Quelli del si e quelli del no

"Chi non fa religione quest'anno?"
16 Ottobre 2015

Tutti gli anni, alla prima ora passata in ciascuna classe, arriva sempre il momento fatidico. “Chi non fa religione quest’anno?” Dico fatidico perché io non vado in segreteria a vedere prima quali sono state le scelte dei ragazzi, se sono cambiate o meno rispetto all’anno precedente. Anche perché la segreteria ha ben altro a cui pensare. Perciò lo scopro in diretta, in classe. Quasi sempre sono più le sorprese negative di quelle positive. Ma da tempo ho imparato a farci il callo, anche perché più passa il tempo e più mi convinco che le motivazioni di chi sceglie di fare religione o di non farlo sono davvero molto, molto soggettive. 

Quest’anno, però, ho assistito ad un fenomeno insolito. La nuova preside ha deciso, fino all’entrata in vigore dell’orario definitivo, che tutti gli studenti che non fanno religione dovevano restare in classe. La legge dice un’altra cosa. Gliel’ho detto, ma, bontà sua, lei ha deciso così. Per cui, per le prime due o tre ore, in ogni classe, mi sono ritrovato a fare lezione con le classi intere. Ovviamente questo vuol dire anche avere qualche difficoltà in più, perché una parte di quelli che scelgono di non fare religione, guarda caso, coincidono con gli studenti più “difficili”, che, per mille ragioni, hanno poca voglia di stare in classe. Visto che nelle altre materie non possono andarsene, quando capita religione non se lo fanno ripetere due volte. 

Ma ci sono anche storie meno scontate. Sara, in prima non faceva religione. Poi, in seconda, decise di farla perché la sua amica del cuore, che alla fine della prima aveva assistito per caso ad una lezione, decise che la voleva fare. In terza, invece, siccome si era messa con Giulio, che da sempre non faceva religione, non l’aveva fatta. Quest’anno, alla prima lezione di quarta, si è tutta infervorata su tema della coscienza, con domande e riflessioni non stupide, e ha deciso di farla. Anni pari si, anni dispari no. Perciò mi attendo che in quinta non la vedrò.

C’è Sabrina. Di prima, nuova, l’ho vista solo tre volte. “Ma prof. se fare religione è così, allora la faccio”, mi ha detto alla fine della seconda lezione. “Ma ci sono anche le verifiche poi – le ho risposto – e faremo anche argomenti che non ti piaceranno forse”. “Allora non la faccio”. “Beh, Sabrina, a me farebbe piacere se la fai, ma devi scegliere tu, d’accordo coi tuoi. L’importante è che decidi”. “Ok prof. Penso che la faccio, si, dai un’ora non è un problema”.

C’è  Annalisa. In prima si dichiarò per nulla interessata: “Sono robe assurde”. Poi, sorprendentemente in terza aveva deciso di farla. E in verità, spesso durante le lezioni aveva domande interessanti e partecipava molto alle discussioni, sempre da posizioni tra il dubbioso e l’agnostico. Quest’anno, alla domanda fatidica la sua mano si è alzata. Mi è dispiaciuto, ma ho accettato. Poi alla fine dell’ora è venuta alla cattedra e mi ha detto: “Prof. non è per lei. E’ che ho scoperto che il suo voto non fa media, e allora mi sono detta che era meglio studiare un’altra materia in quest’ora”.

C’è Anne Marie. Arrivata due anni fa dall’Inghilterra. L’anno scorso in prima non faceva religione. Quest’anno la sua mano è rimasta ferma. Mi sono stupito. Con piacere, è brava, educata. Alla fine dell’ora l’ho salutata mentre usciva davanti a me dall’aula e mi ha detto: “L’anno scorso non la facevo perché pensavo che fosse come alle medie: una palla! Invece poi le mie compagne mi hanno detto che non è così. Se si fa lezione come alle prime due volte, è un po’ come era in Inghilterra che si parlava molto e l’insegnante non voleva “vendercela”. Così quest’anno la faccio”. 

C’è Elona. E’ in seconda. Viene dalla Romania, di tradizione ortodossa. L’anno scorso non la faceva. “In Romania mi annoiavo, perché si parlava di cose che già sapevo. Quindi l’anno scorso non l’ho scelta. Ma qui si parla di cose che non conosco e così mi interessa. Però prof. lei non è come la prof. della Romania, vero?” “Che faceva la prof. della Romania?” “Quando non stavamo zitti ci picchiava con la riga”. “Tranquilla Elona. Se io facessi una roba del genere mi caccerebbero da tutte le scuole d’Italia”. Non so se sia vero, ma dovevo rassicurala. 

C’è Marco. In quinta. Ha alzato la mano sulla domanda fatidica. L’anno scorso la faceva. Sono rimasto sorpreso. Mi sembrava molto interessato. Forse lui ha letto la mia faccia e ha detto apertamente: “No, prof. non se la prenda, è che il vicepreside mi ha detto che quest’anno sarà all’ultima ora e io esco, così arrivo a casa due ore prima. C’ho la macchina adesso!” “Ah, ok Marco. La scelta è la tua. Posso dirti comunque che mi dispiace. Spero per te che “l’utilità immediata” non sia il solo criterio che usi per fare le tue scelte nella vita. Ma capisco che la macchina è più attraente della religione”.

La CEI, tutti gli anni raccoglie i dati di chi fa e non fa religione e, anche basandosi su questi, continua a “valutare” la tenuta del cattolicesimo nella società italiana. Onestamente ho qualche dubbio sulla validità di questa interpretazione.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

I commenti devono essere compresi tra i 60 e i 1000 caratteri. I commenti sono sottoposti a moderazione da parte della redazione che si riserva la facoltà di non pubblicare o rimuovere commenti che utilizzano un linguaggio offensivo, denigratorio o che sono assimilabili a SPAM.

Ho letto la privacy policy e accetto il trattamento dei miei dati personali (GDPR n. 679/2016)