti nel settore anteriore destro di Piazza San Pietro, che nel giro di poche ore si è riempita di una decina di migliaia di persone.

Al termine della liturgia, considerando che eravamo in Piazza dalle ore 7:00 pensavamo di entrare in Basilica in tempi brevi. Il percorso era però tutto transennato e la vigilanza ci ha comunicato che non potevamo passare da dove siamo entrati, ma dovevamo recarci all’ingresso opposto della Piazza e metterci in coda. Ci siamo avviati e fermati in coda all’inizio del colonnato del Bernini, sulla destra. C’era il sole molto forte ed io ho aperto il piccolo ombrello che avevo portato nello zaino per fare ombra.

A due metri da noi c’erano due bambini piccoli in braccio ai loro genitori. È stato spontaneo mettere sotto l’ombrello anche loro e fare tutto il tragitto insieme, che dalle 11:00 ci ha portato ad arrivare in Basilica, davanti la salma di Papa Francesco esposta al pubblico alle 13:00 circa. Durante il tragitto ci siamo accorti che questa famiglia portava con sé due cartelloni con delle foto in cui stavano insieme a Papa Francesco; ci hanno così raccontato la loro storia.

Edwin Bedriñana Zegarra e Marcela Pariona Barcena sono una coppia peruviana che vive in Italia da anni. Il 29 marzo del 2023 il terzo figlio, Michelangelo, di appena cinque giorni, in seguito ad una caduta accidentale aveva riportato la frattura del cranio ed era stato ricoverato tempestivamente al Policlinico Gemelli. Appena arrivato, i medici avevano riferito alla famiglia: il bambino presenta la frattura del cranio e un coagulo di sangue. In queste condizioni non è immediatamente operabile, dobbiamo attendere lo sviluppo del quadro clinico. La situazione era ovviamente molto critica.

Dopo due giorni, le infermiere hanno avvisato le mamme presenti nel reparto infantile del Policlinico che Papa Francesco, ricoverato in quei giorni al Gemelli, sarebbe sceso in reparto per visitare i bambini. Marcela, alla notizia, aveva detto: – cosa devo fare? Io in Chiesa non metto più piede da anni! -. Ma la suocera l’aveva ripresa: – questo è un miracolo! Parla con Papa Francesco e chiedigli di pregare per tuo figlio -.

Marcela era l’ultima mamma della fila nel reparto e quando Papa Francesco si è avvicinato, hanno iniziato a parlare in spagnolo e lui le ha chiesto cosa avesse e come stesse il figlio. Poi le ha chiesto: – lo avete battezzato? -. Lei ha risposto: – no, ha solo sette giorni, non lo abbiamo ancora battezzato -. – Ti farebbe piacere se io battezzassi tuo figlio adesso? -. Lei quasi incredula dinanzi a questa proposta gli ha risposto: – per me sarebbe un onore -.

Papa Francesco si è fatto dare una bacinella d’acqua, l’ha benedetta e ha battezzato il bambino. – Qual è il suo nome? -. – Michelangelo -. – Miguel Ángel? -. – Miguel Ángel! -. Dopo, si è fatto dare una penna e un foglio di carta sul quale ha attestato il battesimo avvenuto, da portare al parroco per inserire il piccolo nel registro dei Battesimi.

Così Marcela si lascia prendere dal racconto: – io mi ero allontanata dalla Chiesa e non vi entravo più, ma questo incontro con Papa Francesco mi ha cambiato la vita. In questi due anni siamo andati a trovarlo a Santa Marta e ogni volta che telefonavo a Santa Marta lui poi mi richiamava. Papa Francesco è entrato a far parte della nostra famiglia, ha dato consigli come un bravo nonno ai mie due figli adolescenti e ora la nostra famiglia è stata allietata da una quarta figlia -.

Nel racconto, Marcela ci parla della sua conversione. È così presa da questo incontro che le ha cambiato la vita e ha rimesso in moto il suo cammino di fede, che non bada all’altro “miracolo”, dopo quello della conversione. Sono io che, nel video in cui la intervisto, realizzato insieme agli studenti della nostra scuola di italiano per stranieri, le pongo la domanda: – dopo il battesimo che cosa è successo? -. Lei risponde: – Dopo due giorni, i medici ci hanno dimesso, hanno detto che potevamo tornare a casa, perché il pericolo era passato, la frattura si stava ricomponendo, il coagulo si era assorbito e il bambino stava bene -.

In effetti, questa testimonianza riporta alla mente esattamente tutto quello che Gesù chiede nei Vangeli, ogni volta che opera per una guarigione o un altro miracolo: “la tua fede ti ha salvato”!

Un episodio, tra gli altri. Dopo la guarigione dei dieci lebbrosi, raccontata in Lc 17, 11-12, solo uno torna indietro a ringraziare. La considerazione di Gesù è forte: tutti e dieci sono stati guariti, ma solo tu hai riconosciuto che la tua vita è cambiata grazie all’incontro con la mia persona, dunque solo tu ti sei aperto alla fede e alla salvezza.

Alto episodio è quello della guarigione del paralitico, riportato tra le formelle della Porta Santa della Basilica di San Pietro. Gesù si trova nella casa di Simon Pietro a Cafarnao, a predicare, come racconta l’evangelista Marco descrivendo i ritmi della sua giornata nel cap. 2 del suo vangelo. La folla è tanta, al punto da non poter mettere piede in casa. Così, un gruppo di amici si adopera a salire sul tetto della casa, a scoperchiarla, a portare sul tetto a braccia e a calare davanti a Gesù un lettuccio sul quale è adagiato un loro amico paralitico. Gesù rimane colpito dalla fede dimostrata (non sappiamo se ne avesse il paralitico ma sicuramente ne avevano i suoi amici) e dice: “ti sono perdonati i tuoi peccati”. Solo all’epilogo dell’episodio, per rispondere a coloro che si scandalizzavano di queste sue parole, opera il miracolo di guarigione.

Qual è l’insegnamento enorme di questo avvenimento? Gesù, volendo fare un dono a quest’uomo, decide di fargli il dono più grande. Che non è, come molti potrebbero attendere, la guarigione fisica, ma è la grazia di Dio che segue il perdono dei peccati. Gesù sposta continuamente l’attenzione dal segno, che sia una guarigione, una liberazione, un miracolo, al dono della fede che, unico, è quello che determina la qualità di una vita “nuova”.

Riconoscere questa “Vita nuova” generata, nelle fede, dall’incontro con la persona del Maestro di Nazareth, è quello che Marcela testimonia, forse senza rendersene conto, raccontando l’incontro della sua famiglia e del piccolo Michelangelo con quel testimone del Vangelo che è stato Papa Francesco, che ha cambiato la loro vita per sempre.

 

Una risposta a “Papa Francesco e il piccolo Michelangelo”

  1. Pietro Buttiglione ha detto:

    Sto vivendo ina strana fase della moa senectude. Strana xchè magari nella testa non ricordo.. ma saltano fuori invece cose e nomi che manco mi sognano dimorassero dentro me.
    Ad es leggendo te;

    O che giorno beato il ciel ci ha dato, o che giorno beato, viva Gesù, viva Gesù.
    Giorno di paradiso, tutto un sorriso, giorno di paradiso, viva Gesù, viva Gesù.
    Brillan di gioia i cuori, in mezzo ai fiori, brillan di gioia i cuori, viva Gesù, viva Gesù.
    Sotto quel bianco velo, sta il Re del cielo, sotto quel bianco velo, viva Gesù, viva Gesù.
    All’anima che crede, tutto concede, all’anima che crede, viva Gesù, viva Gesù.
    Veglia da buon pastore, sul peccatore, veglia da buon pastore, viva Gesù, viva Gesù.
    Consola i cuori afflitti dei derelitti, consola i cuori afflitti, viva Gesù, viva Gesù.
    Apre del ciel le porte, vince la morte, apre del ciel le porte, viva Gesù, viva Gesù.
    Il suo Divino amore, ci infiammi il cuore,
    ecc

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