Quando lo si cerca seriamente, l’incontro con i giovani, il confronto con le loro speranze e le loro fatiche smuove, interroga, provoca. È forse ciò di cui la nostra Chiesa ha più bisogno? Un pungolo per realizzare finalmente l’uscita di cui tanto si tende a parlare?
Credo di non lavorare troppo di fantasia affermando che è stata questa consapevolezza acuta a suggerire a mons. Claudio Cipolla, vescovo di Padova, di indire un Sinodo diocesano dei giovani, annunciato a sorpresa durante la GMG del 2016.
Accogliendo i circa 1500 ragazzi arrivati in Polonia dalla sua diocesi, il vescovo aveva esordito così: “Sappiamo come andrà questo viaggio dal punto di vista logistico, ma non sappiamo dove ci condurrà dal punto di vista spirituale”. L’incontro, i dialoghi, la preghiera, avevano poi preso corpo in una domanda diretta, rivolta a ciascun ragazzo: “Cosa secondo te vuole il Signore per la Chiesa di Padova?” Un Sinodo sembrava il modo migliore per cercare insieme risposte che non fossero superficiali, ma che fossero voce dei giovani stessi, finalmente protagonisti.
Insieme allo stupore generale, si era subito manifestata una preoccupazione: come rendere il più fruttuosa possibile la proposta, e come farne un momento non formale ma efficace ed aperto? Ne è scaturita una intensa fase di lavoro comune, giovani e adulti, preti e laici, per individuare forme e processi e per mettere a punto l’apparato organizzativo, che ha consentito la realizzazione del Sinodo dei giovani, aperto il 3 giugno 2017, vigilia di Pentecoste.
Don Paolo Zaramella, coordinatore dell’evento, lo racconta così:
“Il primo punto di forza della proposta è costituito dalla scelta di partire con una prima fase di ascolto dei giovani, realizzata in piccoli gruppi sinodali.
Ci siamo chiesti fin dall’inizio come fare in modo che questa consultazione fosse il più possibile capillare e potesse raccogliere anche la voce dei più che non partecipano alla vita della comunità cristiana. Pensando che nessuna campagna mediatica potesse valere quanto il coinvolgimento diretto tra amici, abbiamo proposto ai giovani che abbiamo incontrato (tra ottobre 2016 e giugno 2017 durante la fase di preparazione – per lo più animatori di Azione Cattolica o scout, catechisti dell’Iniziazione Cristiana o membri di movimenti e associazioni ecclesiali) di non costituire il gruppo solo tra loro ma di invitare anche uno o due coetanei che non frequentano la parrocchia. Tra l’altro abbiamo intuito che questa modalità avrebbe potuto innescare un processo virtuoso per i nostri giovani, che spesso vivono la loro appartenenza e il loro servizio in parrocchia quasi in sordina o in incognito, senza lasciarne trapelare alcuna traccia all’esterno, tra i compagni di Università o nel racconto di sé che fanno sui social. Si sono formati in tutto 682 piccoli gruppi, sparsi nel territorio della diocesi, che hanno coinvolto 4818 giovani.
Il secondo punto di forza è stato la “semplicità”. Spesso i giovani contattati avevano manifestato il timore che il Sinodo fosse l’ennesima cosa da fare, in un’agenda già molto fitta di impegni, dentro e fuori la parrocchia. Abbiamo pensato ad una struttura snella, un numero di incontri limitato, da tenere preferibilmente in casa, piuttosto che in parrocchia, per creare un clima il più possibile caldo e fraterno. Così si è riusciti spesso a far breccia nei giovani, attratti dalla possibilità di condividere pensieri e idee con i propri amici, discutendo di argomenti intorno ai quali raramente ci si confronta e soprattutto raramente si percepisce di avere voce in capitolo.
Questa fase si è sviluppata da settembre a dicembre 2017. I piccoli gruppi sinodali si sono incontrati autonomamente, per tre volte, mettendo a tema le tracce proposte e redigendo una relazione finale, oggetto della riflessione e della discussione dell’Assemblea sinodale.
Nella seconda fase del Sinodo, da dicembre a maggio 2018, l’Assemblea ha fatto un discernimento intorno a queste relazioni. Parlo di discernimento in senso pieno: è stata chiesta ai 160 componenti la disponibilità ad entrare in un cammino spirituale di discernimento personale e comunitario a partire da quanto espresso dai coetanei, per elaborare delle proposte concrete da illustrare agli Organismi di partecipazione e al Vescovo. Anche in questa seconda fase sono stati organizzati 31 piccoli gruppi di lavoro, chiamati a contribuire per la stesura del testo base, da discutere nelle sessioni plenarie (tra marzo e maggio). Le due sedute conclusive hanno elaborato le proposte concrete per la vita diocesana.
Durante la Veglia di Pentecoste di sabato 19 maggio è stato affidato al Vescovo l’esito del lavoro.
Una delle cose più belle di questa esperienza è rappresentata dal dialogo e dalle sinergie che si sono sviluppate tra i giovani, le loro comunità, noi preti della diocesi.
Di fatto si è aperta così una nuova fase di confronto che speriamo abbia risvolti significativi a livello diocesano, vicariale e parrocchiale. La ‘Lettera dei giovani alla Chiesa di Padova’ sarà inviata, tramite il Servizio Nazionale di Pastorale Giovanile, anche al Sinodo di ottobre”.
Per vedere i volti ed ascoltare le voci dei protagonisti è possibile accedere al sito diocesano.