Da Harry Potter a Mercoledì: come è cambiata l’adolescenza

La saga di J. K. Rowling e la serie di Tim Burton hanno molti punti in comune: scuole di magia, creature fantastiche e soprattutto protagonisti adolescenti. Tra Harry Potter e Mercoledì però passano 25 anni: dal confronto emergono le differenze tra l'adolescenza di ieri e di oggi.
30 Gennaio 2023

 

[L’articolo contiene inevitabili spoiler]

 

Sta spopolando, su Netflix, Mercoledì di Tim Burton – Wednesday nel titolo originale – serie che in poche settimane ha già raggiunto la terza posizione tra le più viste di sempre. La storia ha come protagonista Mercoledì, la figlia di Gomez e Morticia della Famiglia Addams, ormai adolescente. Dopo essere stata espulsa da scuola (per un motivo esilarante che non vi spoilero) finisce alla Nevermore Academy, un collegio per ragazzi con particolarità magiche: sirene, lupi mannari, gorgoni…

Diversi commentatori hanno messo in luce le forti assonanze della serie con la saga di Harry Potter: in entrambe troviamo scuole di magia, creature fantastiche, segreti da sciogliere, minacce da sventare… e soprattutto protagonisti adolescenti. I punti di contatto sono evidenti, ma l’aspetto secondo me più interessante sono le differenze che emergono nel modo in cui sono rappresentati gli adolescenti nell’una e nell’altra saga. Tra Harry Potter e Mercoledì passano esattamente 25 anni. Il primo libro di J. K. Rowling esce nel 1997, prima dell’11 settembre, delle crisi economiche, dei social, di un cambiamento climatico percepito nella sua gravità, del Covid… Un mondo radicalmente diverso da quello in cui sono chiamati a vivere gli adolescenti oggi che, proprio per questo, in Mercoledì sono dipinti con tonalità a tratti opposte rispetto a Harry Potter.
Le caratteristiche che provo a mettere in luce – cinque in particolare – non vogliono descrivere il vissuto specifico di ogni adolescente, che è unico e singolare, ma piuttosto il contesto generale nel quale gli adolescenti crescono, l’aria che respirano intorno a sé, che poi ciascuno assimila e rielabora in modo originale, a partire da ciò che concretamente incontra nel proprio vissuto.

1.     Il posto nella società. Nel mondo di Harry Potter i giovani maghi ricevono una lettera personalizzata che li invita alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, dove vengono accolti e inseriti dentro un percorso che li introdurrà nel mondo magico. Gli adolescenti fanno quindi esperienza di essere chiamati personalmente, ritenuti degni di cura: c’è un investimento importante nei loro confronti. In Mercoledì la Nevermore (come lo stesso nome suggerisce) è una scuola di reietti: i ragazzi che la frequentano sono lì perché anomali, pericolosi a causa delle loro qualità magiche: quello che a Hogwarts è valorizzato, alla Nevermore è posto ai margini e guardato con sospetto. Nessuna fiducia, nessuna cura per i reietti. Sono una seccatura da confinare lì dove danno meno fastidio.

2.     Il futuro. Harry Potter è ambientato in un mondo magico parallelo al mondo reale. In questo mondo esiste una società organizzata, in cui, una volta usciti da Hogwarts, streghe e maghi troveranno la loro collocazione: potranno scegliere se diventare Auror o funzionari del ministero della magia, negozianti di Diagon Alley o professori di arti magiche… In Mercoledì oltre la Nevermore non c’è nulla. Nella serie non si fa alcun accenno al futuro dei reietti una volta terminata la scuola. Sono giovani senza prospettiva, senza futuro: quasi che gli sceneggiatori abbiano preso sul serio i programmi sulle politiche giovanili dei nostri partiti politici.

3.     Gli adulti. In Harry Potter, pur con i loro limiti, gli adulti hanno una rilevanza, sono di riferimento per gli adolescenti, riescono a trasmettere valori e ideali. Si pensi, su tutti, al rapporto tra Harry e Silente. La rappresentazione del mondo adulto in Mercoledì è tutta riassunta nelle parole che la protagonista pronuncia in apertura del primo episodio:
“Non so bene a chi sia venuta la perversa idea di aggregare centinaia di adolescenti in scuole sottofinanziate, gestite da persone i cui sogni si sono infranti da anni, ma ne ammiro il sadismo”. 
Il mondo adulto in Mercoledì è quanto di più cringe ci possa essere (nello slang giovanile, cringe è utilizzato per descrivere una persona che si comporta in modo imbarazzante senza rendersene conto). Gli adulti non rappresentano neanche lontanamente un modello a cui ispirarsi: sono inaffidabili, opportunisti, persi nel loro mondo incomprensibile. Gli adolescenti sono avanti anni luce, arrivano sempre prima a capire come stanno le cose e a trovare soluzioni. Gli adulti non capiscono, non ascoltano e invece di essere d’aiuto rappresentano un ostacolo in più da superare.
Riguardo la relazione coi genitori è interessante il personaggio di Enid, compagna di stanza di Mercoledì: è una licantropa che non riesce ancora a trasformarsi in lupo mannaro nelle notti di luna piena e viene pressata dalla famiglia perché impari. Il rapporto dell’adolescente col mondo adulto è anche questo: non sentirsi mai all’altezza delle aspettative, non ricevere il rispetto necessario dei tempi di maturazione personale.

4.     Le relazioni. Harry Potter è il trionfo dell’amicizia, della lealtà, del gioco di squadra. Mercoledì è sola e cinica. Non perché nessuno voglia stare con lei. È lei che si isola e respinge chi prova ad avvicinarsi. Quando Enid cerca di abbracciarla, lei si ritrae gelida. Quando uno dei protagonisti le rivela “Vorrei fossimo più che amici…” lei risponde: “Ti passerà, vedrai! Non sono una buona amica, figurarsi una più che buona amica. Ti ignorerò. Ti spezzerò il cuore e metterò sempre prima i miei bisogni e interessi… Stai commettendo un errore!”. Mercoledì cerca gli altri solo quando le servono, solo quando ne ha bisogno. Non perché sia insensibile o indifferente, tutt’altro! È che l’altro destabilizza. Se in Harry Potter le relazioni sono ciò che salva, Mercoledì cerca salvezza dalle relazioni, che rappresentano per lei il problema più grande di tutti. Le relazioni non sono il luogo in cui respirare la vita a pieni polmoni, sono l’inferno dell’insicurezza, della competizione, del giudizio, dell’inadeguatezza, della delusione… la solitudine è decisamente preferibile!

5.     Il male. Harry Potter rifiuta il male. Lo teme: è terrorizzato all’idea di ritrovarlo dentro di sé – come quando scopre di parlare serpentese – e dedica le sue energie a combatterlo. Mercoledì ha familiarità col male, lo ha respirato da sempre e ne ha fatto un compagno. Dopo la solitudine, il sadismo è il suo secondo rifugio. L’ideale di un mondo libero dal male, che troviamo in Harry Potter, cede il posto in Mercoledì a una realtà in cui il male è un ingrediente tra tanti, parte della normalità delle cose. Una malattia che si è cronicizzata, con la quale serve solo imparare a convivere. Anche Mercoledì combatte, ma è una lotta per la sopravvivenza. Mercoledì non cerca il bene. Cerca di restare in vita nonostante tutto; e a volte ci riesce proprio grazie al male, servendosi del male. Dinamica molto simile a quanto avviene nell’autolesionismo e in altri disturbi purtroppo diffusi nel mondo adolescente oggi.

 

Quale speranza, quale vita possibile per Mercoledì e la sua generazione? È la domanda che interroga quotidianamente chi è chiamato a essere genitore, insegnante, educatore con gli adolescenti oggi. E chiede anzitutto di prendere consapevolezza che gli adolescenti di oggi non sono quelli di ieri; che obbiettivi, percorsi e linguaggi educativi vanno ripensati se non vogliono correre il rischio di rivolgersi a un adolescente che non esiste più.

La serie però non è senza speranza, come Harry Potter anche Mercoledì ha un lieto fine: i malvagi vengono smascherati, i mostri sono sconfitti. Alla fine Mercoledì vince. E non vince da sola. Non ce l’avrebbe fatta da sola: “nessuno si salva da solo”. Ha bisogno dell’aiuto di compagni e adulti. E quando finalmente la vita ha avuto il sopravvento sulle forze che volevano distruggerla, arriva il tanto atteso abbraccio con Enid. Un abbraccio liberatorio, incredulo, a cui Mercoledì si abbandona abbattendo il muro di protezione che si era costruita. Lasciando finalmente scorrere la vita.

C’è una speranza anche per gli adulti. Quando tutto è finito, Mercoledì riconosce la testimonianza della preside della Nevermore, che muore difendendo la scuola: “Detesto ammetterlo, ma mi mancherà la preside Weems” commenta con Enid “Era un vero tormento, ma era in gamba. Ed è morta per l’unica cosa che amava davvero: questa scuola. La rispetto immensamente“. “Era una di noi“.

Gli adolescenti non sono insensibili o indifferenti. Partono normalmente dal presupposto che l’adulto non abbia nulla di importante da dire, nulla che valga davvero la pena ascoltare, ma quando incontrano una testimonianza vera, autentica, la sanno riconoscere. Come ai tempi di Harry Potter anche la generazione di Mercoledì desidera come non mai la vita. Vive spesso però in contesti che fanno apparire questo desiderio un’utopia irrealizzabile. Hanno più che mai bisogno di adulti che prendano sul serio il loro vissuto e che, dentro le complessità del mondo, siano testimoni credibili di una vita possibile, una vita ancora desiderabile.

Una risposta a “Da Harry Potter a Mercoledì: come è cambiata l’adolescenza”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Insomma, un presepe della famiglia di oggi dove c,è una culla ma accanto a guardare il nato non dei genitori ma altro, la TV, giocattoli, tutto un mondo di cose, create, inventate a dargli l’impressione di ricevere affetto. Non pensò che nascano bambini diversi, ma semplicemente crescono con quel mondo che hanno trovato. Ma perché non si indaga su ciò che i filtri riferiscono: sui perché non sembra che i genitori non siano più i maestri, che verso i maestri studenti si mostrino poco ascoltatori, critici verso la società che per il culto di di “liberta” si è liberata del pesante fardello di educare, perché questo richiederebbe un domandarsi per primi se hanno ancora qualcosa da insegnare a quei figli lettori o videoamatori o mediadipendenti, i quali si riconoscono nei personaggi creati da fantasia anziché guardare e confidare in qualcuno capace di affetto che insegna l’amore vero il solo che fa aspirare a una vita vera da uomini

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