Mattia , il Veni Creator e il sacro

“Ma tu ascolti sta roba??”, gli dico stupefatto. “No, non è che l’ascolto, l’ho cliccato per caso, però mi piace”.
18 Maggio 2015

Questo mi era sfuggito. Eppure sono 4 anni che l’ho in classe. Sicuramente è anche colpa mia. Ma quando uno studente è tranquillo e segue, rischia di essere un po’ anonimo. In verità ne ho apprezzato l’impegno costante e me ne sono sempre conservato una percezione di un buon ragazzo credente. Ma non c’era mai stata l’opportunità di andare un po’ più in profondità. L’altra mattina, invece, Mattia!

Li ho alla terza ora, che precede l’intervallo. Abbiamo finito la lezione con 5 minuti di anticipo. Lui e altri quattro, stanno attorno alla cattedra. Un suo compagno, Pierpaolo, mi dice: “Guardi prof. cosa ho trovato”. E mi apre il suo cellulare su Youtube. “E’ grandiosa. E ascolti la voce! Sembrano degli angeli che cantano… una roba incredibile”. E clicca questo video (link: https://www.youtube.com/watch?v=cDhYGdK0KQg). 

Dopo qualche secondo mi rendo conto. E resto di stucco. “Ma tu ascolti sta roba??”, gli dico stupefatto. “No, non è che l’ascolto, l’ho cliccato per caso, però mi piace”. “Ti piace??? – gli chiedo ancora più stupito”. “Sul serio prof. E’ una roba che mi smolla!” “Ma tu sai cos’è? – gli chiedo”. “Una roba di Chiesa, una preghiera… non so bene cosa…”. “Si chiama Veni Creator Spiritus, – rispondo – è un inno liturgico, un inno allo Spirito Santo, antichissimo, che la Chiesa canta da almeno mille anni. Un “cult” per un credente.”

E proprio su questa parola la campana urla. Ovviamente, schizzano fuori come le saette. Pure Pierpaolo. Mattia invece resta. E i suoi occhi di mare pure restano, fissi a guardare i miei, in un aula vuota: quanta voglia di dirmi qualcosa! “Che c’è Mattia?” “ Sa prof. quella cosa che Pierpa le ha fatto vedere prima, io la conosco. La cantiamo tutte le domeniche alla fine della messa”. “Ah, bella questa cosa – rispondo – Mi fa piacere. In effetti siamo nel tempo di Pasqua e fra poco sarà Pentecoste e il Veni Creator è proprio l’inno di Pentecoste”. 

“Si, prof., ma dove vado a messa io, lo cantiamo tutte le domeniche. Mi piace molto è una musica emozionante. Ha ragione Pierpa, è grandiosa”. Resto di stucco, per la seconda volta. Ma questa volta cerco di non farlo vedere. “Ah interessante – rispondo – cioè nella tua parrocchia cantate il Veni Creator alla fine della messa tutte le domeniche?”. “Sì, ma non è nella mia parrocchia. E’ un’altra. Ci vado coi miei. Il prete canta spesso le cose in latino. Mi piace molto. Non so, ha una aria… di mistero… mi fa sentire… non so… più spirituale”. 

“Osta, che bella cosa – ribatto. Vuoi dire che quando canti in latino ti senti più vicino a Dio?” “Vicino?… (ci pensa un po’ su) Non lo so. Forse si – mi dice guardandomi un po’ sorpreso – Un po’ come se sentissi di partecipare ad una cosa diversa, dai… insolita, fuori dal mondo, un’emozione diversa”. E d’improvviso, due suoi compagni di classe rientrano in classe spintonandosi e urlando, e mi costringono a ritornare alla solita emozione: “Oh, ma che state facendo? – gli dico seccato”. “Ah, no niente prof.” E si calmano. Ma l’attimo è perduto e Mattia se ne torna nel suo anonimato, lasciandomi una serie di sensazioni che non tardano a diventare pensieri.

Il primo. La mia sorpresa, sia con Mattia che con Pierpaolo, sta nel fatto che degli adolescenti “allattati” ad hip hop, grunge, musica “bricolage”, costruita dal “multi stilismo” e dalla casualità, possano apprezzare il Veni Creator Spiritus in gregoriano. Non sono un esperto musicale, e chissà, forse esistono legami sotterranei tra gregoriano e hip hop. Ma non escludo che l’armonia e l’ambiente emozionale così “puro” di quell’inno liturgico, sia in verità qualcosa che manca così tanto nella loro esperienza che quando, per caso, appare, ne sono ammirati. Come se improvvisamente gli si squarciasse un velo e la realtà emozionale che sperimentano di solito, si dimostri non essere l’unica possibile. Come se un segno così potente del sacro, riesca ad essere stuzzicante proprio perché assolutamente insolito e inatteso. 

Il secondo pensiero. Mattia, mi sorprende però anche perché, pur seguendo abbastanza in classe, quando si tratta di discutere e mettere lì il proprio parere su qualcosa di concreto, legato alla vita di questo mondo, sembra “afono”. Solo se io lo interpello esplicitamente risponde, ma quasi sempre usa dei “copia incolla” di altri compagni che hanno parlato prima di lui. Certo, è anche questione di carattere e il suo non è certo di quelli determinati e sicuri. Ma mi chiedo se, per caso, ci sia un collegamento tra la sua difficoltà di mostrare in classe la sua posizione di fede e il suo modo di credere, in cui Dio è percepito solo a certe condizioni “estetiche”. Come se l’esperienza del sacro attinta in questo modo sia talmente altra dalla realtà, dal mondo, da rendere poi molto difficile che tale esperienza produca effetti nella realtà, diventi cioè fonte di vita e di cultura. Un sacro talmente Altro che non riesce a non restare Altro. 

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