Chi mostra le vite dei santi?

Aumentano le canonizzazioni ma sono in pochi a parlare dei Santi, per additarli ai giovani e ai meno giovani. In Francia investono persino nei fumetti...
22 Luglio 2014

CHE FIGURA!

La sensazione è che si parli tanto dei Santi solo nel giorno in cui lo diventano. E che, dall’indomani, ogni ordine religioso, associazione o movimento ecclesiale, si limiti a promuovere i propri. Per lo più in modo agiografico e affidandosi a dei santini.

In Francia hanno puntato sul fumetto, che lì è considerato un linguaggio di serie A, capace non solo di raccontare ma di farlo in modo avvincente e insieme antiretorico, non incensatorio. Così si sono messi all’opera in tre, uno a scrivere (Christophe Hadevis, sacerdote), uno a inchiostrare (Erwan Le Saëc) e una a colorare (Tatiana Domas), partorendo un libro – Qualche scorza d’arancia amara (edito da L’Emmanuel) – che ha ottenuto il premio Angoulême 2014 per il fumetto cristiano.

Un successo da attribuire, più che alla straordinarietà dei disegni, all’idea di raccontare un Santo straordinario del Settecento, Benedetto Giuseppe Labre, nato nell’estremo Nord della Francia e morto a Roma, a 35 anni, dopo aver percorso 30mila chilometri in meno di 14anni.

Uno che, pur avendo provato a stabilirsi in mille comunità religiose, finisce sempre bollato come “non idoneo”. Finché, nel 1770, capisce che la sua strada è la strada. E decide di fare il pellegrino a vita, da un santuario all’altro, mendicando.

Talmente innamorato di Dio, della Madre di Dio e dei Santi, da volerli andare a trovare a casa loro. Per cui, a piedi, raggiunge Assisi, la Verna, Camaldoli, Loreto (per 11 volte), Fabriano (per S. Romualdo), Napoli (per S. Gennaro), il Gargano (per S. Michele), Bari (per S. Nicola), Santa Maria di Leuca e Valverde, presso Catania. Spingendosi persino in Svizzera, Germania e Francia. E, quando è a Roma, alloggia sovente sotto un’arcata del Colosseo (la n. 43, da cui è visibile la V Stazione della Via Crucis, quella del Cireneo), andando ogni giorno a pregare in una chiesa diversa.

Non gli rende merito il soprannome di “vagabondo di Dio”, perché dà l’idea di uno che bighellona, che ciondola, che va a zonzo senza meta. Come tanti cattolici light, privi di peso (e di spessore), girovaghi da una parrocchia all’altra, da un’associazione all’altra, da un prete all’altro, per assaggiare tutto senza impegnarsi.

Mentre Benedetto Labre si sente pellegrino. Se cammina incessantemente, lo fa verso una meta e pregando. Se si affida, per campare, alla carità altrui, è anche capace di fare carità. Se non è di nessuno, ha però molto chiaro d’essere di Dio. Come ha dichiarato il sacerdote che ha sceneggiato il fumetto: «La prima volta che ho visto Gesù, era sotto forma d’illustrazione. Sono stato evangelizzato da un’immagine e lo faccio a mia volta. Ho scelto questo personaggio per mostrare che la santità è accessibile a tutti, pure a chi non diresti. Dietro alle sue sembianze di barbone, non si sospettava la sua vita interiore. Eppure, se lui è Santo, è per la sua relazione con il Cristo».

«Certo, non rappresenta un esempio da emulare – ha detto di lui il suo due volte omonimo, papa Ratzinger –, ma è un segnavia, un dito teso verso l’essenziale. Egli ci mostra che Dio da solo basta; che al di là di tutto ciò che può esserci in questo mondo, al di là delle nostre necessità e capacità, quello che conta, l’essenziale è conoscere Dio». E il pellegrinare di S. Benedetto per tutta l’Europa «rende evidente che colui che si apre a Dio non si estranea dal mondo e dagli uomini, bensì trova fratelli, perché da parte di Dio cadono le frontiere, solo Dio può eliminare le frontiere perché grazie a Lui siamo tutti solo fratelli, facciamo parte gli uni degli altri. (…) Così egli è un Santo della pace proprio in quanto è un Santo senza alcuna esigenza, che muore povero di tutto eppure benedetto con ogni cosa».

Oggi la Chiesa l’ha assunto come patrono dei senzatetto, intuendo che proprio in quel senza è la cifra di S. Benedetto Labre. «Senza niente, senza alcun appoggio e non tenendo per sé nulla di quel che riceveva se non ciò di cui aveva assolutamente bisogno», ha detto ancora Benedetto XVI. Si potrebbe aggiungere: senza appartenenze, senza seguaci, senza aver mai fondato nulla.

Un Santo, dunque, per analogia adatto ai non inquadrati, ai cani sciolti, agli outsider, per contrasto potrebbe anche diventare il patrono degli ordini religiosi, nonché delle associazioni e dei movimenti ecclesiali, a ricordare loro la priorità di Dio.

 

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