Gilda era un raggio di sole in una giornata nuvolosa. La sua risata contagiosa e la sua forza d’animo erano un faro per tutti coloro che la conoscevano. Fin da piccola, aveva dimostrato una tenacia straordinaria, affrontando ogni sfida con un sorriso. Educata alla fede, aveva intrapreso un percorso spirituale personale, alla ricerca di un significato più profondo della vita. Ma è stata la malattia a rivelare ancor più la vera forza del suo spirito. Con coraggio e determinazione, ha affrontato ogni sfida, dimostrando una forza d’animo straordinaria e infondendo speranza a tutti coloro che la circondavano. I genitori Paola e Pasquale raccontano che si svegliava spesso di notte e pregava per chi era nel dolore; il giorno accoglieva il bello in tutto, sentendolo come un dono di Dio: «Durante la malattia è stata attenta a tutto, ha sofferto sorridendo, senza far preoccupare nessuno».
La sua breve ma intensa esistenza la troviamo raccontata in un numero dello scorso anno del “Bollettino Salesiano”, rivista fondata dallo stesso San Giovanni Bosco: «Nasce a Torino il 13 aprile del 2004. Trascorre una vita normale, crescendo in intelligenza e forza, con un carattere marcato sin da piccola da una determinazione straordinaria che le ha consentito di farsi sempre spazio senza chiedere aiuto a nessuno. La sua straordinaria voglia di vivere in mezzo agli altri ha fatto sì che lei fosse circondata da amiche e amici che hanno riconosciuto in lei una persona che sapeva come affrontare i problemi e risolverli. Ha sempre preso le difese dei più deboli e soprattutto di chi subiva un torto. Nello sport è stata determinata come nella vita: in piscina da piccola del gruppo nuotava come un delfino; ultima arrivata nella squadra di pallavolo e senza esperienza, dopo un duro lavoro di allenamento, con caparbietà è entrata tra le titolari. Negli scout ha vissuto le sfide con tenacia, forza e intelligenza. Ha avuto la sua educazione cristiana sin dai tempi della scuola materna, per poi lasciarla – dopo aver ricevuto i Sacramenti del Battesimo, della Comunione e della Cresima – alla sua ricerca personale del Signore». Lo ha fatto tramite la parrocchia e l’oratorio salesiano, ma soprattutto attraverso la “Turris Eburnea” che è un punto di riferimento accogliente a disposizione dei giovani che vogliono cercare insieme la verità sull’Amore, diventando così protagonisti di una nuova civiltà dell’Amore. Lo ha fatto soprattutto a modo suo, con una determinazione che toccava il cielo. Affidando ogni giorno la sua sofferenza a Dio, ha trovato la forza di affrontare la malattia con una serenità che lasciava tutti sbalorditi.
Infatti, nel febbraio 2020 la sua vita è stata stravolta dalla diagnosi di un Sarcoma di Ewing. Eppure, la sua risposta è stata sorprendente! Con un sorriso che le illuminava il volto, ha affrontato nove ricoveri, chemioterapia, radioterapia e un autotrapianto. Nonostante le ricadute, non ha mai smesso di lottare, sostenendo gli altri e trasmettendo un messaggio di speranza con la sua testimonianza, indirizzato a tutti ma in particolare ai deboli di ogni genere: «Essere in bilico tra la morte e la vita può spaventare ma arrivare al punto di dire “come va va”, deve aiutarti ancora di più a voler fare tante e tutte le cose, perché quella piccola speranza che è ancora rimasta duri per sempre. Ma se non fosse così non importa, l’importante è fare!». E ancora: «Stamattina camminando nel corridoio della degenza, vedo una mamma distrutta, stremata, che parla con un medico. Passo e sento purtroppo che queste sono le ore decisive per il figlio. Mi affaccio nella stanza, leggermente, vedo un bambino di 10 anni, sereno e tranquillo, gli dico: “G. sei fortissimo e io sono positiva, ce la farai perché noi siamo più forti di questo brutto mostro e ci goderemo la vita al doppio di tutti”».
Gilda era una guerriera – lo confermano diverse persone che l’hanno conosciuta – e la sua fede la sosteneva, trovava conforto nella preghiera, pregando per i giovani malati come lei. Anche durante le notti insonni i suoi pensieri erano rivolti agli altri. La sua forza d’animo era straordinaria, trovando la bellezza in ogni momento della sua vita e la capacità di affidarsi consapevole forse che non sarebbe guarita: «Tranquilla qualunque cosa accada, perché così deve essere». Con il suo solito sorriso che illuminava il volto, affrontava le terapie più dolorose, studiava tra le mura dell’ospedale, sognava e amava la vita in ogni sua sfumatura. Quando i medici le comunicarono la diagnosi definitiva, rispose con una serenità spiazzante: «A luglio mi sarei disperata, ma ora sono pronta». Ha soli 17 anni e un nome – che significa “valente” – che dice davvero tutto ciò che è. «Adesso sono felice!» dice alla mamma il 17 gennaio, dopo aver ricevuto la sua ultima Comunione in vista di una “comunione” più grande in cielo.
So di dare fastidio .. quello stesso che provo io nel leggere le domande “provo” su Maria.
Dice Gilda che l’importante é fare. Come Carlo Acutis. Come Chiara Sole, Come tante Terese..
E noi qui a chiederci xché loro sì e noi? Magari gridando all’ingiustizia, attaccandoci ad un ignorante STA SCRITTO e…. Allora anche Gesu’!??
Basta parole, p.f. Solo:
Sia fatta la Tua volontá, anche se a me non è dato di capirla.
Buon Natale
( Ci sentiamo nel “26…,♥️