LA GUARIGIONE DELLA SUOCERA DI SIMONE
(1020 ca., dall’Evangeliario della badessa Hitda di Meschede, Darmstadt, Biblioteca universitaria dell’Assia)
«Si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano». Mc 1,29-39
Un miracolo di poco conto, solo perché Gesù gioca in casa o perché la malattia non sembra così grave? È invece da tenere a mente, la guarigione di Cafarnao, per l’impegno di entrambi i protagonisti.
Si inizia da quello di Gesù che, anche lontano dagli sguardi della gente, sa farsi carico di un problema minimo, pur di alleggerire i pesi altrui. È questo il significato dei suoi segni, indipendentemente dalla dimensione e dall’eco: sono tutti tesi a rialzare (lo farà pure col genero di lei, tirandolo su dalle onde… lo fa con l’adultera, sollevandola dai peccati…), tesi a rimettere in piedi, a far stare meglio. E, se possibile, pure a scuotere chi è presente, talmente concentrato su di sé da non vedere chi sta male.
Considerato – a torto – un miracolo secondario, questo per la suocera di Pietro è notato di rado dagli artisti e, quando succede, la donna viene messa a letto. Qui, a sorpresa, è rimessa in piedi e chissà che ciò non sia dovuto alla sua reazione, che nei miracolati non è sempre di disponibilità immediata: la suocera di Pietro, al contrario, avendo compreso lo spirito di servizio di Gesù, se ne lascia contagiare e, appena risanata, si mette subito a servire. Non è dunque, il suo, un semplice dire grazie, ma un fare la propria parte provando a dare altrettanto. Secondo Silvano Fausti, la donna capisce che «il vero miracolo che ci rende simili a Dio è la capacità di amare, e amare vuol dire servire».
I gesti di Gesù, di farsi vicino e di prenderla per mano, sono facili, fattibili e insegnano come cominciare a muoversi per rimettere al mondo un fratello o una sorella. La suocera di Pietro capisce tali gesti dopo averli visti su di sé. Lei, che non è una donna di servizio perché ce l’ha scritto nei geni, coglie che la gratuità e la generosità sono la risposta a un bene ricevuto.
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Gian Carlo Olcuire è un grafico. Che si sente realizzato quando riesce a far guardare le parole come se fossero immagini e a far leggere le immagini come se fossero parole. Lavora soprattutto per il mondo cattolico ed è appassionato di linguaggi, soprattutto dell'uso (o abuso, disuso, riuso) che se ne fa nel mondo cattolico.
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