LA CONDIVISIONE DEI PANI E DEI PESCI (particolare)
(Raffaellino del Garbo, 1503, Firenze, convento di S. Maria Maddalena de' Pazzi)
«I Dodici gli si avvicinarono dicendo: "Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo...". Gesù disse loro: "Voi stessi date loro da mangiare"» (Lc 9,11b-17)
È raro vedere, in un'opera su questo miracolo, chi ha fornito i pani e i pesci. Tante Moltiplicazioni lo saltano: per esaltare la potenza di Gesù, preferiscono soffermarsi sulla gran quantità di gente sfamata, circa cinquemila uomini («senza contare le donne e i bambini», precisa Matteo).
Guarda caso, chi dà una mano a Gesù è proprio uno di quelli che non venivano contati (perché non contavano). Paradossale, in un racconto pieno di cifre e di conti: oltre a essere informati su quanti erano i presenti, sappiamo quanto avevano gli apostoli nella cassa comune, da quante persone sedute erano formati i gruppi, quanti canestri sono stati colmati di avanzi... E, ovviamente, quanto aveva con sé il ragazzo.
Stimolato da tanta matematica, l'affresco sceglie di mettere in evidenza quest'ultimo dato, facendo quasi sorridere per lo strano modo di sovrapporre i cinque pani d'orzo. Chi è volgare dirà che Gesù pare un prestigiatore prima del numero («Lo vedete, no, che sono cinque? Ora attenti a quanti ne farò apparire...»). E talvolta noi pure rischiamo di mostrare il miracolo come una magia. Invece Gesù ostenta i pani per insegnarci la condivisione: un'operazione diversa dalla moltiplicazione, perché tiene conto di ciò che viene messo a disposizione.
Andiamo, allora, a rileggere la storia (riportata in ognuno dei quattro Vangeli), dal momento in cui Gesù provoca i suoi: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?» (Gv 6). La sua volontà di offrire la cena è evidente, ben prima dell'entrata in scena del ragazzo. E i dodici mostrano l'impaccio di chi è richiesto di un gesto di generosità: si mettono a fare calcoli. Per dire, in ultima analisi, che non vengono, che il quoziente è troppo piccolo, dunque che «la cosa non si può fare». Meglio tendere a zero, non regalare niente e non avere fastidi. Meglio lasciar perdere, lasciare che ognuno si arrangi.
Non capiscono, gli apostoli, che per condividere serve che uno cominci, dicendo «Io ci metto questo». Anche se è poco, è qualcosa: non è zero. Poi Dio t'aiuta: «Quando ci sembra che Dio non faccia niente, cerchiamo qualcosa da offrirgli e da condividere. Qualche briciola ce l'abbiamo di sicuro», ha scritto don Tonino Lasconi.
Anziché contare le cose, Gesù conta sulle persone, vuole che si coinvolgano. E la sua richiesta a Filippo è, in altre parole, «Che cosa possiamo fare noi?»: domanda-chiave di chi vuole condividere e non semplicemente dividere.
C'è una vignetta di Beppe Beppetti, dove un nababbo - tenendo ben stretti i propri averi - commenta il gesto di Gesù: «Il vero miracolo non è la moltiplicazione. Ma la divisione con altri. Non capisco come abbia fatto!». Il nodo è appunto questo, il "dividere con": era il problema (irrisolto) anche del giovane ricco, che osservava i comandamenti e si bloccava sul dono.
Già: tocca sottrarre prima di dividere, togliere qualcosa a se stessi e metterlo in conto. Se lo si fa in tanti, c'è una prova del nove che dice se siamo o no nel giusto: la divisione non viene mai precisa, ha sempre il resto (come i dodici canestri di avanzi).
Ciò a dire che non si può dare col misurino: Gesù ci insegna a eccedere nel dono, che poi è anche l'unico modo per capire il perdono. Perché «c'è sovrabbondanza nel perdono. È sempre qualcosa a cui non si è tenuti» (Paul Ricoeur). Il passaggio successivo del condividere è regalare se stessi: come ha fatto lui, con il suo corpo e il suo sangue.
30/05/2016 18:26 PietroB
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Gian Carlo Olcuire è un grafico. Che si sente realizzato quando riesce a far guardare le parole come se fossero immagini e a far leggere le immagini come se fossero parole. Lavora soprattutto per il mondo cattolico ed è appassionato di linguaggi, soprattutto dell'uso (o abuso, disuso, riuso) che se ne fa nel mondo cattolico.
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