Fra i grandi temi ciclicamente ricorrenti nei dibattiti e negli approfondimenti ad ogni livello compare quello connesso ai giovani e alle loro problematiche. Schiere di educatori improvvisati, genitori spaesati, politici d’assalto, influencer d’accattonaggio e insegnanti in burnout discutono di cosa sia meglio fare per inquadrare, o regolare, le nuove generazioni verso modelli ormai desueti e distanti dalla realtà. Ciò non fa che peggiorare una situazione nella quale tante volte all’interno delle nostre comunità i giovani appaiono come corpi estranei ai quali non si dona mai realmente la parola e, pertanto, non si concede il necessario spazio di libertà e fiducia necessario per la loro crescita. Per tali motivi risulta assai utile, in merito a questo dibattito, l’ultima fatica letteraria del sociologo termitano Pietro Piro intitolata I giovani non esistono (Aracne, Roma 2023, pp. 150, 14,00 euro). In questa recente pubblicazione, lo studioso siciliano raccoglie con sapiente metodologia alcuni suoi interventi occasionali pronunciati a variegati gruppi giovanili dai quali emergono spunti assai rilevanti per districarsi nel seno della preoccupante questione giovanile.
Anzitutto ritengo che uno degli snodi principali presentati nel libro sia quello legato alla ricerca del senso dell’esistenza. Spesso, infatti, i giovani fanno fatica ad individuare il significato della propria vita che talvolta appare deformata e priva di reali interessi. Piro rispolvera alcuni fondamentali per tornare ad alfabetizzare i giovani alla ricerca del senso profondo della propria esistenza. Studio, lavoro, apertura alla spiritualità, riconoscimento della dignità di ogni persona emergono dal testo come tematiche di una narrazione che è in grado di fornire ai più giovani, e non solo a loro, profondità e al contempo visione. In tal modo l’autore, rifacendosi a Vàclav Havel, individua nella speranza il senso della vita di ogni uomo. Speranza che non significa fiducia nel successo bensì capacità di riconoscere il significato dei pensieri e delle azioni che abitano la nostra quotidianità.
Altro passaggio fondamentale nella proposta di Piro coincide con una riflessione sull’educazione che viene strutturata a partire dagli «incontri in carne e ossa» con i giovani e da «tentativi, approcci, slanci, i cui risultati sono da verificare caso per caso» (p. 13). Si tratta di una sorta di educazione estroversa basata sul tempo realmente trascorso insieme ai giovani. Un’esposizione che oltre a porre l’adulto di riferimento negli «avamposti di incertezza del nostro tempo» (p. 30) permette allo stesso di cogliere la dimensione reale abitata dalle nuove generazioni tanto da «sapere quali sono i “demoni” che li tormentano e provare ad accompagnarli in questa lotta» (p. 32). Nell’esistenza fianco a fianco ai giovani, l’adulto è – per Piro – chiamato a testimoniare con la propria vita, oltre che annunciarlo con le parole, alcuni valori umani come la condivisione e la fragilità. L’autore esclude rigidi orizzonti, interpretazioni utopistiche e isolazionismi per sposare una «progressiva gradualità» nella relazione con le miserie del mondo da offrire al giovane affinché egli stesso possa divenire un «riformista moderato» capace di fare “quel qualcosa” – per dirla con don Pino Puglisi – destinato a cambiare la realtà. Ne deduciamo che la proposta educativa che affiora dallo scritto è tesa a generare uomini e donne del presente e del futuro in grado di affermarsi nella libertà e, quindi, di pensare e giudicare da soli.
Di conseguenza la prospettiva del sociologo siciliano è quella di iniziare a parlare, e a stare, sul serio “con i giovani” e di evitare di discutere semplicisticamente “dei giovani”. Un’operazione possibile soltanto tramite il ricordo della propria giovinezza finalizzato a farci riconoscere la «singolarità significante unica» (p. 21) dei giovani. Difatti ognuno di loro proviene da un determinato contesto caratterizzato da difficoltà, da speranze, da scontri, da legami che l’adulto è invitato a conoscere per cogliere «il carattere irripetibile» che ogni giovane porta in sé.
Quello di Pietro Piro è un libro che può fare del bene nel senso che è in grado di attivare processi riflessivi tanto negli adulti-educatori quanto nei giovani in formazione indirizzati a cogliere la complessità delle questioni in gioco. Un testo che sostiene un’opera di discernimento critico, di mediazione e di proposta su una delle più importanti questioni della nostra epoca per la quale non è più tollerabile l’improvvisazione o la superficialità. Pertanto si tratta di un volume che potrebbe risultare prezioso alla missione degli insegnanti, degli educatori, dei genitori e dei formatori che ogni giorno accolgono, curano e fanno crescere le nuove generazioni.
È molto importante il coinvolgimento dei giovani in politica, perché sono determinanti per il futuro di una Italia libera e democratica. Noi abbiamo la responsabilità di dare a loro tanta fiducia, tramandando le nostre esperienze e di sostenerli nei loro progetti migliorativi per una democrazia partecipativa.