Dalla parte della verità o verità di parte? – 2

Benedetto XVI - su Vetus Ordo, Amoris laetitia ed Evangelii gaudium - secondo mons. Gänswein...
23 Gennaio 2023

Dopo aver qui analizzato il contesto che fa comprendere il testo di mons. Gänswein ed aver sciolto il dubbio se ci troviamo di fronte rivelazioni sostanziali o indiscerezioni sentimentali, si può passare ad alcuni riferimenti al “pensiero ratzingeriano” contenuti nel testo in questione.

Mons. Gänswein narra con attenzione i sentimenti ed i pensieri di papa Benedetto in riferimento ad alcuni contenuti di Evangelii gaudium e di Amoris lætitia: in questi documenti si troverebbero prospettive nuove rispetto alla linea del sistema di papa Benedetto. Così mons. Gänswein appare ora testimone e affrancatore del “pensiero ratzingeriano” anche in riferimento alla questione della tradizione rituale.

Il rimando alle reazioni di Benedetto circa i testi di Evangelii gaudium e di Amoris lætitia rimangono affermazioni pericolose e hanno il colore del fumo.

Il caso della elaborazione del sistema del rito extraordinario, inoltre, appare, come evidenziato nel testo, il tentativo di essere una “pacificazione” definita “interrotta”. Mons. Gänswein non tarda a ribadire con le parole di Benedetto, che, se da una parte «il Pontefice regnante ha la responsabilità di decisioni come questa e deve agire secondo ciò che ritiene come il bene della Chiesa», dall’altra «a livello personale», Benedetto riscontrò «un deciso cambio di rotta e lo ritenne un errore, poiché metteva a rischio il tentativo di pacificazione che era stato compiuto quattordici anni prima» (p. 288). Evidenziare che per Benedetto si trattò di un “errore” è un “fumo” gettato negli occhi di molti, che continueranno a barcollare nelle nostalgie senza comprendere le ragioni di papa Bergoglio. È lecito pensare in modo diverso; non è lecito scambiare le allora decisioni autoritarie per disposizioni evidenti. Insomma, si cita la reazione di Benedetto come unica fonte ex auctoritate, ed è questo che è insopportabile, per la fede e per la ragione. Anzi, a veder bene, l’unica motivazione di papa Benedetto per la celebrazione nel Vetus ordo è la preoccupazione pastorale, e non teologica, di non «mettere un gruppo di fedeli in un angolo» (p. 288). Se tutto questo è vero (e non ci sono motivi per dubitare) è lecito ritenere (se mai ce ne fosse bisogno) che la lettura “teologica” delle “due tradizioni” e la relativa “giustificazione canonica” (extra-ordinario…), è una convenienza non una evidenza.

Le motivazioni pastorali di Benedetto divergono da quelle di papa Francesco, il quale però ha articolato motivazioni teologiche circa l’unico rito senza almeno mascherarle per favorire le opportunità pastorali. Sulla liturgia gli aneddoti di mons. Gänswein cadono in un pressappochismo che qui sarebbe lungo riprendere (l’uso della lingua latina associato alla celebrazione con rito di Pio V…; p. 289), e lascia il fianco scoperto a chi nulla comprende della riforma e tutto vuole dire delle nostalgie. Ancora fumo.

Su Amoris lætitia mons. Gänswein conferma ciò che si sapeva: il pensiero ratzingeriano non apprezza in dottrina la flessibilità del discernimento. Come già evidenziato nella Veritatis splendor, si preferisce un’impostazione che stabilisca con chiarezza i termini piuttosto che rimandare al discernimento per scorgere possibili bontà nelle varie esperienze. Per questo non meraviglia se mons. Gänswein riporta l’incomprensione di Benedetto XVI davanti ad alcuni passaggi della Amoris lætitia: «maturò in lui –scrive– qualche perplessità leggendo il testo poiché, pur apprezzandone molti passaggi, si interrogò sul senso di alcune note, che in genere segnalano la citazione di una fonte, mentre in questo caso esprimevano contenuti significativi» (p. 282). Al lettore non sfuggirà “quali note” avranno lasciato perplessi: un passaggio chiaro sebbene celatamente sibillino. All’ambiguità corrisponde solo fumo.

Su alcuni numeri di Evangelii gaudium mons. Gänswein è diretto e scrive: «Alla sensibilità teologica di Benedetto, alcune affermazioni di Francesco nella Evangelii gaudium suonarono estranee» (p. 248) citando in particolare i nn. 27, 40 e 41. Non è questa la sede per discutere i contenuti dei numeri. Si tratta di “sistemi teologici” e il pluralismo è lecito; ma il racconto di mons. Gänswein è chiaramente oscuro: getta ombre sul magistero senza articolare una critica. Le sue affermazioni sono solo di “autorità”; il testo è un racconto: non vuole entrare in questioni teologiche. Eppure, lo fa con rimandi alle sensazioni (sue e di Benedetto), senza organizzare pensieri. E questo è ingenuo, pericoloso e dannoso.

Lo stesso accade quando cita il nome, e quindi il pensiero, di Peter Hünermann, noto per aver impostato alcune riflessioni ben viste (e utilizzate) da Papa Francesco ma mal viste da Benedetto XVI (p. 285).

 

Fumo che non sporca le vesti bianche

Se a tratti queste pagine appaiono chiarificatrici, come, ad esempio, nel caso del “pasticciaccio” di Sarah (p. 250) o nel riferimento alla (fantomatica) distinzione nella rinuncia tra munus e ministerium mai voluta da Benedetto (p. 276-279), rimangono piene di fumo che potrebbe sporcare solo talari nere, con fasce cremisi e fasce rosso cardinalizio e potrebbe solo evidenziare l’ingenuità di qualcuno, pur posto a grandi responsabilità ecclesiali.

L’ultimo testo di mons. Gänswein, dunque, è un boomerang. Mentre la persona di papa Benedetto XVI emerge in tutta la sua virtù calma, innocente e, per certi versi, ingenua, il gioco di autorità proposto dall’autore per affermare il suo sistema filosofico e teologico rimane impigliato nelle sue riflessioni e sensazioni e confonde la bontà del Pontefice defunto con il rigore logico e la fedeltà alla tradizione. Mons. Gänswein mescola anche la lettura quasi “profetica” sul futuro della Chiesa e del mondo con la propria crescente nostalgia romanzata da cui, tutti ci auguriamo, possa trovare feconda libertà.

Sicuramente, la vita e la tensione religiosa di Benedetto XVI sono quelle di un uomo “buono e giusto”. Il tutto cristallizzato in un tenore di vita contemplativa che ha dato origine alla famiglia del Monastero, una vera e propria famiglia opportunamente mantenuta «sino alla sua morte» (p. 274).

Va ricordato però che le virtù non vanno confuse con la dottrina (né con l’autorità su essa e al posto di essa) e la valutazione positiva delle prime non dice la canonizzazione assoluta della seconda né delle scelte operate durante il ministero petrino. Mons. Gänswein, con l’accompagnamento di Saverio Gaeta, lascia intendere il contrario gettando un peso gravoso sulla memoria del Pontefice defunto.

Cosa rimarrà del libro? Un po’ di fumo, e le congetture di un’operazione di marketing ecclesiale: ma chi o cosa andrà “più a fondo” è da vedere. Sicuramente è un prodotto editoriale che non porta alla e nella Chiesa il fuoco della verità e della carità, e proprio dal cuore di quelle sale vaticane che mons. Gänswein si accinge a lasciare.

[2^ e ultima parte]

 

5 risposte a “Dalla parte della verità o verità di parte? – 2”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    E mi permetto una considerazione: avendo ascoltato l’intervistato Mons. Gaenswein, cui va riconosciuto lo stato di sofferenza per la dipartita di quel Maestro amato, ascoltato e alla cui Scuola di pensiero è stato pupil, se a sua volta diventasse docente a trasmettere il Pensiero di quel grande Maestro e profondo Teologò che è stato Joseph Ratzinger in Gesù di Nazareth, la cui lettura rivela quanto lo Spirito abbia illuminato la sua intelligenza per,come anche a Mose’ e stato dato di avvicinarsi alla conoscenza della divinità. Questa opera e tanto altro e luce per la Chiesa che merita essere diffusa

  2. salvo coco ha detto:

    Ottimo contributo. Smascherare i tradizionalisti è una operazione benemerita. Il pensiero di Ratzinger ha ostacolato il dinamismo conciliare ed ha favorito il diffondersi del clericalismo.

  3. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Non fa meraviglia che un Papa abbia e dimostri diversita nell’ approcciarsi al popolo di Dio e alle genti tutte cui ha a cuore volgere le Sue cure di Pastore, e Apostolo del Maestro. Ogni uomo ha talenti propri, diversi ed e con i propri che ognuno opera in pensiero e agisce nel migliore dei modi: lo Stesso Unico Spirito li sostiene e attraverso la loro Voce si fa vicino ad ogni uomo diverso nel mondo.e nel tempo. Molto in proposito nella lettera ai Romani 3,31 Paolo chiarisce circa la giustizia di Dio, e sicuramente ogni Pontefice non si discosta e fa propri il dettato dell’Apostolo. Il comune fedele dunque non si distrae da letture che non siano sorgente, a mantenersi estraneo da influencers, determinato a far buon uso della propria libertà. Per Matteo Messina Denaro la Legge civile avrà adeguata pena, ma quella che Cristo figlio di Dio ad ogni uomo offre sa perdonare l’impossibile, e può aspirare a salvare la vita. E’ scritto e La Chiesa che è anche Madre conferma

  4. Dario Busolini ha detto:

    1) Sul libro di Mons. Gaenswein: excusatio non petita accusatio manifesta.
    2) Sui due papi: è evidente che la figura e le attività di un emerito necessitino ormai di una regolamentazione attenta e che il modo in cui papa Francesco comunica (o piuttosto non comunica) agli interessati le sue decisioni potrebbe essere migliorato, non perché chi emette voti o promesse di obbedienza debba ricevere spiegazioni o giustificazioni (meglio sarebbe se obbedisse e tacesse) ma per evitare la confusione e la babele nel popolo santo di Dio.
    3) Mentre perdura la controtestimonianza gravissima della pedofilia e dei cristiani che si massacrano tra loro benedetti dalle autorità religiose, anziché denunciare queste travi conficcate nelle nostre anime ci dilettiamo dei pettegolezzi: Dio abbia pietà della nostra miseria.

  5. Gian Piero Del Bono ha detto:

    Ed ora passerete a stroncare il libro postumo dello dello stesso Benedetto XVI?

Rispondi a Francesca Vittoria vicentini Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

I commenti devono essere compresi tra i 60 e i 1000 caratteri. I commenti sono sottoposti a moderazione da parte della redazione che si riserva la facoltà di non pubblicare o rimuovere commenti che utilizzano un linguaggio offensivo, denigratorio o che sono assimilabili a SPAM.

Ho letto la privacy policy e accetto il trattamento dei miei dati personali (GDPR n. 679/2016)