Don Luigi Mazzuccato (1927-2015)
Ad Avvento incompiuto avevamo lasciato in sospeso un'ipotesi relativa alla statura di Dio. Quella del Dio 'nano'. In tal senso andavano le indicazioni fornite dai due 'segni' successivi - la gravidanza di Maria e la nascita di Gesù, mentre gli altri (precedenti e non solo) risultavano fraintendibili: dall'arrivo di un salvatore glorioso a cavallo delle nubi ed annunciato da un uomo col megafono e da un sogno sacro, sino alla discesa dal cielo del creatore del mondo in tutta la sua luminosa verità. Solo l'intrusione di musiche profane declinava il senso dei vangeli sul versante umano, a volte troppo umano....
In ogni caso, la suspense legata al primo tempo del film di Luca (3,10-18) invocava lo scioglimento finale (Lc 3,15-16.21-22). Non è un caso, crediamo, che il tempo di Natale si concluda con quello che Ricoeur chiama uno "shock conoscitivo". Di Giovanni, innanzitutto, ma anche nostro, ogniqualvolta comprendiamo con lui il senso profondo del primo gesto pubblico dell'adulto Gesù.
Come da secoli sappiamo, infatti, invece del 'plurititolato' 'figlio di Papà', arriverà dalla periferia di Israele semplicemente un uomo, capace di agire in modo contrario, opposto - "contrastivo" oserei dire (evocando problematiche di scuola solo apparentemente estranee), rispetto a quanto profetizzato su di lui: non "ritto nel mezzo (...), con lo sguardo a terra, e il mento all'aria" in attesa dell'altrui inchino, ma lui "in ginocchio", quasi a chiedere scusa di essere venuto al mondo - nel mondo.
Per questo il Padre squarcerà i cieli. E Gesù sarà il figlio amato perché in grado di ben rappresentarlo come un Dio che si fa piccolo. Un Dio 'nano', dunque. Un Dio che qualche alunno sagace ha ridefinito, utilizzando una famosa espressione coniata dall'allenatore José Mourinho, un Dio con "zero titoli" . Un Dio che noi vorremmo invece ricordare, con le parole di un magico trio di Roma, come "il dio delle piccole cose".
Clicca qui per ascoltare "Il dio delle piccole cose"
"Un prestigiatore" - canta in questa preghiera laica Max Gazzé - "che sappia i silenzi mai diventati parole / quel nome che hai proprio lì sulla lingua e non viene / le preghiere e i fantasmi di noi da bambini". Un "qualcuno" a cui (quasi) intimare: "Raccogli le briciole perse di ogni esistenza / i respiri sui vetri di treni in partenza / i gesti invisibili come bottoni smarriti". Un Dio che "aspetta la fine del cammino con un sacco sgualcito dal tempo di un piccolo inchino". Di conseguenza - sperano in conclusione i tre cantautori romani - "chissà se ci ridà indietro le vite che abbiamo in sospeso"...
Una piccola poesia, scritta in realtà da Gaetano Capitano, ed incastonata in un album che è il frutto non solo dell'amicizia che lega da decenni Niccolò Fabi, Daniele Silvestri e Max Gazzé, ma soprattutto di un viaggio che i tre hanno compiuto in Sud Sudan al seguito dell'ong Medici con l'Africa-CUAMM, il cui storico direttore don Luigi Mazzuccato è morto quasi novantenne a fine novembre. Uno di quei tanti 'piccoli' - frutti del Dio fattosi piccolo - che per il loro modo di operare sarebbero rimasti sconosciuti ai più, compreso il sottoscritto, se qualche 'grande' firma non si fosse preoccupata di dedicare loro un articolo di commemorazione.
Un album - "Il padrone della festa" - la cui nota dominante è l'umiltà. Innanzitutto dei musicisti, ormai uomini maturi che alzano le mani di fronte all'evidente differenza tra l'arte, la loro, e la realtà, inimitabile nei suoi suoni e rumori. Avendo ormai compreso che "il mio avversario mi assomiglia più di un po'" e che, forse, "non è un talento anzi è un inganno" fare "come mi pare" , per cui "chi vuole scrivere impari prima a leggere / chi vuole suonare prima deve imparare ad ascoltare / chi vuole ridere impari prima a piangere / chi vuol capire prima deve riuscire a domandare / chi vuol tenere prima deve sapere cosa lasciare / chi vuole insistere impari prima a cedere".
Ma soprattutto, "chi vuole amare prima deve imparare a rinunciare", perché, affermano in modo provocatorio i tre cantautori, "l'amore non esiste / ma esistiamo io e te", persone capaci di "un abbraccio per proteggerci dal vento" e di "accontentarsi piano piano di una vita nella mano" . Esistono Anna - che "ha bisogno di essere amata per quello che ancora non è" - e Giovanni sulla terra - con la "paura che il proprio sudore sia lo sforzo di un fesso".
E' il punto di vista dei dettagli, quello che con un espressione geniale Fabi Silvestri e Gazzé hanno ribattezzato la prospettiva dello "Spigolo tondo": "la natura non propone angoli retti / è una sinfonia di contorni inesatti / che da sempre si oppone al teorema dell'uomo che la vuole inquadrare / La natura ha leggi complesse ma semplici da rispettare / Basta volere fermarsi un momento / imparare a guardare". E' la prospettiva della "Zona cesarini", quella in cui se ci si mette in salvo "è perché ci sei tu che mi perdoni e niente di più". Se così non fosse, d'altronde, se così non agissimo, resterebbe solo dell'"arsenico"...
Ecco perché, invocano all'unisono i tre cantautori romani ribaltando evangelicamente la piramide del Potere, "voglio che le cariche importanti vengano assegnate solo a donne madri di figli ... ora per ora, un passo alla volta, uno per uno, fino alla svolta" (Il padrone della festa). Senza alcuna "paura" che il piccolo dettaglio e l'umile prospettiva possano essere sommersi dal "fango" della vita. Perché "tutti insieme siamo tanti" se dobbiamo costruire "un ponte" avendo "un posto da raggiungere". Solo però se si ha la forza di mettere in pratica questo ritornello - "da qui passeranno tutti o non passerà nessuno / fino a quando c'è qualcuno / perché l'ultimo che passa vale come il primo" - la vita, per noi e per gli altri, sarà dolce: life is sweet!
Clicca qui per ascoltare «Life is sweet»
19/01/2016 18:21 Amy Meyer
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Sergio Ventura, romano del '73, giurista pentito, datosi all'insegnamento per la libertà di ricerca che esso garantisce, appassionato di religione perché - disseminata ovunque - permette di curiosare in tutto, è responsabile del Blog degli Studenti nel sito del Cortile dei Gentili.
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