Davanti a Chi ti ama da Dio

Ancora una volta gli studenti mi stupiscono. La famosa "circolarità educativa", dove non solo lo studente impara dal docente, ma anche viceversa.
26 Gennaio 2012

“Bhè, prof, però detto così sembra davvero brutto. Io ne ho un idea che mi piace di più”. Ancora una volta gli studenti mi stupiscono. La famosa “circolarità educativa”, dove non solo lo studente impara dal docente, ma anche viceversa, ogni tanto si vede. E quando succede mi piace sempre, tanto che finisco per continuare a lavorarci sopra. Ma soprattutto è prezioso per me, che questo capiti su questioni di teologia, dove spesso “presumo” troppo.

Stavamo ragionando insieme sulla concezione dell’aldilà Cristiano, e in particolare sul giudizio finale. “Ragazzi, fondamentalmente nel cristianesimo il giudizio finale è un atto di Dio con cui viene rivelata finalmente la Verità della nostra vita, chi davvero è stato il nostro Signore, e sulla base di questo Egli produce le conseguenze eterne, positive o negative su di noi”. E Giovanni:” Va bhè prof. una specie di tribunale assoluto”. “Più o meno – dico io”. E a questo punto Laura ci stupisce con la sua uscita: ” Bhè, prof, però detto così sembra davvero brutto. Io ne ho un idea che mi piace di più. Una volta il mio parroco mi ha detto che, in fondo, il giudizio finale è un incontro d’amore. E questo è molto più bello che pensare di essere portati nel suo tribunale, andiamo!”

E prosegue. “Allora mi sono fatta un film. Io penso che è come se per tutta la vita io e Dio stiamo insieme”. “In che senso?” – le faccio io. “Morosi, prof, fidanzati”. “Ma dai, ma sei fuori a dire una roba del genere, vuoi fare la suora?” Sarcastico come spesso, Tomas non perde occasione per lasciare il segno. Mi volto di scatto e lo fulmino a parole: “Tomas, non ti permetto di prendere in giro una tua compagna!! Se non sei d’accordo con lei, dopo potrai dire la tua, ma rispetta la sua idea, altrimenti poi nessuno rispetterà le tue!” Si “riaccuccia” nel banco. E Laura riprende senza nemmeno sentirsi sfiorata.

“Si, prof. una storia con Dio che dura tutta la vita, dove Lui è sempre lì, non molla mai, non tradisce mai, non ti perde mai dai suoi occhi e dalle sue braccia e ti ama davvero da Dio (Risata generale, inevitabile!) E io invece che non sono mai convinta del tutto, che a volte lo sento a volte no, che a tratti penso che non c’è e cerco altri, che poi ritorno da Lui, che mi arrabbio con Lui, che lo ringrazio, che lo insulto, che lo adoro. E quando finalmente sarò davanti a Lui è come se Lui mi domandasse dolcemente: allora Laura, che facciamo di questa storia?, buttiamo via tutto?, roviniamo tutto?, o accetti per sempre questo amore immenso che sento per te?”

Laura ha dei grandi occhi castani che sorridono con quella armonia che oggi è difficile trovare dentro una ragazza di 18 anni. Semplice, non bigotta e nemmeno troppo praticante. Non le piace stare al centro dell’attenzione. Ma quando all’improvviso s’è accorta che la classe era lì tutta a sentirla in silenzio è diventata bordeaux. E si è rifugiata tra le braccia di Michi, storica e fedele compagna di banco. Tomas ha alzato la mano. “Ok di la tua – gli ho detto”. “Prof. stavolta sono serio.  A me è successo realmente con la mia morosa, quello che Laura ha immaginato con Dio, e ho capito proprio lì che io l’amavo davvero e le ho detto di sì”. “Oh oh, grandi rivelazioni, Tomas – ha detto Enrica, tra il sorpreso e l’ironico”. “Bhè ogni tanto si può – ha proseguito Tomas – Ma prof io davvero non credo che si possa innamorarsi di Dio come dice Laura. Però tra l’idea del tribunale e quella di Laura preferisco mille volte quella di Laura”. E una buona mezza classe si è associata.

Dieci minuti dopo, in bici, tra le macchine e il gelo, il mio demone ha già preso il sopravvento. E alla fine ne ho raccolto tre domande.

E’ davvero distante dal nocciolo delle nostra fede l’idea di Laura? Forse perché finisce per depotenziare l’idea che sia Dio a decidere e rimanda la palla all’uomo? Ma Dio ha già deciso: Lui vorrebbe salvare tutti. Su questo la Bibbia (Gv. 3, 17-18) e il CCC (n. 679) sono già espliciti di loro. Oltre però a contenere anche un linguaggio e delle immagini che davvero ci riconducono al clima di un tribunale. (Ad es. Eb. 6,4-6 e CCC n. 1039). 

Nell’idea di Laura la vita presente non è dove guadagniamo punti (meriti) o debiti (peccati) che poi si misureranno al giudizio finale. E’ invece il tempo del fidanzamento appunto, ove  l’uomo, limitato, prova a trovare il modo di “lasciarsi trasformare” da questo Dio di amore assoluto. E dove quindi, anche quando diciamo di no ad un amore terreno, sbagliando, possiamo da questo imparare a non dire di no all’amore di Dio. E allora non è che dovremmo rimettere mano al concetto teologico di “merito”? Che non va tolto, ma va riletto in una logica di amore.

Come mai, disponendo nella Bibbia di più chiavi per leggere il giudizio finale, si è privilegiata quella legata al clima del tribunale? Che rimanda alla legge, e solo eccezionalmente alla grazia, mentre per noi è il contrario. E’ un retaggio vetero testamentario? O una subdola forma di protestantesimo, mascherato nel suo contrario? O semplicemente una forma storica e per questo assolutamente rivedibile?

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