Un giro di culture sui gay

Ragazzi, come vedete avete idee molto diverse. Quello che mi colpisce però è che tutte cercano di dare una spiegazione dell'omosessualità, ma nessuna si preoccupa della persona dell'omosessuale.
24 Febbraio 2012

Nel gelido inverno innevato che attraversiamo, quando entro in classe gli studenti sono spesso accatastati sul termosifone. L’unico dell’aula. Soprattutto nella vecchia ala della scuola a volte le temperature davvero non superano i 15 gradi. Ma ok, si fa lezione anche col cappotto. Però ci sono argomenti che hanno la proprietà di alzare la temperatura senza gravare sulle casse della scuola. L’omosessualità è uno di questi. E non tanto per la scabrosità dell’ambito a cui si riferisce. Sulla sessualità infatti i miei studenti sono tanto inconsapevolmente esperti, quanto emotivamente abituati a quasi tutto. 

No il motivo dell’accaloramento è un altro. Ed è legato allo scontro culturale, da tempo aperto nel nostro paese, sulla naturalità o meno dell’omosessualità. E ovviamente legato a questo tutti i temi relativi ai diritti o meno da riconoscere agli omosessuali. In verità mi aspettavo che fossero meno conflittuali tra loro, e più livellati su un “se gli va bene a loro dov’è il problema?”, ed invece ci ho ricavato uno spaccato quasi esemplare delle varie posizioni culturali che oggi in Italia si avvertono.

Ho cominciato io a provocarli. “Come vedete, i Testimoni di Geova rifiutano esplicitamente l’omosessualità, come la stessa Bibbia geovista dichiara. Su questo avete la stessa opinione che sulla regola vista prima circa la trasfusione di sangue?”. “Oddio, ma questa è ancora più ingiusta. In fondo se non accettano trasfusioni ci rimettono loro, e mi sembra assurdo, ma qui ci rimette anche l’altro che si sente giudicato perché omosessuale. Oltre che assurdo è anche ingiusto”. Patrizia potrebbe essere l’esempio del laicismo compiuto. 

“Bhè, un momento Patty,  – ribatte Susi – se permetti credo che le due cose siano molto diverse. Non accettare la trasfusione ti fa del male, quindi non può essere buono. Mentre il sesso tra due omo non è che sia giusto o sbagliato, è che non ha senso”. “Cosa vuol dire Susy? – le faccio io”. “Vuol dire che due omo non potranno mai mettere al mondo un figlio e per loro fare sesso non ha senso quindi”. “Scusa Susy – aggiungo – vuoi farmi credere che tu pensi che fare l’amore ha senso solo per mettere al mondo dei figli?”. “Eh se!! Ma dai Susy, non ci credo neanche se lo dici”. Enrica, sua compagna di banco che la conosce da anni, ovviamente mette il dito sulla piaga. “Va bhè Ele, non è così, però… insomma… il sesso serve anche per i figli e due omo non li possono avere, quindi per me non ha senso sufficiente”. Susy forse assomiglia un po’ ad un classico cattolico che non mette in dubbio ciò che ha imparato.

“Se il sesso fosse fatto per i figli, qui tutta la classe sarebbe senza senso allora”. La sentenza di Anna arriva quasi come un monito. “Dai siamo seri, semplicemente è sbagliato giudicare la vita sessuale degli altri. Io credo che una coppia gay abbia diritto di viversi quello che è senza discriminazioni. E anche di poter aver figli, in adozione per esempio. Ciò, ma se due sono nati così che colpa ne hanno? Anche te che sei etero mica l’hai scelto! E allora loro sono uguali a te. Siamo noi che siamo razzisti se li giudichiamo per questo”. Eccola lì. Ci mancava. La classica posizione, generalmente di sinistra, che tende a parificare etero e omo. 

“Aspetta  Anna, non credo che sia la stessa cosa essere gay o etero”. Finalmente una voce di genere diverso, Gianluca, uno dei due maschietti. “Non metto in dubbio che i gay vadano rispettati, che spesso abbiano qualità anche migliori di un etero, ma non credo che il fatto di essere fisicamente uguali non cambi nulla del loro rapporto”. “Spiegati, non capisco – gli dico”. “Prof. se i maschi sono diversi dalle femmine ci sarà un motivo, o no? E se ancora la maggioranza abbondante delle persone è etero, vorrà poi dire qualcosa. Io credo che un gay sia una possibilità della natura che non ha preso la strada principale che poteva”. “Cioè fammi capire, – aggiungo – come se la natura avesse tante possibilità ma solo alcune le consentano di vivere e svilupparsi, altre invece la portano fuori strada?”. “Eh si, un po’ così.” Ecco, forse, un atteggiamento che cerca di essere realista e di salvare la razionalità della realtà.

“Bhè ragazzi, come vedete avete idee molto diverse. Quello che mi colpisce però è che tutte cercano di dare una spiegazione dell’omosessualità, ma nessuna si preoccupa della persona dell’omosessuale. Sapete, una delle cose che mi colpisce di più della posizione della Chiesa sull’omosessualità è che si invita la comunità ad avere rispetto, amore e delicatezza nei suoi confronti e a lui si chiede, come a tutti, di mirare alla perfezione cristiana, perché anche lui può conseguirla, senza negare la differenza con chi è eterosessuale. A me risulta che altre impostazioni religiose non ammettono questo”.

Una sola riflessione. Come spesso accade quando si parla di questioni sulla identità della natura umana, spesso si perde di vista che questa natura esiste solo in una persona concreta e precisa. Ecco credo che se non dimenticassimo questo saremmo più cristiani di fronte ad un omosessuale e ci preoccuperemo anche di meno di spiegarci perché e come lui sia così.

 

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