Buona notizia anche per i gay?

«In parrocchia sembra che loro non esistano. Invece io ho un amico che è gay. È proprio sempre stato così. E fa tanta fatica...»
10 Settembre 2019

La rete ricorda tutto. Oggi mi propone una frase di papa Francesco che risale all’estate 2018, e mi riconduce con la mente a un episodio di poco successivo.

Mi invitano in una grossa parrocchia della periferia urbana per parlare del significato del Vangelo nella vita di ciascuno, ma questa volta non devo incontrare genitori o catechisti, il mio uditorio è composto da ragazzi e ragazze. Hanno quattordici anni, hanno ricevuto la Confermazione da qualche mese e hanno deciso di continuare il cammino di formazione. Sono poco più della metà dell’intero gruppo, ma il parroco è felice, è già un buon risultato; mi racconta che cominciano a emergere le prime domande non stereotipate, le appropriazioni serie.

“Ma il vangelo è una buona notizia anche per i gay?”

Ecco. Per esempio.

“Certo che è buona notizia anche per i/le gay: sono esseri umani, mica una specie a parte”.

“Significa che per Gesù va bene come vivono?”

Gli sguardi sono attenti, il silenzio surreale. Come rispondo adesso, per raggiungerli senza tradire la verità? Non posso cavarmela rifugiandomi nella dottrina, hanno bisogno di capire. Inizio a muovermi nel quadro della visione cristiana dell’uomo, parlo della differenza di genere, ma mi rendo conto che lo spazio è poco e posso solo aprire un tema enorme. Lei mi interrompe, comunque:

“Sì, però io credo che ai gay nessuno parli di queste cose. In parrocchia sembra che loro non esistano. Invece io ho un amico che è gay. È proprio sempre stato così. E fa tanta fatica, lo prendono in giro.  Anche qui in patronato, così non viene più”.

Mi inquieta ancora la sua espressione, interrogativa e un po’ polemica per una questione che chiaramente la faceva soffrire.

Di ritorno da Dublino, lo scorso anno, papa Francesco aveva raccomandato a un padre che scoprisse l’omosessualità del figlio «di pregare, di non condannare, di dialogare, di fare spazio al figlio e alla figlia perché si esprima».

Pregare, non condannare, dialogare, fare spazio.

Un’indicazione molto chiara, perfetta anche per una pastorale che voglia trasmettere davvero a tutti la buona notizia. Ma quanta strada ancora da fare …

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