PARABOLA DEL SEMINATORE
(vetrata del XIII secolo, Canterbury, Cattedrale di N.S. Gesù Cristo)
«Un'altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno» (Mt 13,1-23)
Questa è la prima di una serie di parabole, che incontreremo nei Vangeli estivi e autunnali. Piccole storie con cui Gesù - quasi sempre - parla del regno di Dio, usando l'immagine al posto dell'astrazione. Anzi: usando più immagini. Per sfaccettare meglio il regno e non farne un unico quadretto, da guardare compiaciuti restando con le mani in mano.
In tali racconti, privi di interventi divini, i miracoli toccano agli umani coi loro comportamenti. Il regno di Dio, infatti, è vicino ma viene se gli andiamo incontro, mettendo a disposizione i nostri doni e liberandoci delle malattie "mentali" (paure, fissazioni, idee sbagliate...) che ci tengono incatenati (in ciò sono terapeutiche, le parabole).
A conferma del suo essere terra terra, la storia odierna presenta uno che con la terra ha a che fare: si tratta di un seminatore un po' particolare, che semina a pioggia, senza risparmio e senza calcolo. In modo appassionato e non scientifico. Tant'è che i suoi semi vanno a finire ovunque. E la potenza del suo braccio ricorda quella di colui che ama in modo esagerato e gratuito: il Padre, cantato da Maria nel Magnificat, che vuole raggiungere chiunque, non negandosi a nessuno.
Posta nel luogo da cui ebbe inizio l'evangelizzazione dell'Inghilterra, quest'antica vetrata va guardata pensando alla fiducia di chi semina la parola di Dio, più forte di qualunque avversità. Il seminatore si attiva senza preoccuparsi degli uccelli, dei sassi e dei rovi. Si attiva indipendentemente dal risultato, cioè senza l'assillo di prevedere dove cadranno i semi e senza l'angoscia di vederli sprecati. Il seminatore sa da subito che parte di quei semi non andrà a buon fine e tuttavia non si avvilisce, contando sul fatto che una buona parte attecchirà. Perché crede nell'autore dei semi.
16/07/2017 09:01 Antonella Patrizia Mazzei
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Gian Carlo Olcuire è un grafico. Che si sente realizzato quando riesce a far guardare le parole come se fossero immagini e a far leggere le immagini come se fossero parole. Lavora soprattutto per il mondo cattolico ed è appassionato di linguaggi, soprattutto dell'uso (o abuso, disuso, riuso) che se ne fa nel mondo cattolico.
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