«Servirmi solo della mia lingua e del mio modo di pensare, significherebbe rinunciare a priori a una vera comprensione dell’altro. Se, invece, si giunge a pensare in più lingue, si può avvertire spesso una sintonia dove un altro s’attende una cacofonia»
La scuola non rischia di diventare l’ennesima esperienza burocratica in cui si premia chi fa più esperienze e chi più spende? E così non rinuncia al compito di offrire strumenti di emancipazione a studenti con opportunità economiche differenti?