PIETRO E CRISTO UNITI
(prima metà del IV secolo, Roma, Antiquarium del Foro Romano)
«A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli,
e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli» (Mt 16,13-20)
Ci si può commuovere per una lastra di marmo? Sì, tanto più se fa venire voglia di disegni e di segni simili a quelli dei primi cimiteri cristiani: ricchi di fede e di speranza e perciò freschi, scanzonati, veloci e insieme profondi, mossi dalla gioia di celebrare e insieme scorporati dall'idea d'essere un'opera d'arte.
Sulla sinistra è riconoscibile un ramo di palma, simbolo di vittoria e di martirio, mentre a destra è il monogramma di Gesù, fatto con le prime due lettere greche dell'appellativo "Cristo". In mezzo a loro, un logo assai interessante: quello che sta per Pietro, dove le iniziali latine P ed E, una sopra l'altra, si uniscono a formare una chiave. Proprio il simbolo che, da sempre, sta per il principe degli apostoli.
Non sappiamo se l'accostamento delle lettere fosse voluto. È più probabile sia un caso di serendipity, cioè di scoperta casuale di qualcosa mentre non la si sta cercando. Forse i primi grafici cristiani, ignari di esserlo, si accorsero - giocando a unire le lettere - di dar vita a una forma che si sposava felicemente con un significato: quello assegnato da Gesù a Pietro.
Come ogni chiave per la propria serratura, quella dell'apostolo è unica: non c'è che lei per accedere a Cristo. Non c'è che lei per dare un senso, attraverso di lui, al vivere e al morire, all'essere figli e fratelli, all'amare che riesce a perdonare.
Alla domanda «Ma voi, chi dite che io sia?», la risposta di Pietro è stata netta, come il rumore della chiave giusta quando apre: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». Per questo l'apostolo ha avuto un'investitura: sua sarà la responsabilità di dischiudere il Signore, non di rinchiuderlo. Di farlo conoscere, non di occultarlo. Di far sentire la porta apribile, non blindata.
29/08/2017 06:43 LudoK
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Gian Carlo Olcuire è un grafico. Che si sente realizzato quando riesce a far guardare le parole come se fossero immagini e a far leggere le immagini come se fossero parole. Lavora soprattutto per il mondo cattolico ed è appassionato di linguaggi, soprattutto dell'uso (o abuso, disuso, riuso) che se ne fa nel mondo cattolico.
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