Veramente ricco è il mistero della Trasfigurazione, in quel suo rimando al legame che ogni vita ha tra la terra e il cielo, tra il tempo e l’eterno, tra il piccolo e l’universale.
Un richiamo tra gli altri mi fa eco leggendo il Vangelo di oggi: siamo creature destinate alla luce senza fine; la nostra meta è la comunione dei santi in Dio, grazie al Figlio incarnato che ha reso tangibile l’Assoluto.
Noi uomini abbiamo una dignità divina: come figli a cui è stato promesso un futuro senza tenebre. C’è molto di sacro in noi: ecco, la Trasfigurazione mi ricorda il valore del sacro nella nostra quotidianità. Non siamo solo polvere e sangue, fatica e limite: c’è una dimensione divina che è quella del sacro, o c’è una dimensione del sacro che è la nostra particella divina, donata gratuitamente dal Padre. È un tesoro che ognuno di noi deve custodire, non svilendo la grazia della vita, come dice una bella poesia del greco Konstantinos Kavafis (1863-1933):
Quanto più puoi
E se anche non puoi farla la tua vita come vuoi,
questo cerca almeno
per quanto puoi: non la svilire
con la troppa familiarità con il mondo
con i troppi moti e discorsi.
Non la svilire portandola
in giro spesso ed esponendola
ai rapporti e alle frequentazioni
della quotidiana stupidità,
così che diventi come una noiosa estranea.
(Traduzione di Sabino Chialà)
Siamo esseri destinati a una trasfigurazione eterna, che già qui possiamo sperimentare: accade quando difendiamo la nostra scintilla divina, tenendola lontana dalla «quotidiana stupidità», che la rende una «noiosa estranea».
È l’ammonimento del Vangelo di Giovanni: essere «nel mondo», ma non essere «del mondo» (Gv 17). La Trasfigurazione può essere un utile momento di sosta nel ripensare alla nostra dignità: siamo chiamati a scendere dal Tabor, a camminare per le strade dell’oggi, ma avendo sempre presente che c’è un sacro da rispettare, in noi, negli altri, nella creazione: è il Sacro del Figlio che ci dice «Alzatevi, non temete». Ma al tempo stesso ci invita a ricordare l’eredità data dal Padre, per renderla comune al momento opportuno.
Forse il tempo della vacanza è il tempo giusto per questa memoria: stare un poco in disparte e alimentare lo spirito con il soffio dello Spirito, secondo il consiglio di non avere «troppa familiarità con il mondo».
12/08/2017 23:28 Francesca Vittoria![]() | Versione stampabile |
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