Nei grandi fatti che riguardano la Pasqua, e che il Vangelo di oggi richiama come un'eco, vi è un costante riferimento a una dimensione familiare, racchiusa nella delicata domanda del Risorto, forse (mi piace immaginare) detta con un sorriso: «Avete qui qualche cosa da mangiare?».
A tavola si ricostituisce l'amicizia, si rinnovano i legami: «una porzione di pesce arrostito» è quanto i discepoli presentano nel piatto del Maestro nuovamente vivo e concretamente presente: quale luogo migliore del tavolo, dopo l'ultima cena, per sciogliere i dubbi e iniziare a gustare insieme la gioia della vita rinata?
La tavola è il luogo in cui, con le pietanze, il Risorto rincuora e scaccia le paure.
Tra le tante tavole della letteratura, il brano del Vangelo di oggi me ne ricorda una in particolare: è una tavola manzoniana, la tavola del sarto, a cui Lucia siede con la moglie dell'uomo e i suoi bambini. È il pranzo della serenità ritrovata, dopo il dramma del rapimento della ragazza ad opera dei bravi dell'Innominato e la notte dell'angoscia e del terrore.
Un pasto di famiglia, nel XXIV capitolo de I promessi sposi, per sperimentare, nuovamente, un poco di riposo, di letizia, e di umana vicinanza:
La buona donna, fatta seder Lucia nel miglior luogo della sua cucina, s'affaccendava a preparar qualcosa da ristorarla, ricusando, con una certa rustichezza cordiale, i ringraziamenti e le scuse che questa rinnovava ogni tanto.
Presto presto, rimettendo stipa sotto un calderotto, dove notava un buon cappone, fece alzare il bollore al brodo, e riempitane una scodella già guarnita di fette di pane, poté finalmente presentarla a Lucia.
Al brodo seguirà il cappone stesso, cucinato dalla donna con i condimenti dell'ospitalità e della premura, un cappone mangiato allegramente da tutti
Messo poi subito in tavola, la padrona andò a prender Lucia, ve l'accompagnò, la fece sedere; e staccata un'ala di quel cappone, gliela mise davanti; si mise a sedere anche lei e il marito, facendo tutt'e due coraggio all'ospite abbattuta e vergognosa, perché mangiasse. Il sarto cominciò, ai primi bocconi, a discorrere con grand'enfasi, in mezzo all'interruzioni de' ragazzi, che mangiavano ritti intorno alla tavola, e che in verità avevano viste troppe cose straordinarie, per fare alla lunga la sola parte d'ascoltatori. Descriveva le cerimonie solenni, poi saltava a parlare della conversione miracolosa. Ma ciò che gli aveva fatto più impressione, e su cui tornava più spesso, era la predica del cardinale.
Ed è proprio nel ripetere alcune parole dell'arcivescovo in riferimento alla povertà e alla carestia («la disgrazia non è il patire, e l'esser poveri; la disgrazia è il far del male») che il buon sarto, chiacchierone e simpatico, si ricorda che non c'è vera gioia se il povero che sta alla porta manca del necessario, e agisce di conseguenza:
Stette un momento; poi mise insieme un piatto delle vivande ch'eran sulla tavola, e aggiuntovi un pane, mise il piatto in un tovagliolo, e preso questo per le quattro cocche, disse alla sua bambinetta maggiore: - piglia qui -. Le diede nell'altra mano un fiaschetto di vino, e soggiunse: - va' qui da Maria vedova; lasciale questa roba, e dille che è per stare un po' allegra co' suoi bambini. Ma con buona maniera, ve'; che non paia che tu le faccia l'elemosina. E non dir niente, se incontri qualcheduno; e guarda di non rompere.
L'effetto della condivisione discreta con il povero è, come per il pasto del Risorto, la gioia, unita alla pace:
Lucia fece gli occhi rossi, e sentì in cuore una tenerezza ricreatrice; come già da' discorsi di prima aveva ricevuto un sollievo che un discorso fatto apposta non le avrebbe potuto dare.
Come i discepoli che provarono «una grande gioia», così la tavola dell'amicizia e dell'ospitalità, che si apre al povero, allo sfortunato, a chi è solo, come una necessaria componente (eucaristica) del pasto, dona «sollievo» alle pene di Lucia. È la pace del quotidiano, la serenità del gesto semplice, ma fatto con cura, del cucinare come atto di attenzione per l'altro.
Così il «Pace a voi» pronunciato dal Risorto diviene abitudine e missione, anche gustando un piatto in famiglia.
21/04/2018 06:32 Francesca Vittoria
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